Silvia: "Se sei lesbica e sei madre è più facile l'accettazione sociale"
Cagliari 2016 mag. 05 Archivio Vivo Lunàdigas MPEG colour sonoro
L'adozione start 00:07:04end 00:09:43 Silvia parla del desiderio di gravidanza e maternità, realizzato all'interno della sua famiglia arcobaleno, e del timore che un'eventuale adozione potesse rappresentare un motivo di ulteriore discriminazione.trascrizione NICOLETTA: "Senti, qualcuno potrebbe dire: ma con tutte le creature che ci sono, per voi sarebbe stato differente adottare un figlio?"
SILVIA: "Per me sì, devo dire la verità ed anche per la mia compagna, per diversi motivi. Uno: io avevo proprio desiderio di portare avanti la gravidanza che è un'altra cosa, perché adottare un bambino significa essere pronta ad accogliere un bambino che è già stato generato, per generarlo di nuovo; io avevo proprio desiderio di vivere la trasformazione del corpo, mi ha sempre incuriosito molto, avevo proprio voglia e desiderio di sentirlo dentro. Questo è il primo motivo.
Il secondo motivo per cui tante volte discutiamo di questo: diciamo "quanto sarebbe bello se anche in Italia i gay, le lesbiche ed i single potessero adottare", però poi ci diciamo "io non mi sarei sentita di adottare", perché il mondo sta cambiando, ma comunque è ancora un mondo difficile e quindi mettere insieme il fatto che un bambino è nato, viene cresciuto in una coppia di due lesbiche già adottato, stiamo mettendo diversità su diversità che non ci saremmo sentite di gestire. Questa è la verità. Cioè avremmo trovato più difficile questo percorso."
NICOLETTA: "Senti Silvia, tu prima dicevi di essere stata anche molto ottimista quando avevi vent'anni. Perché c'era bisogno di ottimismo?"
SILVIA: "Perché quando io avevo vent'anni non si parlava di omogenitorialità, per esempio. Io ricordo, forse da più grande, che avevo visto un documentario su Sky: la storia di due donne che erano partite all'estero, ma non si sapeva niente E quindi ancora era nuovo come modo di far famiglia. Quindi c'era potenzialmente la paura di essere molto più discriminate, perché tutto quello che non si conosce fa paura in una società come la nostra poi le discriminazioni sono dietro l'angolo. Però io mi sentivo forte. E mi ricordo che quando ne parlavo con amici o a casa, mi dicevano: "Eh, ma pensa questo povero bambino, questa povera bambina, che cosa gli racconti senza un papà".
E io all'inizio dicevo: "Sì, ma ai bambini per crescere serve un po' di amore e le cure giuste, qual è il problema? Cioè se nasce da un progetto d'amore, non vedo il problema. Io sono sicura che saprò crescere un figlio, come tante persone. Insomma la perfezione non esiste, però mi sento di poterlo fare e di potergli di garantire una bella vita insomma."soggetto discriminazione gravidanza desiderio adozione