Cinzia racconta della sua esperienza di mancata maternità, inizialmente molto sofferta. Affronta il tema del rapporto tra corpo e mente, nel suo caso legato ad una paraplegia, che ha influito nella scelta di avere un figlio a livello organizzativo e sociale, oltre che fisico.
Vuoi ascoltare e leggere altre testimonianze? Sostieni l’archivio vivo di Lunàdigas!
Ecco la trascrizione completa del video:
CINZIA: «Sono Cinzia, ci troviamo a Cagliari, di fronte al mare, per parlare di bambini o di figli. Bambini ne ho tanti, tutti quelli delle mie amiche, e quella di mio fratello; figli non ne ho avuto nessuno. Sinceramente questo mi dispiace molto perché ho sempre desiderato avere dei figli, almeno uno, però diciamo che la natura ha scelto per me. Ho provato intensamente a contrastarla, ma non c’è stato verso, ha vinto lei. Non tanto per il problema della deambulazione che si può pensare sia stata appunto la causa del non aver avuto figli, ma per la salute, perché il mio corpo si è rifiutato attraverso vari problemi e patologie, e quindi non mi è proprio riuscito. Diciamo che ci son stati dei periodi in cui avrei potuto, perché il medico diceva che era il momento ideale, ma magari non avevo il compagno giusto per fare un bambino, oppure non ce l’avevo per niente. Questo, con il passare degli anni, ha fatto allontanare sempre di più la speranza di poter avere questo bambino, sino a quando si è arrivate ad una età nella quale comunque non sarebbe stato più possibile perché ora ho 44 anni e per quanto ci siano donne che a 44 anni possono fare dei figli, la mia situazione – come posso dire, medica – non me lo ha permesso prima e ora è assolutamente impossibile, appunto… per questa scelta della natura.
Adesso la sto vivendo un po’ meglio, in passato diciamo che è stato per me un dolore. C’è stato un momento della mia vita, quello forse in cui l’ho sofferto di più, in cui è nata la bambina di una mia carissima amica alla quale io mi sono affezionata moltissimo, alla quale sono molto affezionata e che amo moltissimo perché è stata la prima bambina così vicina a me, che mi ha dato molte molte gioie.
Sino a quando poi sono arrivate la bimba di mio fratello e la sorellina di questa bambina che si sono aggiunte a questa gioia, però lei è stata la prima sulla quale ho potuto riversare molta gioia ma anche molta esperienza di contatto vero e proprio con un bambino a cui volessi proprio tanto tanto bene. E questo forse ha attenuato, anzi sono sicura che ha attenuato molto questa mancanza. E io credo molto, moltissimo nel senso di maternità; credo moltissimo nella natura, nel dono che la natura ha fatto alla donna, che è quello della procreazione, e quindi per me non aver potuto realizzare questo progetto naturale è stata una mancanza.
Una mancanza che si è aggiunta a tanti altri handicap e che quindi forse ho vissuto in una maniera più dolorosa rispetto ad altre donne, ecco. Ora che ho fatto i conti con la natura e ho accettato che ha vinto lei forse la vivo molto molto meglio; forse perché ho raggiunto i 44 anni e da ora in poi la natura non mi avrebbe comunque concesso di procreare e quindi non… sono arrivata al punto in cui è andata così! Ecco, non ho più neanche la speranza dell’età e quindi non mi pesa più neanche tanto, diciamo così.
La mia esperienza con la maternità è stata un po’ travagliata, diciamo, perché io e mia madre abbiamo avuto un rapporto molto, come posso dire, sanguigno ecco. Siamo entrambe delle persone dalle emozioni fortissime, addirittura violente, che si sono confrontate sempre in maniera burrascosa. Da un punto di vista umano, è stato un crescere sempre al top delle emozioni, quindi un rapporto con la maternità un po’contrastato perché questa donna mi ha insegnato che i figli si amano al di sopra ogni cosa, però mi anche mi ha trasmesso un certo senso di paura nei confronti della maternità. L’ho avvertito con il passare degli anni,
l’ho avvertito forse quando mi sono soffermata a pensare sulle difficoltà che avrei potuto avere con un bimbo piccolo e mi sono resa conto che questo bimbo piccolo lo avrei voluto moltissimo ma l’avrei voluto con un compagno di vita perché i problemi, quelli operativi, li avrei vissuti con molta difficoltà. Io credo che, indipendentemente dalla mia paraplegia, questa paura l’avrei avuta comunque. Forse proprio per questo senso di maternità così forte che però mi ricorda il contrasto, questo senso di maternità che è ancestrale e proprio viscerale, e come tutte le cose viscerali sta sempre al top dell’emozione fortissima che è quell’emozione che ti piace vivere ma che mentre la stai vivendo ti fa male. Quindi anche il mio senso di maternità l’ho vissuto molto così, l’ho voluto moltissimo; mi sarebbe piaciuto moltissimo però riuscivo sempre a vedere le difficoltà che avrei avuto in mancanza di un compagno. É una delle cause di non aver avuto figli, perché in realtà un figlio si può fare sempre perché un uomo con cui fare un figlio si trova sempre, però poi bisogna vedere se quella è la scelta giusta per te. Per me non è stata la scelta giusta: l’avrei voluto ma l’avrei voluto con qualcuno, si, sicuramente si. Qualcuno che mi avrebbe aiutato a dividere il senso di maternità e anche l’accudimento di un bambino, nella crescita; dividere anche le responsabilità, gli insegnamenti; dare a questo bambino sicuramente la parte femminile e la parte maschile della crescita, che secondo me sono molto molto importanti.
Quando penso a queste paure in relazione alla maternità, quelle operative, proprio dell’accudire un bambino da sola, a volte quando perdo il controllo dei pensieri, penso che la natura abbia scelto per me nel senso che mi abbia salvata da questa fatica. È un pensiero che odio pensare e che, quando mi viene, caccio via perché io credo moltissimo nel fatto che la salute del corpo dipende molto dal nostro pensiero e allora ho paura di averlo causato io questo problema, di aver causato io le malattie che non mi hanno fatto avere bambini e non me ne hanno dato la possibilità; allora sono pensieri che caccio via perché l’idea di aver perso una gioia così grande per una paura che non ho mai voluto riconoscere in realtà, ma che ho sempre tenuta nascosta, un po’ mi spaventa. Non mi piace pensare che sia colpa mia, è una cosa che non voglio pensare, però a volte, si, ci penso, ci penso moltissimo che forse, inconsciamente, in qualche modo, non l’ho voluto, si, è vero, ci penso, però…
Quando mi hai parlato di questo progetto io ho pensato: ma io non ho scelto di non avere figli. E forse per la prima volta ho veramente realizzato, completamente, questo pensiero della natura, no? che la natura ha scelto per me.
E poi c’è stato questo pensiero subito seguente: ma non è che l’ho aiutata un po’ questa natura?
Ho fatto il punto della situazione, forse sì sono arrivata a fare il punto della situazione, perché ci ho pensato tantissime volte, però sempre riferendomi al problema contingente di quel momento in cui lo pensavo. Non ho mai voluto trarre conclusioni, forse le ho tratte proprio in quel momento là.
È vero, è un problema di cui non si parla mai questo, forse non si parla mai della scelta consapevole di non avere figli perché si è più simpatici in realtà a dire che non si possono avere figli, piuttosto che dire io i figli non li voglio proprio perché c’è la caratteristica umana femminile fortissima che è quella della maternità. E forse si, è vero, non è proprio il mio caso perché non ho proprio scelto deliberatamente di non averli, però mi rendo conto che posso risultare, per la maggior parte, più simpatica io che dico che non li ho potuti avere – un po’ per la natura un po’, forse perché io ho aiutato la natura, questo è irrilevante agli occhi di molti – piuttosto che una persona che dice: “si, io scelgo di non averli perché ho delle difficoltà mentali ad averli o perché sono nata con un senso di maternità scarso”.
La mia esperienza mi dice una cosa: per quanto io creda davvero, come diceva mio padre, che un bambino non è mai una disgrazia, io penso che a volte si debba ascoltare moltissimo il proprio senso di maternità o di non-maternità. E il bambino ha diritto a crescere in un ambiente sereno, dove sentirsi amato. Troppo spesso ho dovuto vedere situazioni nelle quali scarsi sensi di maternità hanno regalato vite brutte, e hanno formato persone molto sofferenti. Allora io dico questo sì, è vero, un bambino non è mai una disgrazia, però ascoltare l’assenza di un senso di maternità è un dono enorme che si possa fare a un bambino che non nasce, gli si risparmia veramente di fare una vita molto brutta. Io questo lo penso molto, non è necessario essere mamme a tutti i costi, non è necessario essere mamme a tutti i costi, questo è vero.»
Vuoi ascoltare e leggere altre testimonianze? Sostieni l’archivio vivo di Lunàdigas!