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Nela, insegnante di liceo, ha lavorato in maniera itinerante in Italia, Spagna, Stati Uniti e Marocco, dove si trova al momento dell’intervista per Lunàdigas. Il confronto sul tema della maternità nasce non solo da motivazioni personali, ma anche dalla possibilità di raffrontare le diverse realtà.

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Ecco la trascrizione completa del video:

NICOLETTA: «Nela?»
NELA: «Ciao, sono Nela. Mi senti? Perché a volte le connessioni Skype dal Marocco non sono il massimo.»
NICOLETTA:  «Ti sento, Nela! Ciao!»
NELA: «Allora mi senti bene. Ciao ciao, buongiorno! Da quando mi avete proposto questa intervenzione [ndr. intervista], è la… penso sia stata la prima volta che mi sono chiesta perché non ho avuto bambini. È stato un processo di riflessione in questi giorni, forse per la prima volta, e le risposte sono state chiare: i bambini non mi piacciono e io non piaccio ai bambini. E, dall’altro, non mi sono mai piaciuti, non ho mai avuto questa idea.
Da piccola per esempio non volevo fare la mamma, volevo fare, volevo essere americana; volevo imparare l’inglese, non so perché. Non giocavo con le bambole e non mi sono mai piaciuti questi giochi anche di fare la mamma. Allora, tutto sommato, penso che sia stata una scelta mai fatta cosciente però che è sempre stata. Non mi piacciono i bambini e io non piaccio ai bambini.
Una delle cose penso sia… perché non mi piacciono i bambini? Penso che sia perché a me piace parlare con la gente, mi piacciono gli scambi d’idee e i bambini, le cose che ti offrono, non sono mai idee; forse l’ingenuità, altre cose… i giochi, però quello non mi interessa. Mi interessa il rapporto più intellettuale, per dire, che posso stabilire con la gente e questo tipo di rapporto non si può stabilire con i bambini.
Io sotto l’aspetto professionale sono vissuta in vari paesi, dagli Stati Uniti, all’Italia, Spagna e adesso Marocco e se ci penso veramente non c’è tanta differenza tra l’Italia, la Spagna e gli Stati Uniti anche se, per esempio, le donne senza figli negli Stati Uniti non sono così considerate perché è un Paese talmente grande che nessuno… indipendenti, no? Sono proprio diversi. In Spagna e in Italia penso che ancora ci sia quest’idea della donna-mamma e se non è mamma qualcosa manca. Qualcosa hai dentro di te che ti fa essere così, un po’ diversa, diversa anche in un senso un po’ negativo, no? E in Marocco è un’altra realtà diversissima. Mi sono resa conto che è veramente incredibile perché qua la scelta non c’è. Qua non essere mamma non esiste. Non esiste neanche non essere moglie di qualcuno, in genere. Le donne sole sono guardate proprio con dispetto, con distanza, con qualcosa di diverso, allora figuriamoci le donne senza figli. Penso sia ancora un fattore per divorzi, perché è impossibile. Allora da questo punto [di vista] veramente noi abbiamo la scelta, le donne marocchine non ce l’hanno. Questa è la grande differenza.
Pensando un po’ a come mai non ho avuto rimpianti in questo non essere mamma – la maternità non mi è mai mancata… forse adesso che ci penso in questa riflessione ad alta voce, forse il fatto di essere professoressa di liceo, il fatto di essere con gli adolescenti, con persone che vanno dai quattordici fino ai diciotto anni, è un modo di essere materna perché il modo in cui io faccio lezione è un modo molto vicino, molto caldo vorrei dire.
Loro mi raccontano cose, mi chiedono, a volte, consigli. L’altro giorno un ragazzo marocchino mi ha detto: “Per me lei professoressa è come fosse mia madre”. Questo mi ha fatto ridere, io ho detto: “No, Dio santo, menomale non lo sono!”, e mi sono messa a ridere e quello mi ha dato questa idea che loro vedono in me una figura un po’ materna e non ci avevo mai pensato: ho l’età delle loro madri, forse più vecchia anzi sono. Forse per questo, questo contatto con i giovani in qualche modo mi fa diventare un po’ mamma.»

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