Lea Melandri: "Il femminismo è stato un atto straordinario di nascita"
Carloforte 2012 ago. 06 Archivio Vivo Lunàdigas colour sonoro
Quando fai un figlio? start 00:01:36end 00:09:49 Lea Melandri racconta di non aver subìto richieste pressanti sulla maternità non essendoci mai state attese in tal senso sulla sua persona né da parte della famiglia d'origine né da parte della comunità allargata. Da sempre considerata destinata allo studio, percepito dai genitori come elemento di rivalsa sociale, Lea racconta la sua infanzia a Fusignano, in Romagna e descrive le dinamiche uomo-donna, anche violente, tipiche del territorio. Lea Melandri racconta l'episodio doloroso del suo matrimonio cattolico, avvenuto per forzatura dei genitori, durato 3 mesi e annullato dalla Sacra Rota per vizio di consenso, in seguito alla sua fuga per Milano.trascrizione LEA MELANDRI: "No, devo dire per mia fortuna, forse è una storia un po' particolare, non me lo sono nessuno me lo ha mai chiesto. Perché? Intanto perché non desideravo... si capiva che non avevo nessuna propensione per il matrimonio, per le convivenze, per la vita di coppia, per creare una famiglia. Ecco sì, si è capito, cioè la mia è una storia, ripeto, un po' particolare. Perché sono figlia di... vengo da una famiglia contadina, molto povera, di mezzadri di Romagna. Il mio paese è Fusignano, in provincia di Ravenna. Era una famiglia numerosa, eravamo otto, tre nuclei famigliari. Io ero figlia unica ma di una famiglia numerosa, perché eravamo tre nuclei familiari, stipati in una cascina, in due stanze senza bagno, quindi una condizione davvero fino agli anni Sessanta, cioè fino a quando ho avuto vent'anni, era da "L'albero degli zoccoli". Quindi una condizione contadina di grande povertà. E io figlia unica, pur - dicevo - in questa famiglia numerosa e questa passione per lo studio evidentemente mi ha configurato subito come un elemento anomalo. E per fortuna questi due genitori hanno evidentemente avere una figlia (poi avevo i capelli rossi, nessuno in famiglia aveva i capelli rossi ricci) che studia, che è brava a scuola. Evidentemente hanno investito su di me, cioè hanno visto una possibilità anche di riscatto sociale. Quindi io mi sono pensata un po' come un'idea dei miei parenti. Ero né figlia, né maschio né femmina, ero un essere un po' anomalo. Da parte dei miei genitori non c'è mai stata un'indicazione, non si profilava un futuro di moglie, di madre, di altra famiglia. Semplicemente mi dicevano: "se non sei brava a scuola, cioè se prendi un 5 " perché l'immagine era questa: "vai o a fare la sarta o a zappare". Io temevo più far la sarta che zappare, ma insomma entrambe le cose non mi hanno costituito uno spauracchio di fondo. Ma mai, ecco, non c'è mai stata l'idea non ho mai sentito nel loro sguardo, nel loro affetto e, soprattutto, nel loro impegno, nei loro sacrifici per farmi studiare, non c'era la prospettiva del destino femminile. C'era l'idea di qualcosa d'altro - ripeto - molto anomalo, perché io vengo appunto da famiglie contadine, dove nessuno aveva mai studiato, dove le donne si sposavano anche presto, lavoravano nei campi e quindi non c'è stata quest'idea. Anzi, mi ricordo che, se devo dire una di quelle frasi che restano scritte nel cuore, nella mente, a caratteri di fuoco, di mio padre al primo innamoramento mio padre mi ha detto: "o si studia o si fa l'amore". Io ho detto: "studio, naturalmente. Studio". E così è stato. Quindi, io direi che sono stata un po' ero la loro figlia che studia. E tale - devo dire - anche adesso che non ci sono più, tale mi penso ancora. Cioè io sono la loro figlia che ha studiato, che ha avuto questo destino. E pur crescendo in un paese dove il destino delle donne era quello di far famiglia, devo dire che il fatto che io studiassi con tanta passione - io ho fatto un buon liceo di provincia a Lugo di Romagna -, questa passione di studio, in qualche modo, è come se mi avesse creato una cortina protettiva rispetto a quello che è l'attesa non solo della famiglia ma del paese. Poi, è vero, ci sono state vicende più complesse, anche molto più dolorose di un matrimonio. Un matrimonio c'è stato nella mia vita. Durato tre mesi, ma un fidanzamento che l'ha preceduto in questo però - devo dire - è stato qualcosa di... una forzatura, qualcosa di imprevisto, di forzato anche per i miei genitori che - ripeto - non avevano per me l'idea, non mi hanno mai dato l'idea: "ti devi sposare, sarai madre, moglie".
Non ricordo di aver avuto bambole, non ricordo di aver avuto giochi femminili. Nel senso che in campagna Ecco, i ricordi più belli sono quelli dell'infanzia, della pre-adolescenza, anche - ripeto - durissimi, perché questi miei parenti lavoravano in campagna, un lavoro duro, c'era anche molta violenza, nel senso determinata, anche nei rapporti uomo-donna, molto violenti. Donne ecco, figure molto ambivalenti, molto ambigue. Donne forti, queste donne romagnole, che erano tanto lavoratrici quanto ballerine di liscio eccezionali, vitalissime. E anche con un forte potere affettivo e di cura, diciamo rispetto ai loro uomini, ma sottomesse. Quindi sono uscita - diciamo - da questa famiglia con le idee un po' confuse sulla relazione uomo-donna e con l'idea che il mio destino era diverso. Non mi sono mai posta il problema. Però questo matrimonio è stata una parentesi dolorosissima - dicevo. Le ragioni poi profonde sono tante, andrebbero analizzate. C'è stata una forzatura dei miei, nel momento in cui mi ero fidanzata. In paese ci si fidanza in casa. C'è stata una forzatura dei miei genitori, a quel punto bisognava sposarsi. Io ho detto che non avrei voluto. Tra l'altro poi avevo lasciato delle testimonianze: lettere alle amiche in cui dicevo che ero contraria al matrimonio, che non volevo figli, quindi c'erano tutte le condizioni, diciamo, per pensare un destino completamente diverso. E quindi questo matrimonio è avvenuto nella mia contrarietà: i miei genitori hanno obbedito a una logica un po' di paese, un po' di bisogno, anche. Perché intanto quello che sarebbe stato il futuro marito aveva costruito una casa dove sarebbero andati i miei, quindi avevo due case, un cortile in mezzo, stretta fra due famiglie. È una storia dolorosa, di cui ho sempre parlato molto poco, anche per rispetto delle persone implicate in questa vicenda, durata tre mesi. Mi sono sposata nel luglio del 65 e nel settembre del '66 ho preso servizio, ero già di ruolo, a venticinque anni, nel mio liceo, coi miei professori, eccetera. E una mattina ho preso il primo treno, naturalmente una decisione maturata nel profondo da anni, e sono arrivata a Milano. E lì è cominciata un'altra storia.
Dicevo, questo passaggio è stato molto doloroso. Che poi ha avuto strascichi, ovviamente. Sai, figlia di contadini, brava a scuola, tutto a posto, tutto regolare. Nella vita del paese ero una figura esemplare. Quindi questa fuga nel 66 da un paese, un piccolo paese contadino, naturalmente ha avuto degli effetti anche sulla mia famiglia, che per fortuna è una famiglia, devo dire, due genitori, due ballerini di liscio, lavoratori eccezionali, generosissimi, i quali - dopo anni - han detto: "sì, dopo quella disgrazia che abbiamo avuto che ci è scappata la figlia, abbiamo ripreso a ballare". Questo lo racconto per dire quanto questi due genitori mi hanno amato, pur in questa vicenda. Un matrimonio che poi è stato annullato dalla Sacra Rota, perché il marito era cattolico e anche io allora. E sono molto contenta, devo dire, non sono più cattolica da tanti anni. Però che sia stato annullato, come non avvenuto, per me è stato molto importante. Perché non è mai avvenuto. In realtà io avevo lasciato testimonianze, c'erano tutte le clausole del vizio di consenso, tutte le clausole che prevede la chiesa cattolica per l'annullamento, compreso il fatto di non aver avuto rapporti sessuali. E quindi, come dire, questa vicenda ripeto, le ragioni sono molte, sono profonde, però non ha intaccato, ecco, diciamo, questa continuità nell'idea mia, di me stessa, che non avevo nessuna intenzione di fare famiglia, di fare figli, di essere madre, moglie Non c'era quest'idea."
English:
LEA MELANDRI: "Luckily, mine is an unusual story. Nobody has ever asked me that. First of all because I didn't... I clearly didn't have any inclination towards marriage, cohabiting, for married life or creating a family. As I said, my story is kind of unique. I am the daughter of I come from an extremely poor family of sharecrop farmers from Romagna. Fusignano, my home village is in the province of Ravenna. We were a big family. There were eight of us, three families. I was an only child but we were a lot, squeezed in a farmhouse with only two rooms and no bathroom. Conditions were really... That was until the '60s, so until the age of 20, it was like in the film "The three of wooden clogs". We live in an extremely poor peasant conditions.
I was an only child even if I had a big family. I had a passion for studying, which clearly led me to be an odd individual. Luckily my parents have... Having a daughter, I had red hair, nobody in my family had red curly hair. I studied, I did well in school. They have invested in me. They saw a chance for a social redemption.
I've always seen myself as the idea my relatives had of me. I was neither male nor female. I was an odd individual and they've never My parents have never guided me towards... how can I say They didn't expect me to be a wife, a mother, with another family. They told me: "If you get bad grades, you'll become a seamstress or a farmer". I was more afraid to become a seamstress, but neither option... That perspective scared me. But there has never been I never felt in their gaze, or love, or especially in their commitment, in their efforts to make me study, the expectation of a feminine destiny. There was something else, something unusual.
I came from peasant families and no one had ever studied. Women got married early, they used to work in the fields,but they didn't expect that for me. I remember a sentence that has remained in my heart and mind, that my dad said when I first fell in love: "You either study or make love". I said: "I'll study, of course."
And that's what happened. I'd say I was the daughter who studied. even now that they're no longer here, I still see myself like it. I'm their daughter who studied, who had this destiny. Even though I was born in a village where women's destiny was to have a family, the fact I studied with so much passion, and that I went to a good high school in the province of Lugo di Romagna, I think that this passion has created a protection from what my family and my village expected from me.
Then, there have been more difficult and painful situations for a marriage. I did get married once. It lasted three months, but we were engaged before. I must admit that it was forced, it was unexpected, also for my parents who, I repeat it, didn't expect me to... They never asked me to be a mother and a wife. I don't think I had dolls. I don't remember having girls' toys. In countryside... My best memories are until my preadolescence. Difficult memories because my relatives used to work in the fields, it was hard, there was a lot of violence between men and women.
Women were ambivalent and ambiguous figures. Women from Romagna were very strong, hard workers, as well as great ballroom dancers, very lively. They had a strong emotional power, they took care of their men, but they were oppressed. I left my family with unclear ideas on men-women relationships, and with the idea that my destiny was different. I've never really thought about it.
My marriage was a painful episode of my life. The deepest reasons are a lot, they should be analysed. My parents forced me to get married once I got engaged. In small villages you get engaged at home. My parents forced me so I had to get married. I said I didn't want to. I left some proofs, I had sent letters to my friends writing I was against marriage and didn't want children. Everything indicated I wanted a different future for myself. I got married against my will. My parents obeyed to our village logic, also because it was necessary.
The man I married had built a house where my parents would have lived, so I had two houses, a courtyard, and I was in between two families. It's a painful story, I don't talk about it a lot, also to respect the people involved in this story that lasted three months.
I got married in July 1965 and in September 1965 I started working In 1966 I started working as a teacher at 25 in my high school with my old teachers. One day I took the first train. It was a decision that grew deep inside me over the years, and then I arrived in Milan. There, another stage of my life started.
As I said it was a painful episode and it had consequences. A farmers' daughter, I did well in school, everything was normal. In my village I was a rare example. When I escaped in 1966 from my village, a small peasant village, my family faced the consequences too. But after many years, my parents, two amazing ballroom dancers, hard workers, very generous people, who years later said: "After that terrible episode, when our daughter run away, we went back to dancing". I'm telling you this to explain how much my parents loved me, even in that situation.
My marriage was annulled by the Roman Rota, because my husband was catholic and so was I at the time. I'm no longer catholic, but I am happy that it was annulled. It was really important, as it never happened. There were sufficient reasons, the ones Catholic Church requires to annul marriages including the fact we didn't have any sexual intercourses. This episode of my life
There are various, deep reasons, but this marriage did not dent the idea I had of myself, that I had no intention to create a family, have children, become a mum and a wife That was not there."soggetto famiglia d'origine giudizio sociale studio genitori fidanzamento matrimonio infanzia adolescenza anni Sessanta cattolicesimo