Marina Piperno: "I miei film erano i miei figli"
Lerici 2011 giu. 18 Archivio Vivo Lunàdigas MPEG colour sonoro
Animali domestici start 00:15:16end 00:19:48 Marina Piperno racconta il rapporto speciale vissuto con un barboncino accolto in casa e inizialmente destinato alla suocera.trascrizione MARINA PIPERNO: "Poi invece ho avuto un discorso completamente diverso da un comune umano, questo lo dico sempre, quando nel 1995, andando a cercare un canetto per mia suocera che manifestava la voglia di avere un cagnolino, in Toscana dove noi abbiamo una casa in alta Maremma, presi un barboncino di cinquanta giorni che era di una bellezza e feci l'errore, non lo so se è stato un errore o meno, di prenderlo dieci giorni prima di portarlo a questa mia suocera; e lo abbiamo portato a casa, aveva cinquanta giorni ed era una pallottolina color champagne con due occhietti, e lì è stata la fine, perché dopo dieci giorni siamo arrivati qui nella zona della Liguria di Levante e abbiamo portato questo canetto a mia suocera; e stava in uno zaino questo canetto, con la testa di fuori e mia suocera l'ha visto ma era un po' così, incerta, allora mio marito, Luigi, disse: "va bene mamma, ce lo teniamo noi ancora qualche giorno". E abbiamo seguitato a tenerlo qualche giorno. Dopo di che siamo andati a cena in un paesino, a pranzo in un paesino qua dietro che si chiama Bagnone e mio marito stava con sua madre, mi disse "Vai a vedere il ristorante dove possiamo mangiare", e io sempre con il canetto in braccio vado al ristorante. Quando torno lui dice: "Ah sai, allora la mamma ha accettato il cane". A questo punto io sono diventata assolutamente scura in faccia e ho detto: "Che posto orribile, vi odio tutti" e Luigi ha capito che doveva fare la scelta tra me e la madre e il cane è rimasto a me e siamo vissuti in tredici anni in assoluta simbiosi. Io ho voluto un bene infinito a questo piccolo cane e lui a me, ma anche a Luigi, e quando è morto due anni fa - è morto un mese prima di mia suocera-, è stato un dolore enorme. E lì sicuramente c'è stato... no, perché dissi anche una cosa in più: "Io non ho mai avuto qualche cosa di piccolo" e quindi lì c'era un discorso di mancanza.
A cominciare da mio fratello, mia cognata, mi dicevano: "Eh vabbè, ma tu lo tratti come un figlio". "Beh, e allora? Qual è il problema? No?" A parte che coi cani piccoli credo ce l'abbiano tutti perché io vedo qui a Lerici è pieno di gente di una certa età con canetti piccoli che li considerino figli o nipoti non lo so, però insomma vedo che i loro atteggiamenti sono cioè noi facciamo un errore, che facciamo quasi tutti come padroni di cani, che è quello dell'umanizzazione della bestiola: cane è e cane dovrebbe rimanere, invece noi lo trattiamo, molto spesso, come appunto un bambino, nipotino, una cosa così. Però io ho sentito questo giudizio; cioè i miei parenti - nessuno ha un cane, tantomeno in casa -, questa cosa, per esempio, non la capivano assolutamente, gli sembrava del tutto strano: "Un cane"?
Tieni conto che veniva con noi dappertutto, è venuto anche al cinema quando ho fatto una proiezione per i direttori di fotografia del primo film che ho prodotto, "Sierra Maestra"; lui stava al cinema, tranquillo, per cui voglio dire era ha seguito tutto l'ultimo film che ho prodotto a lungometraggio, cioè di fiction che era "Giamaica", e sto canetto - era un film tutto in notturno, otto settimane sempre di notte, per cui arrivavamo in teatro al pomeriggio alle tre e uscivamo la mattina dopo alle cinque, alle quattro di notte - , questa bestiola stava sempre lì, un po' perché era necessario nel senso che non si poteva lasciare a casa solo, però poi c'erano delle cose che sei obbligato a fare. Dargli da mangiare a quell'ora, preparargli da mangiare; allora queste sono cose che puoi fare per un bambino. Una nostra amica quando prendemmo questo primo cane disse: "Non lo fate, il cane è un bambino di nove mesi per tutta la vita", ed è assolutamente vero. Possono avere vent'anni, sono sempre dipendenti da te per portarlo fuori e in più non ti rompono le scatole come i ragazzini o te le rompono meno."
English:
MARINA PIPERNO: "Then I had an experience with something different than a human being.
I always talk about how in 1995 we were looking for a puppy for my mother-in-law who wanted a dog. In Tuscany, where we have a house in the Upper Maremma, we got a 50-day-old poodle. He was so beautiful, but I made the mistake, I don't know if it was a mistake, I took him ten days before bringing him to my mother-in-law. We took him home. He was 50 days old, a champagne colour fluffy ball, with those little eyes... and that was a huge mistake, because ten days later we came here in the eastern Liguria area, to bring him to my mother-in-law. He was in a backpack with his head out. But when she saw him, she was unsure, so my husband, Luigi, said: "Ok mum, we're still going to keep him for a few days" so we decided to keep him with us for a few days. Then we went for dinner in a village, we went for lunch in a nearby village called Bagnone and while my husband was with his mum, he asked me to go and look for a restaurant. I went holding always the dog was in my arms. When I got back, he said : "Mum said she wants the dog." The expression on my face got extremely serious and I said: "What an awful place. I hate everyone". Luigi understood he had to choose between me and his mom. I kept the dog.
We've had a symbiotic relationship for 13 years. I really loved this sweet tiny dog, and he loved me and Luigi as well. When he died two years ago, he died a month before my mother-in-law, it was extremely painful. Back then, there was, I said something like: "I've never had something that little". It was about something I had missed in life.
My brother and my sister-in-law used to say: "You treat him like a baby." I didn't see the problem. I think everybody treats small dogs like that. I see older people here in Lerici who have small dogs and they treat them like this, as children or grandchildren. They behave like Most of us dog owners make a mistake, as we tend to humanise our dogs. A dog is a dog. We often treat them like kids or grandchildren. So, I felt judged.
None of my relatives have a dog, especially not at home. They really didn't understand my behaviour. They found it strange. "A dog"? We took our dog with us everywhere. He also came to the cinema during a presentation for the directors of photography of the first movie I produced, Sierra Maestra. He came to the cinema with us, and he was quiet.
He was with me during the last feature film I've produced, a fiction called Giamaica, and this little dog, we only filmed during night-time for eight weeks every night, so we would go to the theatre at three in the afternoon and we would finish at five in the morning.
The dog was always with me, partly because it was necessary as he couldn't stay at home alone.
There were things we had to do, like feeding him at a certain time, preparing his food. These are things you can also do for a baby.
When we took our dog, a friend of ours said: "Don't do it. A dog is like a 9-month-old baby, but all life long". That's totally true. They can be 20 years old, but they always depend on you, You must take them out and they don't annoy you as kids do. I mean, they're not that annoying."soggetto animali domestici suocera cane giudizio sociale cinema responsabilità persone citate Faccini, Luigi (regista) [persona citata]