Il Cerchio del Melograno: "Sui rami secchi"
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Identità e maternità start 01:05:31end 01:14:56 Due donne (testimone 1 e testimone 23), partendo dall'esperienza personale, affrontano il tema della definizione di sé come precondizione della maternità, altrimenti intesa come annullamento o rinuncia di una parte di sé.trascrizione TESTIMONE 1: "Ho una cugina più piccola di me, e lei voleva avere figlioli, dieci ne voleva avere, e io le dicevo, dai cinque anni ai dieci anni, no fino ai tredici dicevo "mio dio, tu vuoi avere dei figlioli, io non ne voglio avere nemmeno uno", mi faceva paura del parto. Vedevo i film, c'erano queste donne che urlavano, sangue, mi sentivo morire, ero spaventatissima. Poi un giorno vado alle superiori, mi innamoro e dico "madonna, voglio subito un figliolo". Mi era venuto il pallino, e se ne parlava tanto con le amiche. Io credo che l'istinto materno esista ma che si può anche non chiamare così, nel senso che le persone che credono di avere l'istinto materno verso il figlio, quella stessa sensazione lì può essere appunto provata da altre persone verso animali o oggetti, quindi si può dire che esiste questo istinto materno come una forte emozione d'amore. Ma non quando hai il figliolo, è prima, quando senti di voler condividere qualcosa con un'altra persona, ma non perché sia maschio o del sesso opposto; sarebbe bello fare una cosa che proprio ci unisca la massimo, allora puoi fare anche un progetto, di una casa, o fare cultura insieme, cioè fare qualcosa che si condivida in due. Però non mi viene in mente di associare l'istinto materno con poi l'aver fatto il figliolo, è una cosa che viene prima. Invece vedermi madre proprio ho delle turbe un po' strane: per un periodo non ho avuto le mestruazioni, però ora mi sono venute, e anche a me è venuto da dire, come la ragazza francese: "e se non potessi avere figlioli ché sono entrata in menopausa?". Insomma non sapevo se era una cosa bella, così sono libera e posso fare l'amore con chi mi pare - perché a volte anche quello è un problema- però poi mi dispiaceva, perché mi piacerebbe avere dei figlioli, anche più di uno. Poi io dico, siamo anche all'interno di un sistema sociale che non ti permette di avere tanti figli; se avessimo una società in cui si possano avere figli e che si allevino insieme: in una società in cui i figli sono di tutti, il problema di avere figli diventa della società. È come quando lei diceva che se cambi posto dove metti il ramo può nascere qualcosa diversa; anche voi che ora avete detto che non volete figli magari in un'altra società avreste scelto diversamente, o con un'altra famiglia alle spalle. Noi siamo quello che siamo perché la nostra storia è così, quindi è giusto che ognuno sia diverso perché è ovvio che abbiamo avuto una storia diversa, però "rami secchi" non siamo di certo se non abbiamo figli, cioè col cavolo, non esiste proprio. L'unica cosa è che qualsiasi scelta che facciamo dobbiamo aver trovato la forma, anche io non ho fatto figli adesso perché non ho trovato la forma; cioè nei momenti in cui mi viene voglia di avere un figliolo è nei momenti in cui ho la depressione e mi dico "forse risolverei tutto facendo un figliolo, così mi dedico a lui, non c'è più problemi, faccio tutto in relazione a lui, mi occupo solo di lui, non penso più alla mia vita, non faccio più sbagli". Poi non è vero, però mi viene così, perciò lo associo a una cosa abbastanza non positiva. Avendo letto alcuni libri che poi magari mi hanno un po' traviata, però c'è questa cosa di fare figli e di annullarsi, nel senso non totale, però c'era un paradosso - non so se si chiama paradosso- della madre che è il moscerino che quando genera il figlio muore, si lacera e fa nascere i figli, quindi dalla sua morte c'è la vita. E un po' è vero perché questa rinuncia che noi chiamiamo rinuncia è la morte di una parte di te, che non è più sola o perlomeno pensa di doversi occupare per forza di un altro essere, anche perché magari dall'altra parte l'uomo non se ne occupa, oppure la società ti impone di occupartene solo te perché le ferie te le danno solo a te e che cavolo ne so. Però insomma fate quello che vi pare, l'importante è che siate felici."
TESTIMONE 23: "L'archetipo della madre, cioè le radici della Dea Madre nella donna io sento qualcosa di questo tipo. Sento qualcosa come la protezione, il curare, gestire, tutte cose che sono in realtà proprie della madre, e quindi procreare, del creare. Come diceva Viola, la creazione di qualsiasi cosa, anche di un'opera d'arte, là sei anche una madre perché comunque sei la matrice di quell'opera, e quindi che sia un'opera anche astratta, un'utopia, un'ideale, una filosofia, un quadro, un figlio basta che si faccia qualcosa. Poi la storia del figlio la vedo... se non incontro un uomo che penso possa essere all'altezza certamente non inizio a far figli a destra e sinistra con chi mi capita. Devo sceglierlo per benino, non vado là solo perché devo soddisfare il mio ego materno, quello no, non è una cosa che mi piace fare, ma in nessun senso. Tranne se incontro una persona che possa essere degna di questo ruolo, allora forse gli darò la possibilità di avere un figlio, anche perché alla fine non è una cosa su cui scherzare il procreare. Poi io nella vita ho evitato due volte di fare figli, quindi un po' avevo deciso che non era il momento giusto, che non era il compagno giusto. Quindi c'è stata una scelta anche da questo punto di vista. L'unica cosa è che la madre, cioè la matrice, la Dea si può esprimere in tutto, dall'arte al lavoro, come prima dicevano altre donne. In realtà appunto lo spirito materno non lo sentono ma in realtà è materno quello che fanno anche le donne che lavorano con chi ha dei problemi, con chi ha delle difficoltà, perché è protezione, è curare, e quello è materno, almeno penso."soggetto paura istinto materno cura partner depressione mestruazioni rinuncia