Erri De Luca: "Non sono padre, sono rimasto sospeso; un vicolo cieco"
Collegio di Sant'Anselmo (Roma) 2015 mar. 19 Archivio Vivo Lunàdigas MPEG colour sonoro
L'eredità start 00:20:23end 00:23:12 Erri De Luca parla del suo concetto di eredità e memoria, che riposa nei libri e nelle azioni svolte in vita.trascrizione ERRI DE LUCA: "Intanto ho fatto scannerizzare tutta la raccolta di "Lotta Continua" e l'ho messa in rete, anzi l'ha messa in rete una associazione che si chiama "Fondazione Erri de Luca", che non coincide con me stesso, e quindi l'ho messa a disposizione di tutti quanti perché era un privilegio che volevo condividere. E quindi oggi è uno strumento utilizzato da chi è curioso di quel periodo, di quel particolare punto di vista su quel periodo. Lascerò in eredità quello che ho a questa fondazione. Questo me lo ha consigliato una donna però. Perché per me invece era bene che andasse tutto alla lieta rovina delle cose, quindi si, questo trattenere per tramandare è una cosa alla quale ho acconsentito ma senza crederci davvero. La memoria di me come persona la considero insignificante anche per me; quello che ho scritto magari potrà andare avanti ancora un po'. Ma i libri sono come le persone, non sono dei monumenti come diceva Orazio: "ho fatto un monumento più perenne del bronzo"; buon per lui, ma insomma io non ho questa intenzione né questa immaginazione. I libri invecchiano, spariscono, si corrodono, sono fatti di carta alla fine, e di inchiostro di poca presa, che sbiadisce. Sono fatti come noi insomma: spariscono i libri, spariscono le persone. Io nego il verbo "lavorare" per quello che riguarda la scrittura, anche perché io ho fatto per una ventina d'anni mestieri manuali, l'operaio, quindi ho legato il verbo "lavorare" a una esperienza molto precisa. E anzi la scrittura in quel tempo si era messa proprio di traverso al verbo "lavorare": era la sua negazione, era il tempo salvato, il piccolo contrattempo della giornata, con la quale pensavo che così non mi ero fatto mangiare tutta la giornata dall'usura di quel lavoro venduto. Quindi per me scrivere è un tempo festivo."
English:
ERRI DE LUCA: "I scanned all the publications of "Lotta Continua", and I uploaded online. Actually, an association called "Fondazione Erri De Luca" did it, that I didn't create. It's available to everyone. It's a privilege I wanted to share and now it's a tool used by those who are curious of that time and of the point of view on that time. I'll bequeath my belongings to this association. A woman suggested me to do so. I would have left everything to chance. Keeping things to pass them down is something I agreed to, but... I actually never believed in that. I find the memory of me as a person useless even for myself, maybe what I wrote might remain for some time. But books are just like people, they're not monuments as Horace said: "I have built a monument lasting more than bronze". Good for him, but I don't have this intention nor this imagination. Books get old, disappear and get damaged, they're made of paper and nonresistant ink that fades away. They're just like us. Books disappear, just like people do. I don't use the verb "to work" when I talk about writing. I did manual jobs for about twenty years, I was a workman, so I relate that verb to a specific experience. At that time, writing was opposing the verb "working", it was its negation. It was a pleasant moment, a setback during my day, which made me feel I was not completely worn out by that exploited work. For me, writing is like enjoying time off."soggetto eredità eredità spirituale persone citate Flacco, Quinto Orazio (poeta romano) [persona citata]