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Maria Callas, tramite la voce di Gisella Vacca, ci racconta del personaggio a lei più affine: Medea.

La raccolta scritta “Monologhi impossibili” di Carlo A. Borghi, raduna le voci, le parole e le idee di tante donne (e uomini) reali e immaginarie, accomunate dalla scelta di non aver avuto figli. Un bel gruppo di lunàdigas ante litteram. I Monologhi impossibili, attraverso un viaggio nel Tempo, danno voce sia a reali personaggi storici vissuti in altre epoche quali eroine, dive del cinema, artiste, poetesse, mistiche, banditesse e altre, sia a figure del Mito e dei fumetti, e ancora alle donne e agli uomini della letteratura antica e moderna. Donne (e uomini) forti e risolute, celebri e non solo, che siano state anche involontariamente un riferimento per la scelta di essere Lunàdigas. Il titolo Monologhi impossibili si riferisce esplicitamente alla famosa serie radiofonica degli anni Settanta intitolata “Le interviste impossibili”.

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Ecco la trascrizione completa del video:

« Io sono Maria la Divina. Ma se c’è un nome che mi è sempre piaciuto quanto il mio, quel nome è Medea. Medea Callas. Suona altrettanto bene quanto Maria Callas.
Callas peraltro era già da molto tempo il mio cognome d’arte, fin da quando ho fatto il mio esordio in società e sulle scene.
Sono stata Medea di Cherubini nel 1959.
Io, la Divina, sono stata madre e non madre allo stesso tempo. Tutto per via di quel bambino che è nato ed è subito morto, nello stesso giorno. Era il 30 marzo del 1960, un parto prematuro con finale tragico e seppellimento del corpicino a Milano. Per un paio d’ore ha fatto in tempo a chiamarsi Omero. Omero, e non Aristotele. Le mie malformazioni congenite hanno voluto così. E’ stato come quando un canto ti si strozza in gola e anche in pancia; niente depressione dopo il parto, ma depressione e basta.
Per un paio di anni i teatri lirici hanno dovuto fare a meno di me. Poi sono tornata in scena, ma non ero più la stessa.
Io, la Divina, sono stata la Medea di Pasolini nel 1969. Nel film ho avuto due figli da quell’imbroglione di Giasone. Li ho fatti a pezzi, per vendicarmi di lui e della sua tresca con Glauce o Creusa che fosse.
Nel corso della mia vita ho prestato la mia voce di non madre a tante donne: Leonora, Imogene, Amina, Norma, Elvira, Carmen, Margherita, Anna Bolena, Lucia di Lammermoor, Ifigenia, Alceste, Euridice, Manon, Mimì, Tosca, Butterfly, Fiorilla, Rosina, Angelina, Armida, Lady Macbeth, Gilda, Leonora, Violetta, Amelia, Aida, Brunilde, Isotta, Condry e tante altre… molte delle quali non sono mai state madri. In ogni caso io non ho lasciato eredi diretti, solo folle di melomani e schiere di cinefili. Sono Maria Medea Callas. »

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