Hélène Vasilievna Kuragina, interpretata dall’attrice Monica Trettel, racconta com’è difficile vivere nella Russia dell’Ottocento per una donna di più ampie vedute e ambizioni.
La raccolta scritta Monologhi impossibili, raduna le voci, le parole e le idee di tante donne (e uomini) reali e immaginarie, accomunate dalla scelta di non aver avuto figli.
Un bel gruppo di lunàdigas ante litteram.
I Monologhi impossibili, attraverso un viaggio nel Tempo, danno voce sia a reali personaggi storici vissuti in altre epoche quali eroine, dive del cinema, artiste, poetesse, mistiche, banditesse e altre, sia a figure del Mito e dei fumetti, e ancora alle donne e agli uomini della letteratura antica e moderna.
Donne (e uomini) forti e risolute, celebri e non solo, che siano state anche involontariamente un riferimento per la scelta di essere Lunàdigas.
Il titolo Monologhi impossibili si riferisce esplicitamente alla famosa serie radiofonica degli anni Settanta intitolata Le interviste impossibili e da quella prende spunto per far parlare, in forma scritta, donne di tutte le epoche. Frida Kahlo, Dora Maar, Vittoria Colonna, Jane Austen, Barbie, Marilyn Monroe, Dorothy Parker, Maria Callas, Camille Claudel, Rosa Luxemburg, Lucy Van Pelt, Dafne, Hélène Kuragina, Jean D’Arc, Coco Chanel, Francesca Alinovi e molte altre meravigliose donne lunàdigas, tali ancor prima che questa definizione fosse stata inventata.
Il libro Monologhi impossibili rappresenta il contributo che l’autore Carlo A. Borghi ha voluto offrire al progetto Lunàdigas – che lo comprende – per sottolineare quanto la scelta di non esser madri sia stata elaborata e ragionata in modo profondo da tutte le persone che l’hanno abbracciata.
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Ecco la trascrizione completa del video:
KURAGHINA: «Sono consapevole di essere l’icona della “femme fatale par excellence”, comunque vi chiedo cortesemente di mettere giù quei tomi pesanti per un momento, s’il vous plait. Non date retta a quelle brutte voci sul mio conto da parte di quei pettegoli della corte di San Pietroburgo – tutta invidia. Non fatevi impressionare dal modo scontato col quale il nostro Lev Tolstoij mi ha dipinta nel suo romanzo: tutta misoginia; non ascoltate le considerazioni di quell’idiota di mio marito, Pierre Bezukhova: tutta fantasia, lui non ha capito mai un bel nulla di me. Sempre così sensibile, debole e profondo, così tipicamente protagonista di un romanzo russo, e non di un marito come si deve. Io meritavo molto di più. Quando gli dissi: “non sono così sciocca da avere dei figli con te!” parlavo sul serio; il mio desiderio di non avere figli mi è costato la vita secondo quanto si vocifera, ma non chiedetelo a mio fratello Anatole. Ah, la mia vita, sempre in guerra, mai in pace…»
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