Lea Melandri: "Il femminismo è stato un atto straordinario di nascita"
Carloforte 2012 ago. 06 Archivio Vivo Lunàdigas colour sonoro
Essere lunàdiga start 00:58:05end 01:02:15 Facendo riferimento alla raccolta di interviste di Paola Leonardi e Vigliani, prima ancora che del progetto Lunàdigas, Lea Melandri conferma che il tema delle donne senza figli non sia ancora pacifico e non lo sia nemmeno all'interno del femminismo. Rispetto alle giovani generazioni, ritiene che nel passato il margine di scelta fosse minimo e che in lei abbia agito un imprinting che l'ha voluta sempre "figlia" e non "madre".trascrizione LEA MELANDRI: "È un argomento tabù, anzi tanto che quando io mi sono complimentata molto con Paola Leonardi e [Ferdinandaigliani per aver fatto questa scelta, la scelta era limitata a donne "speciali", come le chiamavano loro, cioè donne che hanno avuto delle forti passioni, culturali, intellettuali, politiche, tanto da aver avuto questo desiderio. E poi soprattutto mi piace perché l'hanno fatto come fosse un'autocoscienza collettiva, più che interviste. Era veramente un modo di raccontarsi insieme. Un bel modo di riprendere la pratica dell'autocoscienza tramite la scrittura, tramite l'intervista. Quando siamo andate a presentarlo abbiamo avuto problemi, cioè nel senso che si accendeva immediatamente un conflitto con quelle che hanno avuto figli. Non è stato facile discuterne insieme. Io trovo che ancora oggi è difficile entrarci, c'è uno spartiacque abbastanza netto, non è così vero del tutto che oggi poi, sono tutte libere, "li facciamo, non li facciamo": non è ancora così vero, il problema del farli o non farli, anche nell'opinione sociale. C'è ancora un'attenzione alla donna che non ha una relazione, c'è ancora non è così come sembra, tutto libero. E - dicevo - il conflitto nasce soprattutto all'interno del femminismo, nasce all'interno della problematica femminista, nel senso che le donne che hanno avuto figli insomma c'è un conflitto, evidentemente l'altra o viene idealizzata da quella che non li ha avuti, l'altra pare per un verso più libera, per un altro verso però sembra che manchi, c'è l'idea della mancanza dell'esperienza più profonda. Non è pacifico, non è una questione affatto pacifica. E quindi io credo che sia importante continuare a indagare questo.
Ripeto, in queste donne l'interrogativo che si è posta Eleonora Cirant, nel libro "Una su cinque non lo fa", proprio perché interroga una generazione diversa dalla nostra, credo che sia molto interessante. Le quindici, venti, non so più quante donne con cui ha conversato, che ha raccolto nel suo libro, sono molto interessanti perché danno l'idea di cos'è oggi questo problema, dove grava meno la colpevolizzazione, il senso che si aspetta da te, come fosse un destino. Questo c'è molto meno in loro, si sentono più libere. Però proprio nella libertà di scelta comincia l'ondeggiamento: "come lo faccio, non lo faccio, lo faccio a quaranta, a trenta, con chi, la relazione è stabile, non è stabile, quello di passaggio, l'inseminazione artificiale". Quindi è lì, è proprio nel momento in cui interviene la scelta. Per noi - diciamo la verità - per le donne della mia età non c'è stata scelta: chi l'ha fatto a venti anni e chi non l'ha fatto per niente, io dico: c'è un margine di scelta minimo, una ha obbedito quasi naturalmente a una storia femminile e per me invece c'è stato un imprinting, un'impronta d'origine che mi vedeva come figlia e che tale mi ha chiesto. A me non hanno mai chiesto i miei genitori di fare un figlio. Neanche di sposarmi. Beh sì, me l'hanno chiesto allora, mi hanno quasi obbligato. Ma dopo era chiaro che per loro era più importante che fossi la loro figlia. Spesso tornavo al paese con tutte le amiche femministe, grandi feste, erano molto contenti che avessi tante amiche, che restassi la loro figlia con tante amiche. E quindi io trovo che anche per loro, tutto sommato, se avessi avuto un figlio sarebbe stato un problema. Io ero a Milano, loro avrebbero Insomma, loro hanno ripreso la loro vita, a ballare, si son fatti la loro vita. E questo mi fa piacere, averli rincontrati."
English:
LEA MELANDRI: "The topic is very much a taboo, so I congratulated Paola Leonardi and Vigliani for making this choice. Their choice was limited to "special women", women who had great cultural, intellectual, political passions, so much so that they had no desire for a child. And mainly I like that they did it as a collective self-discovery, rather than interviewing them. It was truly a way of sharing each other's experiences, a nice way to practice again self-awareness, through writing... interviews.
When we presented the project, we faced issues, because it immediately blew up a conflict with those who had children. It hasn't been easy to discuss it together.
I still find it difficult now, there is a kind of great divide, it's not so true that today...we are free, we have babies or not: it's still not entirely true, deciding whether having children or not, even in the public opinion. Having them as a single woman is still looked sideways... it's not as free as it seems.
As I said, the conflict comes, especially within feminism, comes from within the feminist issues, because women who had children... It's still conflicting. Maybe, the other is idealised by those who didn't have them, one seems to enjoy greater freedom, while something is lacking, there is always on the background this missing a deeper experience. It's not peaceful, it's not at all peaceful. And so I think it is very important to keep investigating the topic.
I insist, in these women...the question raised by Eleonora Cirant, "One in five doesn't have them", because she addresses a different generation from ours, I think it is very interesting. The fifteen, twenty ...not sure how many... women she talked to, the conversations collected in her book are very interesting because they give you a picture of what this problem is like today, where the guilt-trip is less present, which is what your are expected to feel, as if it were your destiny. This is much less present in them, they are freer. But it is exactly when you are free to choose that you may falter. Do I have them or not? Shall I make it at 30, 40? With whom? Is the relationship stable or not? An occasional partner or artificial insemination? It is exactly when you are free to choose.
Let's be honest, for women my age there was no choice: those who had kids at 20, and those who never did. I would say there is a very a thin margin of choice, one obeyed almost naturally to a feminine destiny, while for me instead there was an imprinting, an original imprinting that saw me as a daughter and so it went.
My parents never asked me to have babies or to marry. Well, they did force me at the time, but afterwards it was pretty clear that for them it was more important for me to be their daughter.
I often went back to my village, with my feminist friends, partying, they were happy that I had many girl friends that I kept being their daughter with my friends. So, also for them I think if I had had a child it would have been problem. I lived in Milan... they had their own life, they started dancing again. I am happy I had the chance to meet them again."]]>soggetto femminismo autocoscienza giudizio sociale famiglia d'origine senso di colpa scelta libertà mancanza persone citate Cirant, Eleonora (giornalista) [persona citata] Vigliani, Ferdinanda (autrice) [persona citata] Leonardi, Paola (sociologa) [persona citata]