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Paola: "Un figlio ti può aprire il cuore, se non ce l'hai devi imparare da sola ad aprirlo"
Paola
Pian di Scò, Arezzo 2012 apr. 01 Archivio Vivo Lunàdigas MPEG colour sonoro



Le ragioni della scelta start 00:00:00end 00:05:37 Paola si presenta e riflette sulle ragioni che l'hanno portata a non avere figli: la separazione dei genitori, la grande differenza d'età con i fratelli più piccoli, vissuti quasi come figli, la mancanza di un rapporto continuativo con un partner, l'impegno nel lavoro come libera professionista.trascrizione PAOLA: "Sono del '64, ho quarantotto anni tra un po', ancora no. Non ho figli, non sono sposata, per lo meno qui. Non penso di averne, anche per i limiti naturali della cosa.
Ho sempre ritenuto forse per cultura, non necessariamente per mia invenzione, che per avere un figlio è bene che ci sia una figura maschile e femminile. Per lo meno la nostra società è basata su questo. E siccome io non sono riuscita a trovare un legame affettivo che potesse garantire per me una certa continuità, necessaria per un figlio, non ho mai affrontato la cosa al momento, e quindi poi piano piano la realtà è andata così.
Però penso che le pulsioni che si sentono a venticinque anni, insomma nel momento massimo dell'età fertile diciamo, le ho sentite chiaramente e avrei voluto. Però forse perché mi sono nati dei fratelli in quel frangente, e quindi ho vissuto indirettamente la maternità perché avevo dei bambini in casa da giovanissima - uno è nato quando io avevo ventidue [anni l'altra quando ne avevo ventisei - , per cui li ho sentiti come figli alla fine. Solo che, chiaramente, non potendo incidere più di tanto sull'educazione di questi figli, ho vissuto diciamo la parte più brutta della maternità, nel senso che magari c'erano le difficoltà di un bambino che piange, fa le bizze eccetera, senza però poter interferire più di tanto nel modo di educarlo, ecco.
Così mi è passata un po' la poesia, e poi penso anche che tanti fanno i figli come soluzione di crescita individuale a scapito dei figli stessi. E questo io l'ho vissuto sulla pelle, perché i miei si sono separati. Hanno aspettato che io avessi diciott'anni anni per separarsi, però litigavano da quando li conosco, per cui in qualche modo secondo me ha influenzato questo rapporto tra di loro, anche nelle mie decisioni. Sono sempre stata timorosa nei confronti di un rapporto con un uomo perché l'esperienza familiare non è che mi ha aiutato, ecco.
La mia mamma addirittura mi diceva il contrario: "Fa' quello che vuoi ma stai attenta perché si rimane incinta". Questo è stato il dogma della mia adolescenza, insomma, facendomelo apparire come un limite, non come una cosa bella da affrontare, no? "Perché poi dopo ti leghi, devi stare attenta, scegliere con accuratezza, eccetera eccetera…". E il babbo invece diceva: "A casa mia i figli li faccio io, quando vai fuori di casa fai quello che vuoi".
Chiaramente avendo fatto l'Università e cominciando a studiare, a lavorare in età più grande, nel periodo proprio della massima pulsione fisica questa cosa è stata molto limitante.
Poi dopo c'è stato anche il problema che cominciavi a lavorare e quindi ti dovevi fare strada, ti dovevi impegnare notevolmente sul lavoro perché chiaramente si sa che, insomma, un libero professionista femmina ha dei limiti, viene posto di fronte a esami maggiori da superare, per lo meno nella mia realtà di paese ecco. Per cui mi sono dedicata al lavoro, notevolmente.
Dopo, intorno ai trent'anni è capitata una persona con cui stavo molto bene, però anche lì non ci siamo trovati nel tempo, perché quando lui voleva fare un figlio io ancora non ero pronta, quando avevo deciso io lui ci aveva ripensato, per cui, insomma, la storia è andata un po' così."]]>
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