Cristina Di Svezia, tramite la voce di Monica Trettel, ci parla della sua vita a corte e delle sue affinità con un’altra donna svedese e lunàdigas, seppur di un altro tempo: la divina Greta Garbo.
La raccolta scritta Monologhi impossibili, raduna le voci, le parole e le idee di tante donne (e uomini) reali e immaginarie, accomunate dalla scelta di non aver avuto figli.
Un bel gruppo di lunàdigas ante litteram.
I Monologhi impossibili, attraverso un viaggio nel Tempo, danno voce sia a reali personaggi storici vissuti in altre epoche quali eroine, dive del cinema, artiste, poetesse, mistiche, banditesse e altre, sia a figure del Mito e dei fumetti, e ancora alle donne e agli uomini della letteratura antica e moderna.
Donne (e uomini) forti e risolute, celebri e non solo, che siano state anche involontariamente un riferimento per la scelta di essere Lunàdigas.
Il titolo Monologhi impossibili si riferisce esplicitamente alla famosa serie radiofonica degli anni Settanta intitolata Le interviste impossibili e da quella prende spunto per far parlare, in forma scritta, donne di tutte le epoche. Frida Kahlo, Dora Maar, Vittoria Colonna, Jane Austen, Barbie, Marilyn Monroe, Dorothy Parker, Maria Callas, Camille Claudel, Rosa Luxemburg, Lucy Van Pelt, Dafne, Hélène Kuragina, Jean D’Arc, Coco Chanel, Francesca Alinovi e molte altre meravigliose donne lunàdigas, tali ancor prima che questa definizione fosse stata inventata.
Il libro Monologhi impossibili rappresenta il contributo che l’autore Carlo A. Borghi ha voluto offrire al progetto Lunàdigas – che lo comprende – per sottolineare quanto la scelta di non esser madri sia stata elaborata e ragionata in modo profondo da tutte le persone che l’hanno abbracciata.
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Ecco la trascrizione completa del video:
CRISTINA DI SVEZIA: « Io sono la regina Cristina di Svezia e mi presento a voi con i tratti di Greta Garbo, la Divina. Omosessuale lei, bisessuale io. Molto bella lei, mica male io. Svedesi.
Avrei voluto conoscerla Greta, peccato che tre secoli ci abbiano divise. Entrambe madri mancate, not-mom, o meglio lunàdigas, come dite adesso. Al Primo Ministro che mi diceva: “Maestà, volete morire zitella?” rispondevo: “No, io morirò scapolo”. Comunque ho rinunciato al trono per ragioni che hanno a che fare con le passioni e con la mia personale visione della vita. Greta Garbo ha rinunciato anche lei molto presto al suo ruolo di divina. Ci somigliamo in questo. E nell’aver preferito non fare figli. E per i pantaloni da uomo.
Io ci godevo a vestirmi da cavaliere. Mi sono sempre sentita più principe che principessa, più re che regina. Avrei trovato strano che qualcuno, invece che “Regina Cristina”, mi chiamasse mamma. »
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