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Elena: "Quello che fai è sempre sbagliato"



L'impreparazione alla maternità e i giudizi sociali start 00:07:36end 00:14:53 Elena parla dell'impreparazione generalizzata al diventare madri, dovuta ad una narrazione sociale parziale e giudicante legata solo agli aspetti positivi della maternità, percepita ancora come primo dovere del genere femminile. Si sofferma inoltre sui giudizi sociali subiti dalle madri che non allattano e sulle reazioni sociali agli infanticidi da parte delle madri.trascrizione ELENA: "Sinceramente io credo che la società non sia pronta ad accettare il fatto che una donna possa decidere di non avere figli.
Un po' perché per sfortuna siamo le uniche a poterlo fare, cioè le uniche a poter portare avanti la specie, quindi diventa quasi un po' un obbligo morale quello di non fermare l'umanità; d'altro canto anche il fatto di poter ammettere che la maternità è comunque difficile, viene accolta dalla società come uno sgarro rispetto a questo dono straordinario che c'è stato fatto di essere capaci di figliare. Che, per l'amor di dio, io ricordo che quando ho partorito mi sono sentita veramente Wonder Woman, ma proprio dio, in quel momento la creazione della vita è stata una botta d'adrenalina inimmaginabile e davvero mi sentivo onnipotente, creare una vita è eccezionale, però d'altro canto
se cerco di ricordare tutto il primo anno di vita di mio figlio, io ho dei ricordi estremamente vaghi, confusi di una stanchezza mortale, di pochissime ore di sonno nelle ventiquattro ore, di questo essere un continuamente succhiata, di essere completamente a disposizione di questo esserino che mi prendeva tutto: il tempo, il sonno, le energie, il latte e mi faceva male tutto …
Perché poi comunque il mio parto è stato particolarmente rapido, che da un lato è stata un'ottima cosa però mi ha sconquassato, addirittura avevo un nervo schiacciato sotto l'ascella per cui mi è rimasto un braccio in questa posizione per quattro-cinque mesi prima di riuscire a poterlo riutilizzare.
Cioè io ho questo primo anno di vita di mio figlio dove ricordo solo pannolini, tette al vento, una carenza di sonno terribile e qualche flash di un bambino che cresceva, che mi sorrideva e che cominciava a pronunciare le prime parole. Ma è stato faticosissimo, faticosissimo e lo vedo ancora nelle ragazze che partoriscono adesso, le amiche, le persone che conosco, che a questa prima fase nessuno ti prepara e tu ti ritrovi veramente completamente schiacciato dalla fatica, dalla responsabilità, dalla paura. Persino prenderlo in mano le prime volte ti fa sentire a disagio perché non sai, hai paura di romperli perché sono così piccoli… Insomma tutta questa leggenda per cui quando una diventa mamma sa esattamente che cosa fare è una leggenda.
Non è vero. si impara ogni volta e ogni giorno e non finisce certamente quando hanno pochi mesi, ma avanti.
Adesso mio figlio fa quindici anni fra dieci giorni e sinceramente io, ancora oggi, non ho idea di quello che sto facendo, sto navigando a vista e anche questo è una cosa che si fa fatica a dire perché altrimenti risulti come quella che non ha abbastanza spirito materno.
Basta vedere quello che succede quando, per l'amor di dio, quando in situazioni terribili e drammatiche le mamme uccidono i figli. Quando succede questo sembra che sia persino più grave di un qualsiasi altro omicidio. Come se alla madre non fosse permesso di essere umana, di avere delle debolezze, di avere paura, di non essere in grado di gestire una situazione, di arrivare all'omicidio perché non riesce a gestire…
Mentre ai maschi addirittura spesso e volentieri viene trovata qualche giustificazione, no? Penso: "Ah ma era geloso, era accecato dalla gelosia, accecato dalla passione, delitto passionale…"
Perché non è mai stato parlato di delitti passionali quando è la mamma ad uccidere i propri figli? Più passionale di quello che cosa potrebbe esserci? Eppure non viene neanche preso in considerazione perché naturalmente è un peccato morale, più che un peccato mortale. È un peccato morale cioè: tu non puoi permetterti di non essere madre fino in fondo. Quindi tu devi essere a disposizione, devi essere tutto per tuo figlio. Devi esserlo.
Scusa se salto di palo in frasca ma mi viene in mente anche questa cosa: penso a come vengono giudicate le donne che decidono di non allattare, che fanno figli e decidono di non allattare per mille motivazioni personali proprie. Io sento persino altre donne che le giudicano in maniera terribile come se il fatto di desiderare di avere delle altre priorità fosse sbagliato.
Neanche umanamente ragionevole ma proprio sbagliato, profondamente disonesto nei confronti del proprio figlio. Caspita, ma me lo sono cresciuto dentro, me lo sono portato in giro per nove mesi, gli ho dato la vita, lo sto crescendo, e se non mi faccio anche ciucciare via la vita da lui … sto sbagliando comunque? È terribile. Quindi non so, penso davvero che sia un patriarcato così prepotente che non prende ancora neanche vagamente in considerazione quelle che possono essere le paure, le esigenze e le scelte delle donne. Tutto è scontato, la donna è fatta per avere dei figli? e quindi faccia questo."

English:
ELENA: "I sincerely think that society isn't ready to accept that a woman can decide not to have children. Because, unluckily, we're the only ones who can do it, the only ones who can continue the species. So, it becomes like a moral duty not to stop mankind.
On the other hand, even just talking about how hard motherhood can be, it's seen by society as an insult towards this extraordinary gift we have been given, which is being able to give birth. On the one hand, for goodness sake, I remember when I gave birth I felt like Wonder Woman.
Really like God, in that moment the creation of a new life was an unbelievable adrenaline rush, and I really felt omnipotent. The creation of a life is something amazing. But on the other hand, I try to remember the first year of my son's life, I have very vague and confused memories of me being dead tired, of only few hours' sleep in a day. I remember always being sucked. Being at the complete disposal of this creature who took everything from me: time, sleep, energy, milk, everything hurt. I had a very rapid labor, which on one side it was great, but I was shattered. I even had a twisted nerve under my armpit, so I had one arm in this position for 4/5 months, before I could use it again.
Of the first year of my son's life where I only remember nappies, tits hanging out, an incredible lack of sleep, and just some brief memories of a baby who was growing and smiling, and who was starting to say his first few words.
But it was really hard, incredibly hard. And I still see this today in girls giving birth nowadays, friends and people who I know, nobody prepares you to this first phase. And you are completely crushed by fatigue, by responsibility, by fear...Even holding him for the first times makes you uncomfortable, because you're afraid to break them, because they're so tiny. So, this myth around becoming a mother and knowing exactly what to do, it's a legend, it's not true. You learn bit by bit every day, and this certainly doesn't stop when they're toddlers, but it goes on. Now my son will be 15 in 10 days and I still have no idea what I'm doing. I'm improvising. And this is also something that you hardly say, because you appear like someone without maternal instinct.
Just see what happens when, for God's sake, in some terrible and dramatic situations, mothers kill their children.
And when this happens it seems to be even more serious then other murders. It's as if a mother isn't allowed... to be human, to have some weakness, fearing not to be able to handle a situation. Go as far as murder because one can't handle it. While men usually are even justified, such as, "He was jealous, he was blinded by jealousy" "Blinded by passion, crime of passion" Why it's never a crime of passion when it's a mother killing her children? What can be more passionate than that?
Still, they don't take this in consideration, because obviously it's a moral sin more then a mortal sin. But it is a moral sin, because you have no right not to be a mother to the core. So, you must be available, you must be everything for your son. You must be. And sorry if I change the topic but I'm thinking also about this thing, how women who decide not to breastfeed are judged. They have babies and decide not to breastfeed, for a thousand personal reasons. And I even heard other women judging them harshly, as if having other priorities was wrong. Not even humanly understandable, but just wrong, period. Profoundly unfair towards one's own child. For goodness sakes, I grew him inside me, I carried him for nine months I gave him life, I'm raising him, and if I don't want him to drain me sucking my breasts, I'm doing something wrong, anyway? This is terrible, isn't it?
So, I don't know, I really think this is an overbearing patriarchy, that it doesn't take in consideration in the slightest what can be women's fears, needs and choices. Everything is taken for granted. Women are made to be mothers, so that's what they have to do."
soggetto infanticidio allattamento fatica paura responsabilità gravidanza parto stanchezza difficoltà inadeguatezza scelta giudizio sociale


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