Marta Cavicchioni: "Vorrei lasciare prospettive e possibilità"
Roma 2023 nov. 27 Archivio Vivo Lunàdigas MPEG colour sonoro
Le ragioni della scelta start 00:00:00end 00:05:45 Marta Cavicchioni si presenta connettendo il suo percorso di scelte personali e identitarie al percorso artistico e di attivismo dai lei intrapreso. La sua scelta di non avere figli, già intuita nell'infanzia, si lega profondamente al suo bisogno di strutturare nuove forme comunitarie e affettive al di là dei limiti della famiglia tradizionale fondata sui legami genetici. L'arte è stata per Marta lo strumento di salvezza per immaginare nuovi scenari possibili.trascrizione MARTA CAVICCHIONI: "Sono Marta Cavicchioni, sono stata invitata a fare un'esposizione in questo spazio virtuale che ha aperto Lunàdigas. Quindi ho strutturato questa mostra che poi vedrete esposta nello spazio virtuale.
Allora: cosa dire di me e del mio lavoro? E cosa rispetto a Lunàdigas?
Allora, io mi definisco un'attivista, sono un'attivista che attraversa gli spazi, in realtà, appunto senza fermarsi quasi mai.
Sono arrivata in bicicletta, forse è il movimento quello che mi contraddistingue come attivista.
Un po' di anni fa, diciamo, ho scelto a un certo punto qual era la mia strada, come donna, insomma, di non avere figli.
In realtà è stata una scelta che appartiene anche abbastanza al mio passato.
Io già da bambina non capivo troppo questo senso di avere dei figli geneticamente propri. E lì entriamo anche forse nel concetto sociale che mi appartiene, su cui strutturo anche la mia arte. Che poi non è neanche mia appunto, è qualcosa di diverso, è un atto d'amore, secondo me, di affetto verso le altre persone.
Quindi ha molto a che vedere in realtà con la metafora della maternità, ma come affetto dato a qualcosa, a qualcuno senza niente... in cambio.
Comunque, socialmente, secondo me, non abbiamo delle strutture affettive ora, qui, in questo contesto, che almeno mi comprendano.
L'idea mia di crescita, di una persona, perché anche questa cosa io non riesco neanche a dividere le persone per fasce d'età. E anche le persone giovani, secondo me sono persone che hanno una loro soggettività, che dovrebbero essere socializzate all'interno di un contesto più ampio.
Nel tempo sto formando un concetto di tribù un po' diversa, insomma, che non sia legata a una genetica e questo si lega molto alla scelta di non avere figli.
Non ho bisogno io di avere un figlio che abbia la mia genetica, non ho bisogno di riprodurre quello. Quello di cui ho bisogno, probabilmente, e che mi sento, è di costruire delle comunità.
È quello il mio modo di essere nel mondo, insomma, di tentare di lasciare quel tipo di solco, se vogliamo, insomma. Ma non per me, non mi interessa, io forse non lo vivrò, però per non far vivere tutto quel dolore.
Io ho provato tantissimo dolore nel dover ripensare gli affetti, perché non è facile, con la qualità e la quantità di affetti che abbiamo intorno, non è facile per niente, affetti slegati dal concetto di famiglia, che è una struttura sociale creata per ordinare una società. Non è una cosa innata in noi.
I ruoli affettivi sono una roba che ti entra dentro perché ci nasci, ti viene imposta in qualche modo.
È l'unica via, cioè ti fidi perché ti fidi delle altre persone perché pensi che ti stiano dando il meglio di sé. Quindi crei comunque tutto un immaginario che quando ti ci scontri - perché non lo senti questo affetto -, secondo me lì c'è tanto dolore da affrontare, e tanta ricerca di altro nel mondo.
E l'arte a me è servita a questo, è stata la mia salvezza.
Io ho iniziato a immaginare altro rispetto a quello che vivevo.
E secondo me è la propensione che vorrei... che tutte le persone dovrebbero poter avere, cioè la possibilità di immaginare qualcosa di diverso anche rispetto a quello che vivono nel proprio ambito dove nascono.
Insomma, non è detto che si nasce fortunati con degli affetti intorno o un contesto che ti dia criticamente la capacità di capire quello che c'è, che senti.
E secondo me questo è un lavoro che per esempio adesso, politicamente - io sono anche molto politica-, credo che dobbiamo cambiare anche politicamente gli approcci per agire delle strutture che ci comprendano, che comprendano tutte le persone che mettono in dubbio queste dinamiche.
Poi non so mai se sono chiara, perché proprio alcune cose non le capisco come avvengono.
E da lì mi sono posta un sacco di domande, e quello mi ha aiutato.
Dico: perché soffro all'interno di queste... di queste strutture, di questo modo di fare? Quello mi ha aiutato tantissimo. E quello muove anche tutta la mia ricerca, ma non solo la mia ricerca."
English:
MARTA CAVICCHIONI: "I'm Marta Cavicchioni, I was invited to exhibit my works in this virtual space opened by Lunàdigas.
So, I structured this exhibition which you will see on display in the virtual space.
What can I say about me and my work? And what connected to lunàdigas?
So, I call myself an activist, I am an activist crossing the spaces, actually,
without ever stopping.
I arrived by bicycle, maybe that's the movement, that distinguishes me as an activist.
A few years ago, let's say, I chose at some point my path, as a woman, not to have children.
It was actually a choice which belongs also to my past. Since I was a child, I couldn't much understand this need of having your own biological children. And there we plunge in the social concept which belongs to me, on which I also structure my art. Which is not even mine, it's something different. I think it's an act of love and affection towards other people. So, it has actually a lot to do with the metaphor of motherhood, but as affection given to something or someone without getting something in return.
Anyway, socially, in my opinion, we don't have affective structures now, here, in this context, that could at least understand me.
My idea of growth, of a person, because I can't even divide people by age groups.
And young people too, in my opinion they are people that have their own subjectivity, who should be socialized within a broader context.
Over time, I am giving shape to a kind of different tribe, not linked to genetics and this contributes to the choice not to have children.
I don't need to have a child that carries my genetic traits, I don't need to reproduce that. What I need and that I feel, probably, is to build communities.
That's my way to be in the world, to try and leave that kind of mark.
Not for myself, I don't care, I may not live to see it, but so as not to let others live through that pain.
I felt a lot of pain in having to rethink the affections, because it's not easy.
The quality and quantity of affections surrounding us it's not easy at all. Independent from the concept of family, which is a social structure created to structure society. It's not something innate in us. Affective roles are something internalised because you are born with them, it's imposed on you in some way. It's the only way, you trust them, as you trust other people because you think they're giving you the best they have. So, you create anyway a whole series of imagery that when you clash with it because you don't feel this love, I think there is there so much pain to deal with, searching for other things in the world.
And art has served me for this, it was my salvation.
I started imagining something else, compared to what I was going through. And I feel this is kind of my inclination. I think all people should be able to have,
that is, the possibility of imagining something different from what they experience in the environment where they are born.
You are not necessarily lucky enough to be born surrounded by love, or in a context that critically gives you the ability to understand what's there, what you hear.
In my opinion this is a work that for example now, politically, I'm also a political activist, I think we need to change also politically how we approach action. And we need structures that include us, that can comprehend all the people that question these dynamics.
Then I never know if I'm clear, because there are things that I can't understand, how they work. And from there I questioned myself, and that helped me. Why do I suffer within these... within these structures, this way of doing things? That helped me a lot. And that moves even all my research, but not just my research."soggetto comunità famiglia tradizionale infanzia arte attivismo scelta Ente e ruolo Lucha y siesta