Incontrata in più occasioni nel 2011, Margherita Hack riflette sui suoi sentimenti nei confronti della maternità. Confessa di non aver mai desiderato figli e di essere piuttosto messa in imbarazzo dai bambini, preferendo a loro gli animali. Nella sua breve testimonianza Margherita Hack parla dell’infanzia e della figura della madre, del rapporto con il compagno Aldo e della sua visione della morte e dell’eredità.
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Ecco la trascrizione completa del video:
MARGHERITA HACK: «Si sente ben? 12345… 678, va bene così? Devo staccare il telefono forse? Scusate, dovreste star zitti un momento per cinque minuti.
Ma io sempre ho pensato che non avrei voluto figlioli. Non ho mai avuto questo desiderio. E oggi far figlioli sta diventando piuttosto una colpa che un egoismo, perché siamo troppi a questo mondo. E si dice l’egoismo, ma uno fa un figliolo se veramente lo vuole, se ne sente il bisogno di voler bene a una creatura sua.
Credo se mi fosse capitato una creatura non mia, se avesse avuto bisogno, come capita con un cane abbandonato, gli avrei voluto bene lo stesso, come se fosse il mio, ma non è mai… non mi è mai capitato. Non l’ho mai desiderato.
I bambini mi imbarazzano un po’, mi trovo un po’ mio a mio agio… mi trovo più a mio agio con gli animali.
La mamma, anche lei non è che avesse grande attrazione per i bambini, cioè ci sono delle donne che appena vedano un bambino piccino… subito “Bellino…” Ecco, la mamma mia no. Voleva molto bene a me, però non era portata da grandi entusiasmi verso i bambini in generale.
E ora che suonano tutte e quattro. Tre… e quattro.
Da bambina piccola, leggevo molto e poi giocavo col meccano, che era il Lego di allora. Era meglio del Lego perché era proprio come la meccanica vera, si imparava davvero a utilizzare gli arnesi, i martelli, a lavorare, a fare costruzioni. Quello mi piaceva molto. Poi la bicicletta. Non ho mai voluto giocare con le bambole, non mi sono mai interessate.
Né io né Aldo abbiamo mai avuto desiderio né vocazione di fare i genitori. Forse siamo rimasti bambini noi. Come si giocava insieme al giardino pubblico, quando avevo undici anni e lui tredici, si è seguitato a giocare da grandi.
Mi piacevano molto gli animali, cani ne abbiamo avuti. Ma avevo un gatto, gatti sì, ma un gatto soprattutto, che ha studiato con me dalla terza… dalle medie fino al terzo anno d’università. L’animale in fondo è un come un bambino, un animale domestico. Ma io provo più attrazione per gli animali che per bambini, mi trovo meglio con gli animali, forse son più animale anch’io.»
NICOLETTA NESLER: «Cosa pensa della morte?»
MARGHERITA HACK: «Beh, penso come gli epicurei, finché ci sono io, non c’è la morte, quando c’è la morte non ci sono più io. Quindi non ha senso aver paura della morte.
L’eredità si può lasciare anche agli allievi, di allievi ne ho avuti tanti. E quindi, a mio modo di pensare, se ne è parlato, se ne è discusso. E quindi, una certa eredità l’ho lasciata, diciamo, ma poi a dir la verità, non me ne frega nulla di lasciare l’eredità.»
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