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Margherita: "Se non posso avere figli, cercherò di avere una vita come piace a me"



Volere un figlio e non poterlo avere start 00:00:00end 00:06:03 Margherita racconta della sua esperienza ospedaliera e delle prime tecniche mediche mirate alla fecondazione, unite spesso ai pregiudizi di genere.trascrizione MARGHERITA: "Io, senti, non ho scelto di non avere figli, anche se, come dire, mi rendo conto che il desiderio di avere figli è un fatto istintivo, naturale, nella natura delle creature, indipendentemente. E' quasi un fatto animalesco: il bisogno di trasmettere. Però io non è che me ne preoccupassi particolarmente, se non che mi piaceva l'idea di avere dei figli e che li volevo avere con mio marito, volevo vedere che veniva fuori da noi due. Non avrei mai fatto un figlio così, solo per dire: "ho un figlio". No, lo scopo era quello che mi piaceva averlo.
Niente ci abbiamo provato, e questo figliolo non veniva, quindi naturalmente, che succede, la donna va a farsi vedere. Vado da dei medici e in genere tutti mi dicono che non c'è niente di straordinario, però bisogna indagare. Mi hanno sfruconato il corpo per almeno cinque anni, mi hanno torturato, probabilmente mi hanno fatto far da cavia, perché non riuscivano a capire come mai io non potessi avere figli visto che tutto era regolare. E allora mi hanno fatto prove sopra prove, son stata alla maternità internata, per fare delle analisi anche dolorosissime, dove dovevano addormentarmi; poi venne fuori un medico che disse: "e no, lei c'ha la tubercolosi ovarica quindi è per quello che non fa figli". Te non puoi capire che colpo, oltre a questa angoscia, sempre; angoscia, perché ormai ero nel giro, quando entri nel giro vuoi farle tutte. E poi mi manda a fare le analisi in maternità, fa tutte le analisi - anche dolorose, perché prima erano molto più dolorose, ora no, ma allora erano molto più dolorose, dall'isterografia alla ginecografia - poi tutto trionfante: "Signora, no no, lei è sanissima". Ecco, io avrei preso il letto e glielo avrei tirato dietro.
Ma pensa che mentre mi visitava faceva vedere ai giovani, ai giovani studenti, mostrava come avevo io questa tubercolosi ovarica: io lì così sul travaglio e lui gli spiegava questa mia tubercolosi ovarica. Quindi cosa avrà visto, non si capisce, comunque questa fu. Poi dopo tutto questo rigirio, si doveva fare l'amore con il campanello, con l'orologio: no, a quell'ora, a quell'altra - perché c'erano tutte queste teorie - farlo a un'ora farlo a un'altra. Le ho fatte tutte, perché ormai volevo arrivare in fondo. Poi si arriva in fondo, che ormai non sapeva più quello che farmi. Però si sbatacchiavano, come mai, come mai, e mi dice: "sarebbe disposto suo marito a farsi un'analisi?"
"Ora vu me lo dite?"
Sicché mi marito dice: "senz'altro!"
Perché allora non si provava neanche a chiederlo. Perché, come chiedere a un uomo di farsi un'analisi per vedere se era in grado di fare figli; una donna appunto, la si sfrugona, ma un uomo… Si, ma io: "mio marito non c'ha mica problemi, eh?"
Fatta l'analisi e hanno scoperto che era una cosa per cui io potevo avere figli per conto mio, lui per conto suo. Sterilità incompatibile, per incompatibilità. Per cui, però, dice, per il momento non ci sono cure che possono risolvere questo problema. E così fu. Al che io, forse sarà anche perché ne uscii, perché ne uscii disfatta da questa esperienza per tutto quello che mi fecero - più che per il problema dei figlioli, per tutta questa fatica di fare tutte queste prove, alti e bassi, aspetta forse si forse no, insomma una cosa - mi è durata per tanti anni. Quindi è stato quasi liberatorio da un certo punto di vista. Alla fine ho detto senti, io ho accudito tanti fratelli, tante sorelle - poi ho accudito tanti nipoti per ragioni familiari, a me i bambini non sono mai mancati, il rapporto con i bambini non mi è mai mancato - quindi niente, non si può avere figli. Perché mi dicevano: "ma vai su in Svezia, trovati un bel biondone, fatti un figlio e tu lo porti in casa", e il mio marito era d'accordo, eh? Lui mi diceva: "purché mi porti un figlio tuo a me mi va bene". Capito? Per dire. Poi telefonai a Bologna, poiché era il primo anno che Bologna aveva messo la clinica di fecondazione artificiale e presi l'appuntamento. E poi non ci sono andata, perché ho detto: "no guarda, a questo punto io non posso più seguitare a farmi sfrugonare"; incertezze, eccetera. Ho detto: niente."
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