Enrico: "Un figlio va voluto con tutto quello che comporta"
Cagliari 2014 gen. 16 Archivio Vivo Lunàdigas MPEG colour sonoro
Il rapporto con gli altri start 00:02:14end 00:04:45 Enrico racconta delle situazioni che lo fanno sentire a disagio, sul lavoro come in società, riguardo alla mancata scelta della paternità.trascrizione ENRICO: "Amo viaggiare, amo inventare qualcosa di estemporaneo, quindi il poter prendere e fare qualcosa senza dover rendere conto a nessuno: questo è stato un elemento fondamentale forse nella mia decisione, oltre al fatto che penso che la natura segua il suo corso, se non mi ha dato questo desiderio evidentemente un motivo ci doveva essere.
Io sono sempre stato molto estroverso, ho sempre avuto molti amici e con questi amici ho condiviso sia lo sport sia la scuola sia il doposcuola. Vedere i miei amici man mano sposarsi, avere dei figli e scomparire completamente io ho carissimi amici, da una vita, che non sento da più di dieci anni per il semplice motivo che hanno sempre non solo le loro esigenze ma anche i figli. Organizzare una partita di calcetto ma il bambino deve essere accompagnato a catechismo, deve essere accompagnato agli scout, deve fare il doposcuola, deve fare la piscina: tutte queste cose mi hanno portato a pensare che avere un figlio comporta il sacrificio totale della tua vita e non lo volevo, semplicemente non lo volevo.
Lavoro nella pubblica amministrazione dove il 90% è femminile e gestisco un settore con tre collaboratrici. Queste tre care ragazze a turno sono scomparse per due anni: dal concepimento alla gravidanza, al post partum, all'inserimento all'asilo, alla malattia del bambino fino ai tre anni. Diciamo che anche questo ha influito parecchio, vedere scomparire tutti i tuoi adesso una è diventata nonna, è scomparsa a sua volta quindi si, grossi problemi.
Andare al bar nei cinque minuti di pausa: vai con una collega al bar, ne trovi altre tre o quattro e sei lì, pesce fuor d'acqua, perché tutti i tuoi colleghi parlano di cacche, di pappe, di malattie, di quant'altro prendo e me ne vado direttamente. È una cosa che non solo non sento mia, ma a volte penso: "che fortunato che non ho dovuto subire o passare questi periodi"."
English:
ENRICO: "I love travelling, I love going improvising without having to answer to anyone: this has been a fundamental aspect while making my decision, in addition to the fact that I believe nature does its course, if it didn't give me this wish, this impulse there must be a reason.
I've always been an extrovert, with plenty of friends. We did sports, went to school and after-school together. Witnessing my friends getting married, having kids, and disappearing, one by one I haven't spoken to some of my dearest friends, for over ten years. Simply because, in addition to their personal needs, they have children. We can't even organize a soccer match because the kid must go to catechism class or attend boy scouts, or go to after-school, or the pool Things like these led me to believe that having a child means completely sacrificing your life and I didn't want that, I simply did not. I work in public administration where 90% of employees are women. I manage a department with three female colleagues. These three ladies disappeared in turn, for 2 years at a time: from when they got pregnant and during pregnancy, to post-partum and the start of kindergarten, taking sick-leave for the children until the age of three. This also influenced me quite a lot, having all your colleagues disappear One of them is a grandmother now, she disappeared once again. So yes, that was an issue.
Whenever you go on a coffee-break for five minutes, with a colleague, and there you meet some others, and you feel like a fish out of water, as they start talking about baby stuff; poo, baby food, sicknesses I just turn up and leave. This is not just something I don't feel strongly about, but even I think: "lucky me for not having to endure experiences like those"."soggetto libertà amici sacrificio disagio figli lavoro