skip to Main Content

Nora e Annarita: "Avere tu un figlio non toglie la libertà a te, la toglie a me..."



Giudizi sociali start 00:08:58end 00:12:18 Nora e Annarita ragionano, ciascuna partendo da episodi della propria vita, sui giudizi sociali di cui sono vittime sia le donne senza figli sia le madri.trascrizione NORA: "...ogni tanto ho pensato che, in fondo, ma questo l'ho sempre pensato... "
ANNARITA: "É una verità parziale..."
NORA: "...sai che le donne che hanno figli comunque hanno un riconoscimento da parte del sociale - ma è ovvio quello che sto dicendo è una banalità -, che le donne che non hanno avuto figli devono conquistarsi in un altro modo. Cioè, per esempio, adesso ti racconto una storiella che è buffa: in una scuola, un liceo in cui ho insegnato quando ero giovane, metti che avessi trentacinque anni, ero circondata da donne, anche intelligenti, che però avevano figli, tutte. Il risultato era che si parlava sempre, anzi parlavano sempre dei loro figli anche nei viaggi perché eravamo pendolari, cioè era un'angoscia, non si poteva parlare d'altro e poi loro…"
ANNARITA: "No, anche di mariti si poteva parlare."
NORA: "Certo, certo però insomma stando al tema è irrilevante in fondo il marito. Allora per esempio io dicevo perché non organizziamo una cosa col cinema? In quel tempo, anzi non solo in quel tempo, sempre insomma, io arrivavo con il proiettore: proiettavamo cinema, proprio cinema a scuola e quindi mi serviva tempo nel pomeriggio però eravamo pendolari... dicevo: "Perché non organizziamo una cosa? facciamo un pomeriggio alla settimana…?" "Eh no tu, te lo puoi permettere perché non hai figli". Oppure: "Perché non facciamo un consiglio di classe in più che potrebbe essere importante?" "Eh no tu te lo puoi permettere perché…" Beh insomma ero talmente stufa di questa cosa che un giorno in sala dei professori dico: "Sentite io vi devo fare una confidenza, voi non lo sapete ma io sono stata una ragazza madre!"
"In che senso?"
"Sì, sì io in realtà ho una figlia che adesso ha dodici anni, l'ho avuta che ero molto piccola, insomma ero proprio una ragazza, e non la racconto questa cosa, non la racconto, credo che sia una cosa molto, molto personale però insomma io la figlia ce l'ho".
Ecco qua, tu non hai idea sono cambiati gli sguardi, improvvisamente tutte mi guardavano in un altro modo, con un interesse! E quindi, dicevo, il fatto che io abbia una figlia non vuol dire che non possa venire un pomeriggio per proiettare, che ne so "Allonsanfàn". Insomma questa cosa l'ho tenuta per qualche giorno riscuotendo un successo infinito e poi ho dovuto convenire..."
ANNARITA: "... e poi hai dovuto confessare.. che eri una bugiarda!"
NORA: "... sì… no che era stata così una provocazione, tanto perché si rendessero conto che la mia immagine ai loro occhi si trasformava soltanto in base a questo elemento, avere o non avere I figli. Sì, è stato interessante e mi ha fatto pensare molto."
ANNARITA: "Va beh, poi.. non basta essere madre per mettersi al riparo da questo genere di sanzioni sociali perché devi essere una brava madre abnegata. Io non sono stata una brava madre, lo sai bene, cioè non sono stata considerata; per me, per mio figlio tutto sommato sì, e sono contenta di questa scelta."

English:
NORA: "From time to time I think, I always thought that..."
ANNARITA: "It's a partial truth."
NORA: "Women who have children receive anyway a social acknowledgment, and this is quite obvious, while women who do not have children have to fight for it in some other way. I mean, for example, I tell you a funny story: in a school, in a high school where I taught when I was young, let's say I was 35 or so, I was surrounded by women, even smart women, who all had children. This meant that we always talked, or rather they always talked about their children, even on our journeys, as we were commuters. It was terrible and there was no other topic of discussion."
ANNARITA: "No, no, you could talk about husbands."
NORA: "Of course, but sticking to our discussion topic, husbands are irrelevant. For example, I said "why don't we organize some film screenings". Back now, well not only at that time, but always, I used to arrive with a projector, we used to show cinema at school and so I needed time in the afternoon, but as we were commuters, I said: "Why don't we organise somet hing one afternoon a week?"
"No, you can afford it because you don't have children". Or: "Why don't we have an extra class council that could be important..." "We can't, you can afford it because..." Well, I was so fed up with it that one day in the teachers' room I said: "Listen, I have to tell you something, you don't know it, but I was a single mother!" "What do you mean?" "Yes, yes, I have a daughter who is now 12 years old, I had her when I was very young, I was just a girl, and I don't talk about this thing, I think it is something very personal, but I have a daughter".
You have no idea how they looked at me! Suddenly, all of them looked at me in a different way, with such an interest! So I said that the fact that I had a daughter didn't mean that I couldn't go one afternoon to screen, for example, "Allonsanfàn". So, I kept pretending for a few days with infinite success and then I had to confess."
ANNARITA: "That you were a liar!"
NORA: "No, that it was just a provocation, to make them realize that my image in their eyes changed only according to this element: whether I had children or not. It was really interesting, and it made me think a lot."
ANNARITA: "Being a mother is not enough to escape from this kind of social sanctions, because you also have to be a good self-sacrificing mother. I wasn't a good mother, you know it well, I mean I wasn't considered one; I think I have been for me and for my son and I'm really happy about my choice."
soggetto giudizio sociale madre lavoro


Back To Top