Lea Melandri: "Il femminismo è stato un atto straordinario di nascita"
Carloforte 2012 ago. 06 Archivio Vivo Lunàdigas colour sonoro
L'eredità del femminismo start 00:37:56end 00:44:55 Riguardo all'eredità del femminismo, Lea Melandri spiega che esso lo si trasmette, così come nelle esperienze educative, solo attraverso la pratica, non attraverso l'indottrinamento. Partendo dalla lettura del libro di Eleonora Cirant "Una su cinque non lo fa", Lea Melandri si sofferma sui temi del femminicidio e dell'inseminazione artificiale, analizzando la crisi che sta vivendo sia la relazione di coppia, in particolare dal lato maschile, sia la relazione madre-figlio.trascrizione LEA MELANDRI: "Io penso che passa attraverso gli esempi di vita, passa attraverso le nostre pratiche, passa attraverso anche i nostri libri, le nostre scritture. Io penso che passi attraverso Io lo penso proprio anche nel processo educativo. Io ho insegnato molto, per molti anni. Anche nel processo educativo ho sempre pensato più ai processi di identificazione che non di trasmissione. Tu hai un sapere che tu trasmetti un sapere. In realtà ho sempre pensato che l'altro trovava qualcosa nel tuo percorso di idee, di vita, una scheggia, qualcosa che lavorava dentro di sé. Ho pensato anche con i ragazzi, io ho insegnato nelle scuole medie per tanti anni e ho insegnato agli adulti dei corsi di 150 ore per altri dieci, quindici anni. E ogni volta io ho portato lì le mie passioni. Cioè, io potevo leggere un frammento di Freud o di Nietzsche, con i ragazzi come con gli adulti. Ho portato le mie passioni, i miei interessi, non mi sono mai... non ho mai pensato "io ho un sapere che devono ereditare". Ho pensato che avevo delle passioni, culturali, intellettuali, di vita e che loro potevano trovar qualcosa. Li lascia molto più liberi. Io penso che l'autoritarismo che passa delle volte attraverso... queste forme dogmatiche, autoritarie della cultura, proprio l'idea che tu hai un sapere e devi indottrinarlo... Per fortuna il femminismo che ho conosciuto io non aveva dottrine, era una pratica. Abbiamo sempre detto "lo si trasmette praticandolo", cioè insieme, collettivamente, attraverso la narrazione delle vite, la riflessione sulle vite. E allora le vite... una ragazza, certo, che ha oggi trent'anni racconta di sé qualcosa di diverso da quello che posso raccontare io. Ma nel racconto noi possiamo trovare anche perché poi ho la convinzione che alcuni elementi della relazione uomo-donna in particolare abbiano secoli alle spalle: è una costruzione di secoli, non la smantelli in una generazione o due. Quindi ci sono delle invarianti, delle permanenze profonde, le ritrovi. Ecco, ho letto - devo dire - un libro interessante, ne consiglio senz'altro la lettura, di Eleonora Cirant: "Una su cinque non lo fa", che è uscito da Franco Angeli. Ha interrogato, diciamo attraverso conversazioni, interviste, una quindicina di donne tra i venti e i trentotto anni, l'età fertile per l'appunto, l'età in cui ci si interroga. Interessantissimo, per me, è stato anche molto inquietante, perché queste ragazze non dicono: "non voglio figli", dicono, la domanda che è ricorrente, quella che si coglie meno perché sembra sempre il problema sembra sempre la precarietà, non hanno lavoro, non hanno soldi per una casa invece la domanda che sta sotto, ricorrente, è: "con chi lo faccio? Vorrei un figlio, ma con chi lo faccio?". Cioè il problema è la coppia, cioè il problema è che non ci sono più quegli ingredienti un po' determinati da lunga storia di destini che formano la coppia. Allora lì c'è libertà maggiore, ovviamente, delle donne di dire no. E "con chi lo faccio?". Il problema è la relazione uomo-donna, che è andata in crisi.
Sicuramente io sottovaluto sempre le questioni di contesto. Sicuramente il fatto che queste donne hanno difficilmente... cioè si è allontanato il momento dell'emancipazione nel senso di avere uno stipendio, avere un lavoro. Quindi restano in famiglia e restano adolescenti in parte anche a venti, trent'anni. C'è il fatto che il rapporto uomo-donna è messo in crisi da una consapevolezza maggiore. Nei ragazzi l'emancipazione, la maggior libertà delle donne, ha creato tra l'altro una fragilità e spesso una violenza da parte maschile. Gli uomini non hanno più dei riferimenti di corpi sociali che li confermino sul loro ruolo virile. Quindi è un momento delicatissimo, secondo me. Questi omicidi, quando uno di vent'anni uccide una fidanzata di diciotto perché lo ha lasciato dopo tre mesi, mi interrogo profondamente. Questa cosa dice che c'è una fragilità e c'è una difficoltà anche da parte maschile ad un impegno che capiscono che non è più quello del passato, non può essere quello del passato: io lavoro, tu stai in casa con il bambino. Sentono e lo capiscono e, forse, lo desiderano anche occuparsi di più dei bambini. Cioè sono saltati i confini tra privato e pubblico, sono saltati i destini, la fissità dei destini dei ruoli, quindi è tutto terremotato, alcune certezze [sonoerremotate. A questo punto la relazione di coppia è davvero difficile. Questi ragazzi trovano difficile anche decidere di convivere, non solo per questione di soldi. Ecco, quello che a me colpisce e mi inquieta di più è l'idea di dire: "ma il figlio poi, se lo desidero, alla fine verso i quaranta", quando scatta - diciamo - l'ostacolo biologico, "allora lo posso fare o da sola o con qualcuno di passaggio diciamo, oppure con l'inseminazione artificiale". Allora questo mi inquieta molto - dicevo - perché questo prospetta poi il riemergere della coppia originaria, madre-figlio. Io qui vedo davvero... cioè questo dà ragione un po' delle mie riflessioni, cioè il fatto che è saltata prima la coppia uomo-donna, quella che resta ancora abbastanza solida. L'ultima sponda è la coppia madre-figlio. Son tante le donne che vivono oggi da sole con un figlio, investendo spesso sul figlio delle attese amorose che sono andate deluse con l'uomo. Questo è pericolosissimo, secondo me. Quindi i problemi sono davvero seri, anche perché oggi vuol dire affrontare il problema della cura di un figlio, la vita familiare, eccetera, vuol dire affrontarlo pensando che la cura è una responsabilità collettiva, di uomini e donne, non è solo un destino femminile. Certo, ci sono uomini che già ragionano su questo, ma non sono tanti. Quindi è davvero difficile. Prima si facevano [figli] a vent'anni, anche senza pensarci molto. Pensarci molto è il frutto di una libertà maggiore, è il frutto anche di una responsabilità maggiore, è il frutto soprattutto del fatto che fare il figlio non è più un destino biologico segnato dalla tua capacità di farli, ma diventa una scelta. Allora questo punto però interroga uomo e donna, questo è un cambiamento davvero molto profondo e molto delicato in questa fase."
English:
LEA MELANDRI: "I think it's passed on through life experiences, through our practices, through our books and writings. I think the same also about the educational process. I have taught for many years. Also in my teaching, I always thought about the process of identification, rather than transmission itself. You have a knowledge, and you transmit a knowledge. I always thought that the other could find, in your life experience, in your ideas, something, a fragment, something that would work within herself.
I also thought with the kids, I taught in middle school for many years, and I taught adults in the further education programs for other ten, fifteen years. Each time I brought my passions with me.
I could read an extract from Freud, or Nietzsche, with the youth as well as the adults, I brought my passions, my interests, I have never... I never thought I had a knowledge to pass on to them. I thought I had intellectual, cultural, personal passions and that they could find something. This makes them much freer.
I think that the authoritarianism that passes though... these authoritarian, dogmatic forms in culture, the very idea that you have a knowledge and you have to indoctrinate others.
Luckily, the feminism I experienced did not have dogmas, it was a practice. We always said that the transmission happens through practice, therefore together, collectively, through the narration of our lives, reflecting on our lives. Back then, our lives... Of course, a girl who's 30 today tells about herself something different from me. But in the sharing we can find... I am in fact convinced that some elements of the woman-man relationship, after all, we have centuries behind us, it's a centuries-old construction, you don't take it down in one or two generations. There are some invariants, some deeply rooted permanences.
I have read a very interesting book, which I certainly recommend, by Eleonora Cirant "One in five doesn't have them", published by Franco Angeli, analysing why young women. She interviewed and talked to about fifteen women aged between 20 and 38, their childbearing years, when you interrogate yourself about it. Very interesting and I found it also quite unsettling, because these girls don't say they don't want children, they say... and it's a recurring question, but it's less common, as it seems that the issue is mainly the lack of a steady job, no money to buy a house... Instead deep down, the recurring question is: "Who do I make it with", "I would love a child but with whom"? So, the problem is the couple, the problem is that we are missing some essential elements defined by a long stories of destinies that form a couple. Surely, that is a greater freedom for women to say no. "With whom"?
The problem lies in the relationship between a man and a woman, that's what is in a state of crisis. I always underestimate the context issues. Surely, having these women...the moment of emancipation is postponed, such as having a steady job and a salary. So they stay home, prolonging adolescence, even at 20 or 30. The relationship between men and women is questioned by a greater awareness.
For the younger ones, emancipation and greater freedom for women has caused a new fragility often resulting in violence from the mens' part. Men no longer have points of reference of the social bodies confirming their virile role. So, I believe this is a very critical moment.
These killings... when a 20-year-old boy kills his 18-year-old girlfriend because she left him after three months, I question myself deeply. This tells us that there is a fragility, and a difficulty also from the men to a commitment they understand being different from the past. It can no longer be as before, 'I work and you stay home with the baby- They feel it and understand it, maybe they even desire to look after the kids.
The thin line between public and private is gone, destinies have changed, the fixed roles intended as a destiny, so everything is upside down, some certainties are. At this point the relationship of a couple is difficult. These girls say it's difficult even just think of living together, and not only money-wise. But what I really find it disturbing, is saying: "If I really want a child, around 40, when it's ticking..." let's say the biological clock, "if I want it, I could have it on my own, with an occasional partner, or with artificial insemination". This is what I find it unsettling, as I was saying, because this entails the re-surfacing of the original couple, mother and son.
Here, I really see... this supports some of my thinking, as the first thing to blow up was the couple man-woman. What is still strong instead, well, strong...the last standing is the couple mother-son.
Many women live alone with a child, often investing on a child their loving needs which were unattended by men.
This is very dangerous, I think. So the issues are pretty serious, also because today taking care of a child, family life and all, means dealing with it thinking that caring is a shared responsibility, of men and women, and not only a woman's destiny. Of course, some men are already thinking that way, but not many. Therefore it is really hard. Before you would do it at 20, without giving it much thought.
Thinking about it more is the result of greater freedom, the result of greater responsibilities, mainly is the result that childbearing is no longer a biological fate, just because you are able to do it, but it becomes a choice. At this point it interrogates both men and women, this is a very radical change, and very critical in this phase."]]>soggetto femminismo eredità femminicidio coppia inseminazione artificiale persone citate Cirant, Eleonora (giornalista) [persona citata] NIetzsche, Friedrich (filosofo) [persona citata] Freud, Sigmund (fondatore della psicanalisi) [persona citata]