Afra: "Cos'è l'istinto materno?"
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Le ragioni della scelta start 00:02:11end 00:06:37 Afra racconta di alcune esperienze che l'hanno aiutata nella sua decisione di non avere figli.trascrizione AFRA: "Mi è capitato diverse volte di avere amiche che erano così entusiaste della loro situazione di mamme neofite da chiedermi come mai non mi interessasse vivere questa esperienza. E poi addirittura una cosa che ritengo abbastanza singolare: ho subito quasi delle vere pressioni psicologiche da mia madre, che è una donna molto intelligente, molto emancipata, che addirittura era arrivata a dirmi: "non perdere l'esperienza della maternità, se non vuoi un marito fatti un figlio che magari te lo tengo io". Lei era arrivata, mia madre, a proporsi come babysitter pur di convincermi, pur di indurmi a non perdere l'esperienza della maternità. Però sono stata sorda anche a questi richiami.
Se ci sia una vera ragione, una sola ragione? Io so che praticamente ho sentito, ho capito e sostanzialmente non deciso ma preso atto di questa mia decisone quasi karmica, quasi nata con me, di non avere figli. Un episodio: durante la mia adolescenza, intorno ai sedici anni circa, siccome avevo fatto delle analisi tra cui dei dosaggi ormonali, risultò che il ginecologo che guardò i dosaggi ormonali mi disse che avevo dei problemi e che verosimilmente io, in quella situazione, non avrei potuto avere portare a termine una gravidanza. Mi diede una cura. Bene, io non feci mai quella cura. Dissi a mia madre che era andata in farmacia a comprarmi i farmaci che stavo prendendo le medicine, ma non le presi mai, considerando una bella notizia il fatto che io non avrei potuto avere figli, come se in qualche modo la natura mi avesse graziato. E poi feci successivamente degli altri dosaggi ormonali e la situazione si era spontaneamente corretta, quindi superata quella fase io avrei potuto avere dei figli ma non ne ebbi comunque. Quindi a quel punto era diventata realmente una scelta, non una semplice accettazione di una situazione.
Un'esperienza che per me probabilmente è stata fondamentale o che comunque ha contribuito a consolidare in me questa decisione: io sono medico e prima della laurea, intorno ai ventitré anni, feci, come tutti gli studenti di medicina di allora, il tirocinio pre-laurea nel reparto di ostetricia e ginecologia. Per me ogni ingresso in sala parto era traumatico. La scena del parto per me era di una così truculenta, così violenta che veramente ogni volta che la vedevo pensavo: "a me questa esperienza non mi riguarda, questa cosa non mi riguarda, non fa parte della mia vita". Poi non so, probabilmente sono sempre stata molto sensibile alle problematiche femminili, alle sofferenze femminili. E mi ha sempre toccato il vedere le donne indaffarate, con tanti figli, stressate, distrutte, devastate dallo stress, dalla fatica; ho sempre pensato appunto che la maternità fosse sì un privilegio, ma forse anche un'ingiustizia per le donne."
English:
AFRA: "Often some of friends, feeling very passionate about being novice mothers, asked me how come I was not interested in experiencing motherhood. And moreover, something which I find quite odd, I have been under quite a lot of psychological pressure from my mother, who is a very independent and clever woman, who went so far as to tell me, "Don't miss out on motherhood, if you don't want a husband, have a baby and I will look after him or her". She went as far as to volunteer as a babysitter, in order to make sure I would not miss out on this motherhood experience, but I have been deaf to these calls too. Is there a true and only reason for that? What I know is that I felt, I understood and basically not decided but rather acknowledged this kind of karmic decision, as if being childfree is something born with me.
When I was a teenager, around sixteen, following some tests I had to do, including hormonal assays, when the gynecologist checked the results, he told me I had some issues, and that most likely, with that condition, I couldn't carry a pregnancy to full term. I was given a therapy. Well, I never took that therapy. I told my mother, who went to buy my therapy, that I was taking my drugs, which I never did. I took it as a good news, not being able to have children, as if somehow nature spared me. Afterwards, I did some more hormonal tests, and my condition had resolved spontaneously, hence, after this phase I could have had children, but I did not all the same, therefore then it became a choice, and not simply accepting a situation. An crucial experience for me, or that at least it contributed to reinforce this decision, I am a doctor and before graduating, when I was around 23, as it was customary for medicine students back then, I did my pre-doctoral internship in the maternity ward. For me each admittance in the delivery room was a trauma. Each delivery was for me... such a gory, violent scene, that truly every time I thought, "this experience does not belong to me, this is not my thing, far from my life." Then again, I don't know, most probably I have always felt very close to women's issues and women's hardships. And I always regarded... It always touched me to look at these women so busy, with many children, stressed-out, knackered, ravaged by stress, overworked. I always thought in fact that although motherhood was a privilege, it was also unfair on women."soggetto madre figli amiche lavoro sofferenza parto adolescenza