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Tre uomini – Marco, Ariele e Gianpiero dell’associazione culturale Area Sismica di Forlì – dialogano sulle loro posizioni personali e sui condizionamenti familiari e sociali che riguardano le scelte riproduttive.

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Ecco la trascrizione completa del video:

MARCO: « Le domande che ogni tanto vengono fuori sono a volte imbarazzanti perché alla fine cerchi sempre di glissare e di cambiare discorso perché, purtroppo, c’è una società – secondo me – un po’ abituata a questo cliché di vita e che sia una scelta o solo una conseguenza di vita, è difficile spiegare il fatto di avere una vita senza figli, di non aver procreato. Non molti lo capiscono. »
GIANPIERO: « Io penso che la maggior parte delle persone quasi agisca d’impulso, comunque d’istinto e poi si prenda la responsabilità successivamente di quello che succede e quindi molto diventa la reazione nel momento in cui ti trovi a dover affrontare una maternità o una paternità e quindi… non c’è la vera progettualità di famiglia basata su dei principi elaborati lungamente e ragionati… penso che sia la minoranza. Nella maggior parte dei casi la gente si incontra, si piace, si frequenta e nel momento in cui ci si riconosce, magari ci si vede un po’ affini, e si hanno delle cose in comune, si pensa che sia possibile lasciarsi andare anche a questo tipo di… »
MARCO: « Soprattutto che tu non sia una persona tra virgolette “completa” se non hai avuto figli. »
GIANPIERO: « Non sei realizzato. »
MARCO: « Cioè che non ci possa essere una parità di dignità di vita tra il fatto di averne avuti e non averne avuti. Questo sta cambiando perché effettivamente da quando io ero piccola ad adesso l’atteggiamento – vedo anche mia mamma o persone della sua età -, sta cambiando, c’è una certa apertura in questo senso. »
ARIELE: « L’hai lavorata ai fianchi per quarant’anni, ormai ha ceduto. »
MARCO: « Sì, ormai, ha detto basta! »
ARIELE: « No… però sì, dipende, a volte è giusto che uno non si prenda poi tutti i meriti di una scelta, perché comunque sia, la decisione è della donna e quindi molte volte uno ci si trova in una situazione del genere, quindi, posso dire “sì, il concetto di famiglia mi era ostile, non volevo diventare come tutti quelli che ho avuto intorno che hanno avuto dei figli, eccetera eccetera”, poi però alla fine uno può anche capitare con una donna che li vuole a tutti i costi e si trova a un bivio, quindi non è effettivamente che un uomo può fare una scelta del genere e portarla fino in fondo sempre e comunque. »
MARCO: « Son d’accordo che sia una scelta più da parte della donna. »
ARIELE: « Io ho avuto la fortuna di avere una relazione di vent’anni con una ragazza che, fortunatamente, la pensava come me e quindi questo ha comportato che non ci fossero mai stati problemi di fondo legati a questo tema; però insomma se fosse successo, non so quale poteva essere la mia reazione, quindi è difficile trovarsi di fronte a una situazione del genere. Adesso se dovesse ricapitare, sicuramente, arrivati a questo punto non ne ho proprio voglia, sarebbe molto duro essere posto di fronte a una presa di posizione forte o addirittura a una azione forte. Quindi non lo so. »
MARCO: « Adesso è più una questione di età, almeno per me, perché a quarant’anni… »
GIANPIERO: « E comunque è un argomento questo che secondo me viene molto pompato anche dai media. Nel senso, molte volte c’è un’induzione proprio quasi come andare al supermercato a comprare le cose… »
MARCO: « Una pressione fortissima… »
GIANPIERO: « … c’è la stessa pressione anche per invogliare la gente a fare un figlio perché “se non fai un figlio poi”… tremila – diciamo così – meccanismi che si mettono in moto che poi prevedono ovviamente come finale un business: perché alla fine, voglio dire, indurre le persone a cercare di fare famiglia, a mettere su i figli, questo e quant’altro… c’è tutto un indotto notevole quindi anche un mercato. Non è solo… E poi anche sulla donna, che sia lei che decide, solo lei, di avere un figlio perché l’uomo invece prende atto e basta, non sono totalmente d’accordo e non sono neanche d’accordo che ci sia nelle donne questa consapevolezza. Penso che anche loro siano condizionate moltissimo, forse più degli uomini e quindi cadono anche in questa trappola perché l’amica, perché la sorella ha il figlio e i nonni guardano i nipoti… Ti trovi che sei lì con la tua donna e a tavola, mentre si mangia, i bambini, questo e quant’altro e ti senti quasi alieno. Piano piano, non te ne accorgi, è subdolo, arriva come un’onda anomala, piano piano, piano piano ti senti che sei portato lontano da questa famiglia per il fatto che c’è questo accudimento dei piccoli, questo e quant’altro… ed anche la famiglia si sgrana senza che tu te ne accorga e non hai fatto nulla di male, ma ti trovi che devi giustificare come mai non fai dei figli e lì la risposta… »
ARIELE: « … però è anche vero che la nostra generazione, secondo me, ha vissuto la coda di un periodo in cui forse i concetti libertari erano sicuramente più forti di adesso. Negli ultimi trent’anni io ho visto questa deriva reazionaria sul concetto di famiglia; il concetto di dovere necessariamente procreare perché è importante la continuità, eccetera eccetera… è sempre più forte. Per me è inspiegabile, cioè siamo tornati indietro, è un po’ uno specchio dei tempi. »
GIANPIERO: « Io ti vorrei raccontare un aneddoto: nella mia attività, nel negozio quando arrivano i miei clienti, mi sono trovato una volta con questo cliente che è arrivato, parlando sempre dell’argomento di avere figli, anche lui mi chiedeva “come mai non avete figli?”, perché eravamo tanti anni che eravamo insieme e quindi è anche normale che uno ti chieda come mai non avete figli, visto che venivamo visti come una bella coppia (anche questa cosa è incredibile: più sono belle le coppie più normalmente non arrivano o succede…) ti dicono sempre: “Hai una bella coppia, stavate bene insieme”… »
L’aneddoto è praticamente che lui mi diceva: “Ma io con mia moglie ho fatto così: abbiamo avuto un figlio, poi appena il figlio cominciava a diventare grande, gliene ho fatto fare un altro in modo di tenere legata la famiglia e di tenere impegnata la moglie sul figlio”. Cavoli, questo è spaventoso! Cioè mi è stato detto… e questo signore ovviamente ha tre quattro figli, tre figli, scusami non voglio dire sciocchezze. E quindi quando ti senti dire una cosa del genere, cioè per tenere unita la famiglia devi soggiogare la moglie, tenendola sempre occupata coi figli… questo a me ha fatto veramente allargare le braccia, ho detto “Ok! C’è anche questo!”… »
ARIELE: « Beh, nell’esperienza indiretta, di chi ci sta intorno si è sentito di tutto. C’è un’ipocrisia nel lungo periodo della vita di una famiglia che è assurda, cioè il fatto che comunque il figlio faccia da collante ad un rapporto finito per me è una cosa… »
GIANPIERO: « Incomincia una violenza… »
ARIELE: « … ma è una cosa talmente comune ai miei occhi e talmente spaventosa che non riesco… E’ per quello che sono felicissimo che sono riuscito a portare fino in fondo questa mia idea di vita perché sarebbe stato veramente devastante, cioè stare con una persona perché comunque hai procreato e non… comunque è trasversale anche agli strati sociali più diversi, al tipo di vita che uno fa o al benessere che uno può aver raggiunto, è trasversale a tutto. Si innescano dei meccanismi di un ipocrita che in un ambito invece libertario queste ipocrisie sarebbero dovute decadere nel tempo, invece sono aumentate. La disgregazione del concetto di famiglia è lì, non è non aver avuto figli… »
GIANPIERO: « Sì, anche però… secondo me, ritorno sempre al discorso economico, anche dal punto di vista economico, perché se poi anche lo Stato in cui vivi non agevola o non aiuta… c’è anche lì una scelta perché se io mi trovo – come dicevo prima – a lavorare tutto il giorno e non ho tempo di condividere con mia moglie i tempi piacevoli, e non ho un più che mi permetta di… mi sento anche incapace di poter seguire un bambino eventualmente, perché dico: “son sempre via”… »
ARIELE: « Però per me anche quella è una convenzione, perché anche lì ho visto, sempre per esperienze indirette, che c’è questa cosa di dover dargli sicurezza a tutti i costi, di doverli accudire a tutti i costi, doverlo portare alla fine di un progetto a tutti i costi… in realtà un figlio non è un cane al guinzaglio, cioè si prende la sua vita, e invece dover avere la responsabilità dei soldi, poi non so, non accettare magari gli aiuti esterni perché c’è un fatto di orgoglio, si innescano dei meccanismi quasi da animale domestico alla fine… »
GIANPIERO: « Infatti sono aumentati molto gli animali domestici… »
MARCO: « Ma sì, in fondo il sorriso di un bambino o le fusa di un gatto… dai alla fine, sto scherzando! »
GIANPIERO: « Non esageriamo… »
MARCO: « Il cinismo… »

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