Mario Gamba: "L'istinto paterno non so proprio dove trovarlo"
Roma 2014 mar. 30 Archivio Vivo Lunàdigas MPEG colour sonoro
L'istinto paterno start 00:00:00end 00:02:10 Mario racconta di non aver mai scelto di avere figli, ritiene per sé impraticabile la relazione di potere, di controllo e di responsabilità sociale che la paternità comporta.trascrizione MARIO GAMBA: "Eh, ce ne ho da dire, un bel po' anche.
Cominciamo con la scena che si vede spesso al supermercato, al bar, in giro, quando vedi un neonato che strilla come un disperato. Per me questa è una scena, non solo di fastidio orribile, come è per tutti penso, ma di immedesimazione con grande pietà per quei poveri disgraziati che devono tenere a bada questo tipo e per tutta la loro carriera di guardiani e crescitori di questa creatura. Questa cosa qua a me mi ha sempre dato una sensazione veramente terribile di nessun desiderio di trovarmi in una cosa di questo genere.
Il pensiero, questo da molto tempo fa, quando abitavo nel mio paese in provincia di Mantova, quando ero più piccolo di adesso, quando ero meno formato ideologicamente, non so che cosa, ma l'idea di tirar su una persona, di crescere un bambino con tutti gli impedimenti, i fastidi che ti dà, in aggiunta anche il fatto dell'assunzione di responsabilità, che socialmente ti viene data perché tu devi rispondere della crescita di una persona, devi risponderne proprio, in qualche modo dipende da te, questo tipo di rapporto, questo tipo di situazione fastidiosa, opprimente e questo tipo di rapporto di strapotere da una parte, di cui però dover rispondere in quanto responsabile del benessere e della buona educazione di questa cosa, mi ha sempre fatto orrore, ho sempre pensato che fosse una cosa che io avrei voluto fuggire."
English:
MARIO GAMBA: "Yes, I have quite a few opinions on this matter. Let's start from something you can often see at the supermarket, at a café, in the streets: a newborn baby crying desperately. I find these situations not only extremely annoying, as for everyone else, I think, but I also try to empathise, pitying them, with these poor souls who must keep this creature at bay, for the rest of their life as guardians and parents. This concept has always made me feel very uncomfortable, I never wished to find myself in a situation like that. I've had this view for a long time, when I lived in my home town, near Mantua, so at a much younger age, when I was somehow less mature ideologically, but the idea of raising a person, a child, with all the difficulties and the burden that come with it, on top of the responsibilities that society puts on you, as you are accountable for this person's life. You really are accountable for, as somehow it depends on you. This kind of annoying and oppressive relationship, and this type of power dynamics, as you're responsible for their well-being and upbringing is something I always loathed, I always thought it was something to run away from."soggetto responsabilità controllo paternità