Monica Trettel interpreta un estratto delle pagine di Carlo A. Borghi dedicato alla scrittrice inglese Jane Austen.
La raccolta scritta Monologhi impossibili, raduna le voci, le parole e le idee di tante donne (e uomini) reali e immaginarie, accomunate dalla scelta di non aver avuto figli.
Un bel gruppo di lunàdigas ante litteram.
I Monologhi impossibili, attraverso un viaggio nel Tempo, danno voce sia a reali personaggi storici vissuti in altre epoche quali eroine, dive del cinema, artiste, poetesse, mistiche, banditesse e altre, sia a figure del Mito e dei fumetti, e ancora alle donne e agli uomini della letteratura antica e moderna.
Donne (e uomini) forti e risolute, celebri e non solo, che siano state anche involontariamente un riferimento per la scelta di essere Lunàdigas.
Il titolo Monologhi impossibili si riferisce esplicitamente alla famosa serie radiofonica degli anni Settanta intitolata Le interviste impossibili e da quella prende spunto per far parlare, in forma scritta, donne di tutte le epoche. Frida Kahlo, Dora Maar, Vittoria Colonna, Jane Austen, Barbie, Marilyn Monroe, Dorothy Parker, Maria Callas, Camille Claudel, Rosa Luxemburg, Lucy Van Pelt, Dafne, Hélène Kuragina, Jean D’Arc, Coco Chanel, Francesca Alinovi e molte altre meravigliose donne lunàdigas, tali ancor prima che questa definizione fosse stata inventata.
Il libro Monologhi impossibili rappresenta il contributo che l’autore Carlo A. Borghi ha voluto offrire al progetto Lunàdigas – che lo comprende – per sottolineare quanto la scelta di non esser madri sia stata elaborata e ragionata in modo profondo da tutte le persone che l’hanno abbracciata.
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Ecco la trascrizione completa del video:
JANE AUSTEN: «Virginia Woolf diceva che ero l’artista più perfetta fra tutte. Lei scriverà cent’anni dopo la mia morte, durante la Grande Guerra. Se l’avessi conosciuta forse avrei potuto innamorarmi di lei e magari avremmo scritto un libro a quattro mani pieno di fremiti e di palpitazioni.
Lei era sposata, ma aveva rinunciato decisamente ai figli. Io, invece, avrei voluto un marito e dei figli, ma non è andata così. Ci ha pensato la tisi a portarmi via nubile proprio mentre i miei libri incominciavano a vendere.
Ho scritto tanto, in una specie di auto-segregazione dove solo la mia immaginazione ha avuto campo libero.
I protagonisti dei miei romanzi hanno preso vita tra le mura e le stanze del cottage di Chawton dove ho vissuto con mia sorella Cassandra, unica amica e confidente.
Le amate stanze del cottage di Chawton sono oggi un museo frequentatissimo dalle mie lettrici.
All’età di ventisette anni un ricco signore mi aveva proposto di sposarlo. Da principio avevo accettato ma, dopo una notte insonne, ho declinato l’offerta. Ragione, sentimento, orgoglio, pregiudizio… chissà. Fatto sta che ho rinunciato a lui e alla sua proposta nuziale.
“Imperscrutabile e misteriosa lo sarà sempre” scriveva di me Virginia.
Sono diventata un classico tra i classici, una sicurezza nella storia della letteratura.
I miei libri sono di quelli che, tenuti sul comodino, ricevono l’ultimo pensiero prima di dormire, e il primo al risveglio.»
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