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Margherita: "Se non posso avere figli, cercherò di avere una vita come piace a me"



La percezione nel passato delle donne senza figli start 00:19:38end 00:25:54 Margherita racconta del suo passato, della sua famiglia, di come erano percepite le donne senza figli non solo all'interno della comunità cittadina ma anche nei posti che frequentava.trascrizione MARGHERITA: "Sì sì, sono proprio fiorentina, nel libro lo racconto. Mio babbo e mia mamma erano a Milano perché il mio babbo dovette scappare dal Fascismo, insomma c'è tutta una storia molto pesante nella mia famiglia, però la mia mamma non li faceva a Milano i figlioli, veniva a farli dalla sua mamma, quindi io sono nata o alla Maternità o al Pitti dai miei nonni. Mia sorella alla Maternità, me lo ricordo perché mia mamma ebbe problemi, ma se non c'erano problemi si facevano anche in casa molto. Mio fratello più piccolo è nato sulla costa San Giorgio dove si stava quando nacque lui… noi fiorentini proprio, di Ponte Vecchio.
È una impressione più che una parola, ma mi sembra ci sia stato un termine, ma adesso non ricordo. Non frigida… una cosa popolare era "eddiccento": quella ha l'eddiccento, voleva dire che non poteva avere figlioli. Si, poi naturalmente le donne che non avevano figli sono sempre state poi viste come disgraziate e anche colpevolizzate perché non c'era solidarietà. Cioè non è che una donna che aveva figli era contenta di averli e sentiva verso quella che non ne aveva un senso di solidarietà, di capire magari che poteva soffrire, no, c'era quasi come una colpa nei confronti di quelle che non avevano figli. E sai, ci è voluto il femminismo per far scattare qualcosa tra le donne. Purtroppo se in una famiglia c'erano dei problemi non era mai colpa dell'uomo, era sempre colpevolizzata la donna. Anche in un matrimoni che si rompeva - a parte che prima se ne rompevano pochi, stavano piuttosto lì a farsi picchiare, non erano condizioni di venir via. Anche quando vedevano che era colpa del marito sempre a dire: "eh però anche lei insomma". Ci sono voluti gli anni Settanta; quando ero giovane io, anni Quaranta, Cinquanta, è sempre andata così. Anche se mia mamma invece è sempre stata il contrario: aveva un grande senso di solidarietà verso tutti, non ha mai giudicato nessuno e ha sempre cercato di capire cosa c'era dietro a un atto, anche di quello che andava in galera, anche di quello che non stava nelle regole. Non ha mai giudicato, non ci ha mai fatto giudicare, ha sempre detto: "bisogna capire cos'è che ha portato quello o quella a fare quella cosa". Questo è stato un insegnamento grandissimo per me perché non c'era maldicenza nei confronti di nessuno, come invece poi accadeva.
Io ho vissuto molto in un ambiente politico della Sinistra, molte cose le avevo superate e venivano fuori una certa solidarietà, una certa comprensione, non ho vissuto discriminazioni. E nei luoghi di lavoro no, magari l'avranno pensato ma io non mi sono mai sentita colpita da nessuno. Anche perché io non avevo problemi a dirlo quindi li spiazzavo. Non dicevo: "ah, non li ho voluti", dicevo: "non si possono fare insieme"; lo dicevo apertamente, in maniera da non creare imbarazzo, lo dicevo in maniera spontanea perché proprio la vivevo così. Di conseguenza gli altri non è che ti chiacchierassero a dosso, avendo saputo quello che era."
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