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Il Cerchio del Melograno: "Sui rami secchi"



Lavoro con e senza figli start 00:23:08end 00:28:53 Una donna (testimone 18) racconta le ragioni, a partire dall'infanzia, che l'hanno portata a non avere figli e a realizzarsi come infermiera in un reparto neonatale, dove ha tuttavia conosciuto le differenze con le lavoratrici madri.trascrizione TESTIMONE 18: "Riflettevo mentre parlava Fabiola e mi dicevo: "Madonna, io sono nata che tiravo su bambini pur non avendo bambini; sono la terza di nove figli, otto donne e un maschio. Io credo povera mamma, sai quanti semi sono morti in tutta la sua vita. Mi ricordo ero piccola e avevo comunque una sorellina da cullare, e dai e via con questa culla, e ninna-ò… tutto un continuo. Ora anche io quando ero giovane volevo un figlio, anzi ne volevo tanti perché il mio modello era questo, e oltretutto vengo anche da una cultura dove non sei niente se non hai un figlio, se non hai procreato. È vero. Mi è sempre rimasto impresso, e questa era la cosa che mi ha detto mio padre - e non ero neanche tanto giovane; un giorno che ero con lui e si discuteva animatamente, a un certo punto con un fare... - avete capito tutti che non ho figli, non sono neanche sposata, sono accompagnata sicché - insomma mio padre in una discussione mi guarda e mi fa: "ma te non sei nulla - io avevo quarantacinque anni, cinquanta all'epoca - una volta che hai pensato a te non pensi ad altro!". Siccome mio padre per me era il massimo, è sempre stato il massimo, il mio modello, probabilmente anche di compagno che volevo trovare nella mia vita, io l'ho guardato e ho detto: "te credi che farsi una vita senza aiuto di nessuno e vivere in questa società sia non essere niente?" ma non sono stata capace di dirgli il dolore che mi dava questa cosa, mi dava fastidio che proprio mio padre mi dicesse che io non ero nulla perché una volta che avevo pensato a me, avevo pensato a tutto. Ma non è vero, io come ho detto prima, ho incominciato da piccola a cullare bambini, ho scelto per l'appunto un lavoro che mi portava a stare coi bambini - e guardate, poi un'altra cosa che mi dava noia - quando ero a lavorare- lavoravo per l'appunto in una terapia intensiva neonatale, sono un'infermiera - lì c'era un virus perenne: eran sempre incinte le mie colleghe! E chiaramente chi è che sostituiva, chi è che andava a far le notti, chi è che doveva coprire i turni? Chi non aveva figli! Chi era più libera, chi non aveva mariti. Tant'è vero che a una riunione sindacale, io non mi ricordo cos'era per queste conquiste delle donne, non mi ricordo perché sono passati anche un po' d'anni, c'era da spartire dei soldi a livello contrattuale e c'era la parola ‘produttività', sicché disse: "bisogna pensare alle mamme che sono a casa, alle donne che sono a casa in maternità e queste devono avere anche loro la produttività". Al che io li guardo, due occhi così e : "che gli si dà ancora? Allora sono a casa a guardare i bambini, le sostituiamo quando non ci sono…" e per poco non mi mangiano a questa riunione! Insomma, non lo so se serve quello che vi ho detto, ma nel corso degli anni - perché io ero una di quelle che sognava di avere tanti figli, non solo uno, e non so se sia stata la mia fortuna, non so che dirvi perché ancora non l'ho realizzata- io dicevo che per poter fare tanti figli come li volevo ci voleva un uomo con i 'controcoglioni' come quelli di mio padre come minimo, che non ha fatto altro che lavorare per mantenere la famiglia, e poi parlare coi figli anche poco - in Sardegna si chiacchierava poco con i figli, si pensava a lavorare e a portare i soldi a casa per mantenerli- sicché non vi so dire, la vita mi ha portato a non averli i figli. Probabilmente ho anche concorso chiaramente, perché sono anche convinta che siamo artefici della nostra vita, poi non so se questo è veramente essere poco realizzati. Io penso di essermi realizzata anche troppo nel dare il mio contributo come donna che non ha procreato."soggetto lavoro giudizio sociale partner famiglia d'origine figli sofferenza fratelli padre


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