Margherita: "Se non posso avere figli, cercherò di avere una vita come piace a me"
Firenze 2012 mar. 31 Archivio Vivo Lunàdigas MPEG colour sonoro
Reagire alla mancanza start 00:06:04end 00:09:56 Margherita racconta di come ha reagito all'impossibilità di avere figli, coltivando i suoi interessi e continuando a parlare della sua esperienza.trascrizione MARGHERITA: "Siccome io ero molto attiva politicamente, ero attiva socialmente, lavoravo come una matta, dissi: "senti, se non posso avere figli, vuol dire che godrò del fatto di non avere questo problema e cercherò di avere una vita come mi piace a me", insomma - naturalmente un figliolo ti limita, non è che tu puoi fare la sera le riunioni, tornare a mezzanotte, il tocco, quindi ti limita molto - non avendo questa limitazione vuol dire che vivrò la vita che voglio vivere. E così non ho avuto grossi problemi per questo fatto, li ho avuti per come mi hanno trattato più che per il fatto in sé. Anche perché poi ho sempre avuto questi figlioli intorno, quelli di mia sorella, quelli di mio fratello, che ho accudito e anche un po' tirato su; non mi è mancata la gioia del rapporto con i bambini, perché secondo me è una cosa molto bella. Per cui non è che io abbia mai sentito una cosa come sentirmi mezza donna, sentirmi disperata perché non avevo fatto figlioli. Tanto che ogni volta che ci si chiedeva: "ma voi non avete figlioli?", noi: "no perché a noi non ci vengono". Non ho mai avuto tabù, ho sempre denunciato la cosa come una cosa normale, non mi ha buttata nella disperazione.
Ti dirò, ora che sono vecchia qualche volta penso: "chissà come sarebbe se avessi un figlio - perché vedo i nipoti insomma - e mi chiedo se avrei avuto un figlio grande come lui o come lei, chissà come sarebbe stato", allora cerco di immaginarmi il figliolo che avrei avuto, se fossi riuscita a dargli quello che volevo. È più ora che sento questa mancanza. Che poi verso i quarant'anni mi disse la mia ginecologa: "guarda Margherita ci sono se vuoi delle cure che orse ti permetterebbero di avere un figliolo", allora le dissi: "guarda, adesso forse è meglio se lo fai tu perché io a quarant'anni ". Poi adesso pensandoci andrebbe bene, ma allora mi sembravano tanti. Poi avevo paura di ricominciare tutta la storia dei dottori, sicché dissi: "non me ne importa nulla, sono arrivata a questo punto e seguiterò ad andare avanti così". Quindi così l'ho vissuta io.
Assolutamente no, non mi è mai interessato niente. Lo dicevo tranquillamente perché non ho mai sentito una menomazione. Ho sentito che mi è venuta a mancare una esperienza, forse era una bella esperienza e l'avrei vissuta volentieri; mi avrebbe dato tanto su un piano ma probabilmente mi avrebbe tolto tante cose su un altro terreno. Ho cercato di compensare, di decidere cosa mettere sopra - è chiaro, quella è una esperienza particolare, unica, me ne rendevo conto. E non mi sono mai sentita imbarazzata, non ho mai cercato di trovare scuse, l'ho sempre detto tranquillamente."soggetto libertà tabù vecchiaia nipoti