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Emna: "Non sognavo una famiglia, ma una casa tutta per me"



L'idea di famiglia, coppia e figli start 00:14:49end 00:31:03 Emna non crede nell'idea di famiglia basata sui legami di sangue, complice l'esperienza vissuta in prima persona. Il suo percorso - ammette - nasce come ricerca di un'autonomia dal modello familiare a partire dalla conquista di una indipendenza economica, professionale e abitativa. Anche nel suo rapporto di coppia, Emna confessa di aver chiarito la posizione di non desiderare figli. Dietro a questa scelta, ancora aperta alle possibilità e oggetto di pressioni da parte materna e in generale da parte della società, c'è la volontà di non perpetuare la specie, dato il sovrappopolamento in atto, un forte senso di responsabilità e una certa paura al pensiero di partorire. Emna di dice disposta, nell'eventualità, all'adozione.trascrizione EMNA: "Dal momento che sono cresciuta in una famiglia molto complicata il mio sguardo sulla questione della famiglia...
In realtà non ho un concetto di famiglia anche rispetto alle mie sorelle, con cui sono molto vicina.
Quando mi fanno notare che siamo molto vicine, dico sempre che sono amiche, non gli sono vicina perché sono mie sorelle, ma perché sono persone con cui ho affinità e che amo molto. Le considero come il primo cerchio di amici che ho avuto nella vita.
Già il mio concetto di famiglia... non ho una visione. Non credo che la famiglia sia il nucleo della società. Quindi... il mio problema con la famiglia non si limitava a mio padre, mia madre e le mie sorelle. C'erano altri problemi, anche con la famiglia allargata, con i parenti di mia madre e mio padre. Ero molto a disagio perché dovevo tollerare delle persone solo perché si trattava del fratello di mio padre o della sorella di mia madre. Sin da piccola ho faticato ad accettare l'imposizione di persone nella nostra vita che non abbiamo scelto.
Non è che se abbiamo un legame di sangue ci si debba per forza amare e che tutto deve andar bene.
In primis non ho una visione della famiglia, in generale nella nostra società e soprattutto per le donne.
Si pensa che tu sogni di crescere, di sposarti, fare una famiglia e dei bambini. Invece io sin da piccola sognavo di crescere e avere una casa tutta per me. Non sogno di creare un'altra famiglia, di fare bambini e diventare nonna... Non ho voglia di dare continuità alla specie.
Il modello di famiglia che ho avuto è un modello di una madre e un padre, che non si capiscono, che litigano continuamente, e c'è anche violenza in casa, c'è un padre distaccato dai suoi figli. Questo, ovviamente, è come interpreto io le cose. Forse non era così, ma quello che vedevo io era un padre completamente deresponsabilizzato che ci percepiva quasi come un peso. Necessariamente cresci pensando che la famiglia non è una cosa stupenda e non aspiri a costruire una famiglia.
La mia situazione è diversa da quella di mia madre. Adesso ho ventisei anni, lavoro da cinque anni ormai, ho iniziato a lavorare quando ero ancora all'università. In questo momento lavoro in un'organizzazione internazionale.
Vivo da sola come vedete, ho un ragazzo da due anni circa. La mia situazione è ben diversa da quella di mia madre.
Posso dire di aver imparato da lei, come esempio di tutto quello che non si deve fare nella vita: scegliere di lasciare il tuo lavoro per i tuoi figli e per tuo marito, questo è fuori discussione. O decidere di perdonare qualcuno che ha alzato le mani su di te, questo anche è fuori discussione.
Scegliere di supportare una persona o di aiutarla senza attendersi niente in cambio, nemmeno un "grazie", aiutare una persona che non farà lo stesso con te in futuro, anche questo è fuori discussione.
Quindi era... Delle volte mi dico che la mia concezione della famiglia e della vita di coppia non è sana diciamo.
Il padre che ho visto è uno che ti mette solo dei limiti e imposizioni di non fare questo e quello con mia madre davanti. La lista delle cose da non fare nella mia testa... è più lunga la lista delle cose da non fare che quella di quelle che posso fare. Mi sforzo adesso di immaginare di più anche quello che voglio fare. Cerco di farlo.
Ho un ragazzo da due anni, le cose vanno piuttosto bene. Io vivo sola qui, ma lui è molto presente nel mio quotidiano. Ci vediamo tutti i giorni, condividiamo tutto, viaggiamo abbastanza spesso. La nostra relazione è molto intensa, facciamo dei progetti e pensiamo di restare insieme a lungo. Poi in realtà mi dico sempre che chissà come sarà, non sappiamo come possa evolvere.
Ho ancora quest'idea per cui non ambisco ad avere una famiglia nella vita, a dedicare la vita a fare famiglia e ad avere bambini. Anche questa è una cosa a cui si deve pensare di più e non posso pensare solo per me dal momento che ho accettato una relazione a lungo termine, che ho una persona accanto a me.
Non posso essere egoista e pensare solo a me stessa; dire che non voglio e che ho deciso così e lui deve seguirmi. Io posso influenzarlo, come anche lui può influenzare me. È così... vedremo a che cosa porta.
È da quando sono piccola che lo dico, dai tempi delle superiori che da grande non metterò su famiglia, non mi sposerò e non farò figli. E tutti mi dicevano: "come fai a dire così, sei piccola", "appena cresci vorrai avere figli, vedrai poi come ti piaceranno i bambini".
La mia cerchia ha iniziato a capire come la pensavo, sin da piccola; crescendo, mia madre sapeva che ero molto diversa dalle mie sorelle. Per esempio, quando le ho detto che volevo vivere da sola, ovviamente non era felice che andassi via di casa e vivessi da sola, ma aveva già capito.
All'epoca mio padre era ancora a casa, lei mi disse che non poteva obbligarmi a restare a casa per forza: "se vuoi vivere sola è una tua scelta, ma voglio che tu mi venga a trovare e che tu mi chiami sempre". Non è stato facile per me essere sempre presente e chiamarla spesso perché torniamo al solito punto, sono fatta così, non parlo molto, non sono una che si preoccupa molto di queste cose.
Ha risentito molto del fatto che vivo sola e mi sono allontanata, a volte passo anche due settimane senza avere sue notizie e spesso litighiamo. Mi rimprovera di non averla chiamata, mi chiama quando lavoro e io mi arrabbio. "Non è il momento!" e lei mi dice: "ma allora quando?"
Questo ha creato una certa tensione, anche le mie sorelle mi chiamano a volte per incitarmi a sentire mia madre perché lei chiede di me. Questo le ha confermato che siccome vivo sola, mi sono allontanata da lei.
Poi c'è stato un momento... prima vivevo con altre persone, nel cambio tra la casa vecchia e questa, c'è stato un momento di due-tre mesi in cui sono tornata a vivere con lei. Ho accettato di vivere con lei perché comunque mio padre non c'era già più. Mi sono detta che magari poteva essere una buona occasione per riavvicinarci e pensavo le avrebbe fatto piacere. Mi ha invece confermato che non potrei sopportare di vivere con mia madre, è così e basta.
Lei è ancora in fase di negazione, non capisce, è una madre molto classica, ha vissuto in campagna, poi si è installata a Tunisi, ma ha una visione molto "tunisina" di come funzionano le cose.
Mia madre non ha accettato che io mi allontanassi, ma sa che non è lei a decidere. Se voglio vivere sola, vivo sola. Però non è di quelle che ti spingono a sposarti o a fare figli. Sa che è una cosa che dipende da me e non mi obbligherebbe a farla. Ma, allo stesso tempo, anche se sin da piccola ho iniziato a dire che non volevo fare figli lei comunque mi diceva sempre che non devo dire così, che poi vedrò quando cresco, che i figli sono una bella cosa. Questo è il suo modo di fare. Cerca di convincersi del fatto che ora dico così ma che crescendo vorrò dei figli, che è una cosa naturale. Non capisce che non esiste necessariamente una volontà naturale di avere figli. Non ho cambiato idea. Penso ancora di essere una persona che non dovrebbe avere figli. Non voglio fare figli e penso che non dovrei farne.
Credo che la questione sia sempre legata all'atmosfera in cui sono cresciuta. Se guardo il modello di genitori che avevo, ogni volta che anche solo brevemente provo a dirmi di fare figli sento una pressione e responsabilità enorme.
Io non voglio figli, ma se visualizzassi di averne, i figli che avrò non dovranno mai avere paura di me o arrabbiarsi con me o sentirsi privati di qualcosa. Se guardo le cose da questa prospettiva, mi dico che è impossibile, quindi mi dico che non dovrei farne, evitando i problemi dal principio prima di arrivare a farne e fregarli. Quando provo di visualizzare l'idea in sé, mi dico che è meglio di no.
Questa è un altro questione… In generale penso che le persone dovrebbero smettere di fare figli o almeno cercare di non farne troppi, ma lo dico per altre considerazioni. Il mondo è sovrappopolato, lo dicevo fin da quando ero piccola, ma non mi prendevano mai sul serio. Perché fare figli? Il mondo è pieno di bambini senza genitori, che hanno bisogno di aiuto. È così.
Trovo talmente egoista pensare di voler avere dei figli tuoi, che devono uscire dal tuo corpo mentre ci sono bambini che hanno bisogno di essere adottati da una famiglia, di essere amati e protetti. Trovo stupido il dover fare ancora figli.
Quello che mi dico spesso è che se un giorno mi venisse davvero voglia di crescere un figlio, preferirei adottarlo piuttosto che farlo io. Se un giorno decidessi di adottare, sarà un giorno in cui sarò sicura di potergli assicurare un ambiente sano, in cui posso amarlo, in cui possa dargli non tutto quello che vuole, perché in questo caso potrebbe diventare una cosa brutta, ma in cui non si senta frustrato di non aver avuto le giuste opportunità nella vita per colpa dei suoi genitori.
Inizierei a pensare all'adozione, dopo aver risolto questi problemi. Finché non sento di poter offrire queste cose a un figlio, non posso pensare nemmeno all'adozione.
Se arrivo ad un certo punto ad accettare... non si tratta in realtà di accettare, non è la parola giusta... se mi renderò conto che ho questa voglia di educare un figlio e di vederlo crescere con me, questa sarebbe la prima barriera che cade. Poi c'è una seconda barriera che è... fisica. Non riesco a sopportare l'idea che una persona esca dal mio corpo. Semplicemente questa è di per sé un'idea che non riesco a capire, che mi fa molta paura e che non riesco a superare.
Come dicevamo, trovo che sia una visione molto egoista della vita che quando vuoi fare figli, tu faccia dei figli tuoi, mentre ci sono un sacco di bambini nel mondo, anche qui nel mio quartiere ce ne sono, che hanno bisogno di tutto l'amore del mondo e di qualcuno che si prenda cura di loro."

Français:
EMNA: "Depuis que j'ai grandi dans une famille assez compliquée mon regard sur la question de la famille...
En fait, je n'ai pas de concept de famille également par rapport à mes sœurs, dont je suis très proche.
Quand on me fait remarquer que nous sommes très proches, je dis toujours qu'elles sont amies, je ne suis pas proche d'elles parce que ce sont mes sœurs, mais parce que ce sont des personnes avec qui j'ai des affinités et que j'aime beaucoup. Je les considère comme le premier cercle d'amis que j'ai eus dans ma vie,
Déjà mon concept de famille... Je n'ai pas de conception. Je ne crois pas que la famille soit le noyau de la société. Donc, mon problème avec la famille ne se limitait pas à mon père, ma mère et mes sœurs. Il y avait d'autres problèmes, également avec la famille élargie, avec les parents de ma mère et de mon père. J'étais très gênée parce que je devais tolérer des gens simplement parce qu'il s'agissait du frère de mon père ou de la sœur de ma mère. Depuis toute petite, j'ai du mal à accepter l'imposition de personnes dans notre vie que nous n'avons pas choisi.
Ce n'est pas que si nous avons un lien de sang il faut forcément s'aimer et que tout doit aller bien. Tout d'abord, je n'ai pas de vision de la famille, et je n'inspire pas en avoir. En général dans notre société, surtout pour les femmes, on pense qu'elles rêvent de grandir, de se marier, faire une famille et des enfants.
Mais moi, depuis toute petite, je rêvais de grandir et d'avoir une maison toute pour moi. Je ne rêve pas de créer une autre famille, de faire des enfants et de devenir grand-mère... Je n'ai pas envie de donner continuité à l'espèce.
Le modèle familial que j'ai eu est un modèle d'une mère et d'un père qui ne se comprennent pas qui se disputent continuellement, et il y a aussi de la violence à la maison, un père détaché de ses enfants.
Ceci, bien sûr, est la façon dont j'interprète les choses. Peut-être que ce n'était pas le cas, mais ce que je voyais c'était un père complètement déresponsabilisé qui nous percevait presque comme un poids. C'est normal on grandisse en pensant que la famille n'est pas une chose merveilleuse et tu n'aspires pas à construire une famille.
Ma situation est différente de ma mère, j'ai 26 ans, je travaille depuis cinq ans maintenant, j'ai commencé à travailler quand j'étais encore à l'université. En ce moment je travaille dans une organisation internationale.
Je vis toute seule comme vous avez bien vu, j'ai un copain depuis environ deux ans. Ma situation est bien différente de celle de ma mère. Je peux dire que j'ai appris d'elle, par exemple, tout cela ce qu'il ne faut pas faire dans la vie: comme choisir de quitter votre emploi pour vos enfants et votre mari, C'est hors de question. Choisir de pardonner à quelqu'un qui a levé les mains sur toi, c'est hors de question. Choisir de soutenir une personne ou de l'aider sans attendre rien en retour, même pas un merci, une personne qui ne fera la même chose avec vous à l'avenir, c'est hors de question. Donc, c'était... Parfois je me dis que ma conception de la famille et de la vie d'un couple n'est pas en bonne santé, disons.
La conception... c'est...on va dire, un père qui disait: tu peux faire tu ça, ça et ça. Pour moi, avec ma mère devant c'est une liste de choses à ne pas faire, la liste est plus longue des choses à ne pas faire que celle de celles que je peux faire. J'essaye maintenant d'imaginer davantage, aussi ce que je veux faire. J'essaie de le faire.
Comme j'ai dit, j'ai un copain depuis deux ans. Les choses vont plutôt bien pour moi. Je vis seule ici, mais il est très présent dans mon quotidien. Nous nous voyons tous les jours, nous partageons tout, nous voyageons assez souvent. Notre relation est très intense, nous faisons des projets et pensons de rester ensemble longtemps. En fait, je me dis toujours qui sait comment ce sera, nous ne savons pas comment il peut évoluer. J'ai encore cette idée donc je n'inspire pas à avoir une famille, à consacrer ma vie à faire de la famille et d'avoir des enfants.
C'est aussi une chose à laquelle il faut penser davantage et je ne peux pas penser seulement à moi depuis que... que j'ai accepté une relation à long terme, que j'ai une personne à côté de moi. Je ne peux pas être égoïste et ne penser qu'à moi-même; dire que je ne veux pas et que j'ai décidé ainsi et il doit me suivre. Je peux l'influencer, tout comme il peut m'influencer. C'est comme ça... on va voir ou ça va nous mener.
Mon entourage sait depuis que je suis toute petite, depuis l'époque des lycées que je ne voulait pas une famille quand je serai grand, je ne me marierai pas et n'aurai pas d'enfants. Et tout le monde me répétait, "pourquoi tu dis ça, tu es petite", "dès que tu grandis, tu voudras avoir des enfants", "tu verras ensuite comment tu aimerais les enfants." Ils ont commencé à comprendre comme je le pensais, depuis l'enfance, en grandissant, ma mère savait que j'étais très différente de mes sœurs.
Quand je lui ai dit que je voulais vivre seule c'est normal, elle n'était pas heureuse que j'aille en vivant seule, mais elle avait déjà compris.
À l'époque, mon père était encore à la maison, elle m'a dit qu'elle ne pouvait pas m'obliger à rester à la maison forcément: ‘si tu veux vivre seule, c'est ton choix, mais je veux que tu viennes me voir et que tu m'appelles toujours.' Ce n'était pas facile pour moi d'être toujours présente et l'appeler souvent parce qu'on revient au point habituel, je suis comme ça, je ne parle pas beaucoup, je ne suis pas quelqu'un qui se soucie beaucoup de ces choses. Donc, elle a beaucoup souffert du fait que je vis seule et que je me suis éloignée, parfois je passe même deux semaines sans avoir de ses nouvelles et nous nous disputons souvent. Elle me reproche de ne pas l'appeler, elle m'appelle quand je travaille et je me fâche. "Ce n'est pas le moment", et elle me dit "mais alors quand?" Cela a créé une certaine tension, même mes soeurs m'appellent parfois pour m'inciter à entendre ma mère parce qu'elle me demande. Donc, cela lui a confirmé que comme je vis seule, je me suis éloignée d'elle.
Puis il y a eu un moment, pendant un changement entre la vieille maison et celle-ci, avant je vivais avec d'autres personnes, il y a eu un moment de 2-3 mois où je suis retournée vivre avec elle. J'ai accepté de vivre avec elle, en attendant de venir ici, parce que déjà mon père n'y était plus. Je me suis dit que ça pourrait être une bonne occasion de se rapprocher et je pensais que ça lui ferait plaisir.
Au lieu de cela, ça m'a confirmé que je ne pouvais pas supporter de vivre avec ma mère, aussi simple que ça.
Elle est encore en phase de négation, elle ne comprend pas, elle est une mère très classique, elle a vécu à la campagne, puis elle s'est installée à Tunis, mais elle a une vision très "tunisienne" de la façon dont les choses fonctionnent.
Ma mère n'a pas accepté le fait que... elle ne veut pas que je m'éloigne mais elle sait que ce n'est pas elle qui décide. Si je veux vivre seule, je vis seule. Après elle n'est pas quelqu'un non plus qui vous poussent à nous marier ou à avoir des enfants. Elle sait que c'est quelque chose qui dépend de moi et elle ne va pas m'obliger à faire ça. Mais à ce stade, bien que depuis toute petite j'ai commencé à dire que je ne voulais pas faire d'enfants elle me disait quand même toujours que je ne dois pas dire ainsi, que je verrai quand je serai grand, que les enfants sont une belle chose. C'est sa façon de faire.
Elle essaye de me convaincre du fait que je dis maintenant comme ça mais qu'en grandissant je voudrai des enfants naturellement. Elle ne comprend pas qu'il n'existe pas naturellement une volonté d'avoir des enfants.
Je pense toujours que je suis pas une personne qui devrait avoir des enfants, je ne veux pas faire d'enfants et je pense que je ne devrais pas en faire. En fait, je crois que la question est toujours liée à comment j'ai grandi, l'atmosphère dans laquelle j'ai grandi.
Si je regarde le modèle de parents que j'avais chaque fois que même brièvement j'essaie de me dire de faire des enfants je ressens une pression et une responsabilité énormes.
Je veux pas d'enfant. mais si un jour je pense d'en avoir, les enfants que j'aurai ne devront jamais avoir peur de moi ou se fâcher contre moi ou se sentir privé de quelque chose. Si je regarde les choses de ce point de vue, je me dis que c'est impossible, donc je ne devrais pas en avoir, en évitant les problèmes dès le début avant d'arriver à en faire et puis les gâcher. Quand j'essaie de visualiser l'idée elle-même, je me dis: mieux que non.
Ça c'est un autre débat. En absolu, je pense que les gens ne devraient plus avoir d'enfants ou au moins essayer de ne pas avoir trop d'enfants. Après c'est pur des considérations, comme que le monde est surpeuplé, je le disais depuis que j'étais petite, mais ils ne me prenaient pas au sérieux. Pourquoi les faire? Le monde est plein d'enfants sans parents, qui ont besoin d'aide. C'est fou.
Je trouve tellement égoïste cette vision de vouloir avoir des propres enfants, qui doivent sortir de votre corps.
Alors qu'il y a des enfants qui ont besoin d'être adoptés par une famille, d'être aimés et protégés. Je trouve c'est con en faite d'avoir encore plus d'enfants. Mois, ce que je me dis souvent, si un jour je voudrais réellement faire cette expérience de faire grandir un enfant, je préférerais l'adopter plutôt que de l'avoir moi-même. Si un jour je décide d'adopter, ce sera un jour où je serai sûre que je pourrais lui assurer un environnement sain, où je peux l'aimer, dans lequel je peux leur donner pas tout ce qu'ils veulent, parce que dans ce cas pourrait devenir une mauvaise chose, mais dans lequel ils ne se sentent pas frustrés pour ne pas avoir eu assez d'opportunités dans la vie à cause de ses parents. Je commencerais à penser à l'adoption, après avoir résolu ces problèmes. Jusqu'à ce que je sente que je peux offrir ces choses à un enfant, je ne pourrais même pas penser à l'adoption. Si j'arrive à un moment donné à accepter... il ne s'agit pas d'accepter, ce n'est pas le mot. Si je réalise que j'ai cette envie de grandir un enfant et de le voir grandir avec moi, ça serait la première barrière qui tombe. Ensuite, il y a une deuxième barrière qui est... physique.
Je n'arrive pas à supporte pas l'idée qu'une personne sorte de mon corps. Tout simplement, ça c'est une idée que je n'arrive pas à comprendre, qui me fait très peur et que je n'arrive pas à dépasser.
Comme on disait... je trouve que c'est une vision très égoïste de la vie que lorsque tu veux des enfants tu fais de tes enfants, alors qu'il y a beaucoup d'enfants dans le monde, ici aussi, dans mon quartier, il y en a, ils ont besoin de tout l'amour du monde et de quelqu'un qui s'occupe d'eux."

English:
EMNA: "Since I grew up in a very complicated family my gaze on the family issues... I don't really have a concept of family, even compared to my sisters, with whom I am very close. When people point me out that we're very close, I always say they're friends, I'm not close to them because they're my sisters, but because they are people with whom I have an affinity and whom I love very much. I consider them as the first circle of friends I've had in my life.
Already my concept of family... I don't have a vision. I don't think the family is the core of society. So... my problem with the family it wasn't limited to my father, my mother and my sisters. There were other problems, even with the extended family, with my mother's and my father's relatives. I was very uncomfortable because I had to tolerate people just because it was my father's brother or my mother's sister. Since I was a child, I have struggled to accept the imposition of people in our lives that we didn't choose.
It's not that if we have a blood bond one must necessarily love and that everything has to be okay.
First of all, I don't have a vision of the family, and I don't aspire to have one.
In our society, especially for women, people assume that you dream to grow up, get married, have a family and children. But since I was little I dreamed to grow up and have a home to myself. I don't dream of creating another family, of making babies and becoming a grandmother... I don't feel like giving continuity to the species.
The family model I had was a model of a mother and a father who don't understand each other, who fight all the time, and there's also violence at home, and a father detached from his children. This, of course, is how I interpret things. Maybe it wasn't, but what I saw was a completely withdrawn father who perceived us almost as a burden.
You necessarily grow up thinking that family is not a great thing and you don't aspire to build your own.
My situation is different from my mother's, I'm currently 26 now, I've been working for five years, I started working when I was still in college. Right now I work in an international organization. I live alone as you can see, I've had a boyfriend for about two years. My situation is very different from my mother's. I can say that I learned from her, as an example of all that you don't have to do in life: like choosing to quit your job for your kids and your husband, that's one thing out of the question. Or decide to forgive someone who laid his hands on you, that's also out of the question. Or choosing to support a person or to help him without expecting nothing in return, not even a "thank you", a person who will do the same for you in the future, this is also out of the question. So that was...
Sometimes I tell myself that my conception of the family and of couple life it's not healthy, let's say.
The father I saw it's one that only puts limits on you and impositions not to do this and that, with my mother there, there was a list of don'ts. The list of things I shouldn't do is longer than the ones I can do. I try now to imagine more also what I want to do. I try to do it well.
I've had a boyfriend for about two years, things are going pretty well. I live here alone, but he's very present in my daily life. We see each other everyday, we share everything, we travel quite often. Our relationship is very intense, we make plans and think about staying together for a long time. Then, I always tell myself who knows what it will be like, we don't know how it can evolve. I still have this idea so I don't aspire to have a family in life, to dedicate life to raising a family and having kids. This is also a thing that you have to think about more and I can't just think for myself since... I've agreed to a long-term relationship, since I have a person next to me. I can't be selfish and think only of myself. say I don't want to do things and that I have decided and he has to follow me. I can influence him, just as he can influence me. That's how it is... we'll see what it leads to.
I've been saying this since I was little, since I was in high school, that growing up I did not want to start a family, getting married and having kids. And everyone was telling me "you can't say that, you're too young", "growing up you will want children, you'll see how much you'll like them."
My circle of friends started to understand how I felt about it, from an early age, growing up, my mother knew I was very different from my sisters. When I told her that I wanted to live alone obviously she wasn't happy that I was going away from home and live alone, but she could understand.
At the time my father was still at home, she told me she couldn't force me to necessarily stay at home: ‘if you want to live alone it's your choice, but I want you to come and visit me and that you always call me.' It wasn't easy for me to be always present and call her often because we go back to the usual point, I'm like that, I don't talk much, I'm not one who cares much for these things. She was very affected by the fact that I live alone and I have moved away, sometimes I spend even two weeks without hearing from her and we often quarrel. She blames me for not calling her, she calls me at work and I get angry. 'This is not the time!' And she tells me "but then when?" This has created a certain tension, my sisters also call me sometimes to encourage me to speak to my mother because she asks about me. Somehow, this has confirmed to her that since I live alone, I walked away from her.
Then there was a moment, for example when I was changing between the old house and this one, I used to live with other people, there was a moment of 2-3 months where I moved back in with her. I had agreed to live with her because anyway my father was gone. I told myself that maybe it could be a good opportunity to get closer and I thought she'd like it. Instead, she confirmed to me that I could not endure living with my mother, it's as simple as that. She's still in denial, she doesn't understand, she is a very classic mother, she lived in the countryside, then settled in Tunis, but she has a very "Tunisian" vision of how things work.
My mother did not accept it, it's not that she did not accept it but was sorry I moved out, but she knows she's not the one who decides. If I want to live alone, I live alone. But she is not one of those people who push you to marry or have children. She knows it's up to me and she wouldn't force me to do it. But at the same time, even if I started saying from an early age that I didn't want to have children, she always told me anyway that I didn't have to say like that, that I'll see when I grow up, that kids are a good thing. That's her way of doing things. She tries to convince me that I may say like this now, but that growing up I will want children which is a natural thing. She doesn't understand it's not necessarily a natural thing to want to have children. I've not changed my mind.
I still think I'm a person who shouldn't have children, I don't want to have children and I don't think I should do that. I think the issue is always related to the atmosphere I grew up in.
If I look at the model of parents that I've had, whenever even briefly I try to tell myself to have children I feel enormous pressure and responsibility. I don't want kids, but if I visualize that I have some, the children I will have will never have to be afraid of me or get mad at me or feel deprived of something.
If I look at things from this perspective, I tell myself it's impossible, so I say I shouldn't have them, avoiding problems from the beginning instead of having them and then neglecting them. When I try to view the idea itself, I tell myself it's better not to. This is another debate... In general, I think people should stop having children or at least try not to make too many, but I say this for other considerations. The world is overpopulated, I've been saying that since I was little, but they never took me seriously. Why have children? The world is full of children without parents, who need help. It's crazy.
I find it selfish to think that you want to have your own children, that need to come out of your body, while there are children who need to be adopted by a family, to be loved and protected. I find it stupid this need to have children still.
What I often tell myself is that if one day I really wanted have the experience of raising a child, I'd rather adopt one than having one myself. If one day I'd decide to adopt, it will be a day when I will be sure to be able to ensure a healthy environment, where I can love them, where I can give them not everything they want, because in this case it could become a bad thing, but where they don't feel frustrated for not having had the right opportunities in life because of the parents. I would start thinking about adoption, after resolving these issues. Until I feel I can offer these things to a child I can't even think about adoption. If I get to a certain point of accepting... it's not really about accepting, that's not the right word. If I realize that I have this desire to raise a child and watching him or her grow up with me, this would be the first barrier that falls. Then there's a second barrier which is... physical. I can't stand the idea that a person comes out of my body. Simply, this is in itself an idea that I can't understand, it really scares me, and I can't get over it.
As we said, I find it to be a very selfish vision about life that when you want to have children you make your own children, while there are a lot of children in the world, even here in my neighborhood who need all the love in the world and someone to take care of them."
soggetto pressione giudizio sociale madre padre sorelle famiglia d'origine famiglia figli coppia partner paura adozione sovrappopolazione lavoro casa scelta indipendenza


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