Lea Melandri: "Il femminismo è stato un atto straordinario di nascita"
Carloforte 2012 ago. 06 Archivio Vivo Lunàdigas colour sonoro
Sibilla Aleramo start 00:22:24end 00:33:23 Lea Melandri racconta il suo percorso nel femminismo collegato a doppio giro alla scoperta di Sibilla Aleramo, a partire dalla lettura di "Una donna" fatta a quattordici anni fino alla curatela dei suoi ultimi diari ("Un amore insolito"), ma anche alla psicanalisi che le ha permesso di ascoltare la sua "memoria del corpo". Melandri presenta il femminismo degli anni Settanta come momento della sua grande nascita come donna e individuo al di fuori delle funzioni riproduttive o di conservazione della vita. Melandri affronta il tema del corpo come fondante della sua scrittura, definita come "scrittura di esperienza" e parla del suo ultimo libro "Amore e violenza".trascrizione LEA MELANDRI: "C'era sicuramente, in questo libretto che avevo trovato a quattordici anni, un accenno alla vicenda autobiografica di Sibilla Aleramo, il fatto di questo matrimonio di cui racconta nel romanzo "Una donna", l'abbandono del figlio quando lei decide di lasciare il marito e il figlio. Il figlio poi l'avrebbe voluto tenere, ma allora per la vicenda non era possibile. Quindi, insomma, Aleramo che sceglie fra essere madre e donna, dice: "in me la madre e la donna non si integravano" che è la vicenda che racconta nel romanzo "Una donna". Io l'avevo letto, poi l'ho ritrovato negli anni del femminismo. Però non mi aveva ancora colpito molto, sicuramente era rimasto - credo - il segno più che della lettura del libro; era rimasta - a quattordici anni - l'idea di questa vicenda di provincia, un matrimonio non voluto, qualcosa che forse, chissà, prefigurava anche un destino mio. Lì eravamo nel Novecento, è stato nel 1905 che è uscito il libro "Una donna" che fece molto discutere. Era la prima volta che si metteva in discussione così, con tanta consapevolezza, la dedizione materna, il sacrificio materno, la perdita questo - come dire - trasferire la propria vita sull'altro. Insomma, era stato un libro molto importante all'epoca. E molto importante nella riscoperta che ne ha fatto il femminismo, che era il momento in cui si mettevano in discussione i ruoli ed era stato per me il femminismo, quello che ho conosciuto, all'inizio degli anni '70, quello della pratica dell'autocoscienza, della pratica dell'inconscio, il femminismo che scopriva l'individualità femminile in cui si diceva: "le donne finora sono state inesistenti non perché non siano esistite, ma sono esistite dentro a dei modelli, dentro a una visione del mondo che non hanno creato loro". E si parlava di violenza invisibile per dire la visione del mondo fatta propria, interiorizzata, ma dettata da altri. Quindi era la scoperta dell'individualità femminile. Si diceva: "le donne sono state espropriate del loro essere individui, persone; sono state collocate dentro a delle funzioni, a dei ruoli come destino, naturalizzati". Ecco, per me questa è stata la grande... come dire un'altra nascita, era la nascita nella consapevolezza. Mi permetteva di rileggere la mia vicenda, che era stata una vicenda anche di grande solitudine, di dolore, di rileggerla in questa chiave di riscoperta di una possibilità per le donne di viversi come individui, come persone non necessariamente né riproduttive, né adibite alla conservazione della vita, ma come individui, come persone. Quindi è stato un atto di nascita straordinario, per me, il femminismo. Ecco lì - come dire - la vicenda personale del non aver avuto figli e questa nascita, questo senso nuovo che davamo alla singolarità del nostro essere, ecco lì si sono incrociate. Lì probabilmente l'interrogativo sul perché non aver avuto figli è andato perso, si è perso immediatamente, cioè non c'era mai stato molto forte e lì si è perso del tutto, perché lì nasceva questa possibilità. E io penso che per molte della nostra generazione - molte hanno avuto anche figli allora - , però c'erano più che donne del passato, figure esemplari come dicevi tu, io ho visto attorno a me delle donne che in quel momento scoprivano con felicità la loro esistenza. È vero le madri sono state penalizzate nel decennio degli anni 70, molto penalizzate, nel senso che non si discuteva della maternità, dell'avere figli nel senso di madri reali diciamo. Nei convegni erano sempre appartate, perché non si faceva molta attenzione. Si è discusso molto da figlie ecco: il femminismo è stato una generazione di figlie che si ribellavano alle madri. Quindi lì mi sono ritrovata perfettamente. E ho pensato che si apriva un cammino che poteva durare una vita. Questo interrogativo e questa costruzione su di sé, di sé come persona, come individui, io ho pensato sempre che durava una vita. E per me così è stato. E poi la scoperta dell'Aleramo è avvenuto in un modo abbastanza particolare, perché alla fine degli anni 70 era uscito il primo libro. L'Aleramo aveva lasciato in due enormi valigie i suoi diari, tutta la produzione dei suoi diari, che ha occupato moltissimi anni e che forse - almeno a mio avviso - è la scrittura più interessante, più originale di Aleramo, più che le poesie e altro. L'ha lasciata a Feltrinelli, aveva bisogno di soldi, l'ha venduta a Feltrinelli. La casa editrice li ha tenuti da parte, non li aveva mai... erano scritti a mano, non li aveva insomma pubblicati in sostanza. E lì è stata Alba Morino, che era dell'ufficio stampa, lavorava alla Feltrinelli e aveva pubblicato "Gli ultimi anni", il "diario degli ultimi anni", mancava la parte che riguarda la relazione di Aleramo con Franco Matacotta. Aleramo sessant'anni, lui vent'anni. Una storia madre-amante. E lì Alda Morino mi ha chiamato e ha detto: "ho questo inedito dell'Aleramo, secondo me è un libro che a te piacerà molto, madre-amante, ecco la questione del madre-figlio". E molte delle mie amiche hanno pensato beh, non molte - insomma qualcuna, leggendo anche quello che ho scritto nella prefazione a questo libro, a questa parte di diario del rapporto con Matacotta, han pensato che io avessi figli. Molte hanno pensato che io avessi figli. Per questa centralità. Mentre anche in questo caso quello che a me interessava era proprio la diversità di età in questa relazione, che sicuramente avviene sul finale della vita, avviene quando l'Aleramo ha già sessant'anni e in questo c'è - come dire - evidentemente la vicenda di aver abbandonato il figlio. Questo sogno d'amore della fusione di due anime si innesta con la vicenda originaria della fusionalità tra madre e figlio. Questo per dire che la riscoperta è avvenuta a partire da questo primo diario, che si chiama "Un amore insolito", cui feci una prefazione. Poi lì in un anno io mi sono immersa nella lettura dell'Aleramo, mi sono riletta tutto più volte, perché quello che mi interessava era il sogno d'amore, quello che è stato anche che ha avuto anche una centralità nella mia vita. Questo sogno, questo ideale di fusione di nature diverse. E però il percorso che lei fa attraverso questa scrittura, che non è un'autobiografia, è un'autoanalisi, è una scrittura che svela continuamente, lei ritorna continuamente su di sé, svelando qualche cosa che prima non aveva visto, non aveva la coscienza, e questo percorso che va verso l'autonomia dell'essere femminile, lei lo chiama proprio come arrivare ad un'autonomia profonda, ad un vivere per sé, come sciogliere questo sogno che sei completa solo attraverso l'altro, che riguarda il figlio, riguarda l'amante, riguarda in generale il "due" della coppia come ideale, come ricomposizione ideale di quello che la storia ha diviso. Per dire che poi questa riflessione sull'Aleramo mi ha accompagnato per tutti gli anni Ottanta, anni in cui ho fatto anche una lunga analisi che mi ha permesso di appunto, come dire, di vedere che cosa il femminismo aveva portato allo scoperto della mia vita, ma [ancheuanto residuo, quanti sedimenti profondi, quella che io chiamo la "memoria del corpo". Io spesso del passato non ho ricordi, già il ricordo è qualcosa che tocca la coscienza. Nella memoria del corpo ci sono dei sedimenti, delle schegge del passato, quelle che probabilmente danno un'impronta più duratura, ma che non arrivano neanche ad essere dei ricordi. Nei miei libri la parola "corpo" c'è continuamente, se me la tolgono si dimezza tutto il mio lavoro, sparito. E però era come la terra cui io tendevo, il poter dire del corpo, dire l'indicibile, dire quello che si è sepolto nella memoria del corpo. Per me è stato sempre più un orizzonte, una meta, qualcosa cui... Quindi questa insistenza sulla parola "corpo", che non viene mai specificata poi Io dico poco dell'esperienza corporea. La parola "sessualità" moltissimo, ma dico poco della sessualità però la indico, l'ho sempre indicata, probabilmente come quel terreno dove sono sepolte gran parte delle mie esperienze personali. E anche l'insistenza sulla scrittura di esperienza che non è l'autobiografia, ecco, questo io credo che sia legato proprio perché nella scrittura di esperienza si lavora per frammenti, per schegge che vanno a pescare in profondità. L'autobiografia ricostruisce a tutto tondo, tende a ricostruire. Questo per dire quanto sono legate tutte queste vicende e quanto, indirettamente, la questione madre-figlio c'entra, ma c'entra dalla parte del figlio, sicuramente. Io non mi sono mai identificata nella figura della donna-madre. Anche quando ho trattato questo tema, quello che mi ha intrigato era lo sguardo del figlio, che è quello con cui io ho guardato a questo corpo materno così che è stato una presenza... Io dormivo in camera con i miei, per dirti fino a vent'anni. Quindi i loro corpi sono stati presentissimi e hanno segnato anche dolorosamente, forse, anche felicemente - non lo so - dolorosamente, felicemente l'ultimo mio libro si chiama "Amore e violenza" e tutti mi hanno detto: "che titolo truculento!". Io ho detto: "beh, forse". Io ci ho ripensato: sì, era un titolo d'effetto, però per me sono state molto intrecciate, in queste notti in cui ho vissuto, in cui ho dormito, condiviso questa fisicità con la mia famiglia, lì erano legate. Non ho mai capito dove finiva l'uno e cominciava l'altra. C'è voluto il femminismo per ragionare su questo tema. Quanto dall'amore... perché dall'amore nasce tanta violenza? Oggi poi è un tema purtroppo su cui cominciamo finalmente a ragionare. Perché succede? Dall'amore. Non succede "per" amore, è vero, ma l'amore c'entra. Se è vero che è da lì che si sviluppa ogni volta questa questo Quindi insomma, non ho avuto figli ma ci ho ragionato attorno parecchio."
English:
LEA MELANDRI: "The book I read when I was 14 was about Sibilla Aleramo's life, her marriage that she writes about in the novel "A woman", abandoning her son, when she leaves both her husband and son. She actually wanted to be with her son, but back than it wasn't possible. So Aleramo chooses between being a mother and a woman. She said: "In me, being a mother did not integrate with the woman". That's what she talks about in her novel "A woman". I had already read it but I read it again during the years of feminism. But it didn't really touch me at first.
Rather than the book itself, what impressed me the most was it being set in the province, her unwanted marriage, something that anticipated my destiny. It was in the 20th century, the book "A woman" was published in 1905
and it caused quite a debate. It was the first time that maternal dedication and sacrifice were questioned with so much consciousness. As when you project your life onto someone else. That was an important book for that time. It was also important how feminism used this book, because we started questioning roles.
For me, the feminism movement I met at the beginning of the 70s was about the practice of self-awareness and subconscious, it was a movement that discovered female individuality. We used to say: "Hitherto, women been invisible, not because they did not exist, but they lived according to models imposed by a world they did not create".
We started talking about invisible violence, meaning an internalised perception of the world imposed from the outside. So we discovered female individuality. We would say: "Women have been deprived of their individuality, they were relegated to certain roles, as if it was their natural destiny". For me, that was a great
It was like If I was born again, a new awareness was born in me
It allowed me to reinterpret that episode of my life, which was a lonely and painful moment of my life. I could reinterpret it under a new light which was the chance for women to express themselves as individuals, and not necessarily as child-bearers who have kids or preserve life, but just as individuals. Feminism was like being born again for me.
The fact I didn't have children, the new vision of individuality... When these paths crossed, I stopped questioning why I hadn't had children. It has never been a central thought, but I stopped thinking about it because I discovered this new opportunity. I think some women of my generation, most of them had children, but rather than important women from the past, role models, I saw women who started to happily discover their existence.
Mothers have been penalised during the 70s, really penalised. We didn't discuss about motherhood, about having children or giving birth... In conferences, mothers were isolated because we didn't pay attention to them. We used to discuss from daughters' point of views. Feminists were daughters who stood up to their mums. I fit in that context perfectly. I thought that was a new path that could have lasted a lifetime. The thinking process behind discovering our individuality, I thought this could last a lifetime, and so it did, for me.
I discovered Aleramo's works in a particular way. Her first book was published at the end of the 70s. She had left two big suitcases containing her diaries, the books that she had worked on for a lot of years. Her most interesting and innovative works rather than her poems, for me. She sold them to Feltrinelli, as she needed money. The publishing company never published them... They were handwritten and they didn't publish them. Alba Morino, who worked at the press office, she published the diaries of Aleramo's last years of her life. The part about her relationship with Franco Matacotta was missing. Aleramo was 60 and he was 20, it was a mother-son relationship.
Alda Morino told me: "I have a new book I think you'll like". It's a mother-lover relationship. The mother-son issue.
A lot of friends of mine, actually some of them, while reading what I wrote in the preface of the book, the part of the diary about her relationship with Matacotta, they thought that I had children. Many of them thought I had children, as I was focused on this issue.
What fascinated me was the age gap in their relationship that starts when Aleramo is already 60. Their bond is clearly influenced by the fact she had abandoned her son. The dream of love, the intimate connection of two souls is related to the original connection between a mother and her son. This is to say that I re-discovered her starting from her first diary, which is called "Un amore insolito" and I wrote the preface. Within a year I immersed myself in reading her books.
I read them several times. I was fascinated by the dream of love, which was a central theme in my entire life.
This dream, the ideal connection between different natures, it's a path she undertakes through her writing, which is not autobiographic, it's a self-analysis.
Her books reveal her, she always goes back to her life, discovering something she wasn't aware about it before.
It's a path that aims to a feminine independence. It's a path she thinks aims to independence, to living for oneself and destroying the idea you're complete only if you have someone besides you.
This someone can be a son, a lover, the other person that completes the ideal couple, like an ideal restoration of what history has divided.
My reflections on Aleramo's books have been with me during the 80s, during the years in which I did a long analysis that has allowed me to to understand what feminism had helped me discover of my life, how many pieces, how many deep fragments, that I call the body's memory.
I don't have a lot of memories of my past. Memories are something that touch your mind. In our body experiences there are some fragments, some parts of our past that have probably marked us, but that we can't even remember.
In my books, the term "body" is everywhere. If we delete this word, the number of pages will be halved. It was like the land I wanted to... I talk about bodies, the indescribable, and what it's hidden in my body experiences.
For me, that has always been a goal, a destination towards... so I insist on the term "body", but I don't really talk about physical experience.
I often use the term "sexuality", but I don't really talk about sexuality. But I use this term to describe where most of my personal experiences are hidden. I insist on writing about my experiences which is not writing autobiographies. I think that with this kind of writing, you analyse the parts and the fragments that are hidden inside of you. Autobiographies are just about your overall life.
That's to say how much these topics and how the relationship mother-son, from the son's point of view, is related. I've never identified myself as the woman-mother figure. Even when I dealt with this topic, what fascinated me the most was the son's gaze, the same gaze I had towards my mother's body. I used to sleep in the same room with my parents until I was 20. Their bodies were really present and that has marked me painfully, maybe also some happy... My latest book is called "Love and violence". Everyone said it's a cruel title. Maybe. It's a catchy title. These two feelings have been connected during the nights when I would sleep and share physicality with my family. These feelings were deeply intertwined.
Feminism has helped me to reflect on this topic. Why does love lead to violence? Unfortunately, today we're starting to finally discuss on this topic. But why does it happen? You don't kill for love, true, but love is somehow part of it.
If it's true that violence originates from love and well... I don't have children but I've often thought about this topic."]]>soggetto femminismo anni Settanta scelta maternità autocoscienza scrittura letteratura anni Ottanta psicanalisi corpo sessualità violenza amore persone citate Morino, Alba (curatrice editoriale) [persona citata] Aleramo, Sibilla (scrittrice) [persona citata] Matacotta, Franco (scrittore) [persona citata] Ente e ruolo Feltrinelli