Paz e Jenny, trentaduenni ecuadoriane trapiantate in Germania, riflettono intorno al tema dei diritti riproduttivi, di fondamentale importanza nel processo di autodeterminazione dei corpi delle donne: il desiderio di maternità dal punto di vista eco-femminista tiene necessariamente conto del dispendio di risorse che comporta mettere al mondo un figlio, così scontrandosi con il concetto di sostenibilità ambientale. Nel corso del dialogo Paz e Jenny trattano alcune delle principali differenze tra Ecuador e Germania riguardo alla genitorialità consapevole.

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Ecco la trascrizione completa del video:

PAZ: «Ciao, io mi chiamo Maria Paz, potete chiamarmi Paz, sono di Quito, Ecuador, vivo da cinque anni qui in Germania. E tu?»
JENNY: «Io sono Jenny e vivo già da dodici anni in Germania, così ho due mondi: Ecuador, dove sono nata, e qui in Germania. Abbiamo finito ora il nostro laboratorio nel Festival Femminista di Rosa Luxembourg sui movimenti eco-femministi e su come definire l’eco-femminismo.»
JENNY: «Ora ci hanno chiesto se è facile o difficile essere madre in Ecuador. Beh… dipende da dove si nasce, non si decide la famiglia e il luogo in cui nasce, però… E’ una decisione un po’ forzata, imposta dallo Stato, perché l’aborto non è legale in Ecuador. Dipende da dove si nasce, le facilità economico-sociali, la capacità psicologica di…»
JENNY: «Io non sono ancora madre, ma sono già in quell’età in cui la società spera che io lo sia. Mi interrogo giorno dopo giorno se devo essere madre: alcuni giorni dico sì, altri no. Se alla fine decido di non farlo non sarò una donna senza figli, ma una donna che dà quell’amore che normalmente daresti a un bambino o a una bambina a tutti gli esseri viventi. Dal punto di vista della prospettiva eco-femminista ci sarebbero due parametri: da una parte un bambino, diciamo, aumenterebbe l’inquinamento dell’ambiente, nel senso che è un essere umano in più in un pianeta che ha già raggiunto il massimo della sua capacità; dall’altra, un bambino connette la donna con il suo ambiente. Attraverso un bambino e il lavoro di cura che rappresenta, una donna si connette con il proprio ambiente e può anche forse fare ricorso a strumenti per lottare contro l’inquinamento. Attraverso questo figlio o figlia che deve nutrire, si rende conto che la sua terra, il suo mais sono contaminati, contengono pesticidi, per esempio. Insomma i figli possono alimentare il suo attivismo verso l’ambiente.»
PAZ: «Sì, ma dipende anche dall’ambiente sociale, da come ogni persona è cresciuta. Per questo all’inizio dicevo che dipende molto in che posizione si trova ogni persona, da che luogo proviene, da ciò che ha vissuto. Neanche io sono madre, per esempio, credo di voler avere dei figli perché… non so, forse mi piacerebbe… A volte l’idea di fare figli mi sembra un po’ egocentrica in generale, ma… Non so dipende, oggi dico di sì, ma poi chissà tra cinque anni magari dirò di no, quindi… la domanda è un po’ difficile, a volte non si può programmare, a volte accade… In Germania l’aborto è legale fino ad un certo punto della gravidanza, quindi…»
JENNY: «Ma alla fine è la decisione di ognuna, è il nostro corpo e…»
PAZ: «My body, my choice.»
JENNY: «Tu metti al mondo una vita e questo comporta molte responsabilità e questo a volte è la paura di alcune donne: inizia con questo amore e desiderio di un figlio, e la cura, ma talvolta sono sfide per te, per quello che sei come donna, rispetto a ciò che significa o si riduce, l’essere donna, non solo madre. Ognuna ha molti aspetti dell’essere donna e non si devono perdere.»
PAZ: «Le differenze culturali tra Germania ed Ecuador, rispetto al tema della maternità…»
JENNY: «Per esempio a me in Ecuador, fino a poco tempo fa, ora è cambiato un poco, la mia nonnina mi diceva: “figliola quando avrai dei figli? Voglio avere dei nipotini”… Pensano che io a trentadue anni (non sembra ma ho trentadue anni) avrei già dovuto averne di figli. Ma mi conoscono e sanno… In Germania nessuno mi fa domande sul quando. La gente ti dà spazio perché tu decida. In Ecuador c’è più pressione, questa aspettativa, questo parlare di questo…»
PAZ: «Queste aspettative. In Ecuador c’è un’ambiente più conservatore, molto influenzato dalla Chiesa e si vede questa influenza sulla società. Qui il concetto di essere madre vale a dire realizzarti, fare qualcosa di buono nella tua vita. Mentre qui in Germania c’è un senso comune più emancipato rispetto alla donna. La donna mette in questione l’essere madre anche attraverso la critica politica, del capitalismo, per esempio, perché qui in Germania, o nel mondo, essere madre è considerato nell’aspetto riproduttivo mentre l’uomo viene considerato parte produttiva del sistema. Quindi anche questo ti genera una certa dipendenza, ecco perché mi chiedo fino a che punto permetterei che questa scelta influenzasse la mia vita personale e collettiva nella società.»
JENNY: «In Germania il congedo di maternità è di un anno contro i tre mesi in Ecuador, e gli uomini qui hanno sei mesi! In Ecuador gli uomini non hanno nulla. Nonostante ciò, la gente non decide con leggerezza di essere madre, si interrogano, alla fine è una decisione personale, come quella di sposarsi a una certa età, così come fare figli perché è un passo molto grande. Io ho lottato tanto per stare dove sto. Desidero realizzare questo, poi forse… la vita ci dirà.»

Español:
PAZ: «Hola, yo me llamo Maria Paz, me puede decir Paz, soy de Quito Ecuador, vivo hace cinco años aquí en Alemania. ¿Y tú?»
JENNY: «Yo soy Jenny y vivo desde hace doce años en Alemania, así que tengo dos mundos, Ecuador, donde nací originalmente, y aquí en Alemania. Acabamos de hacer nuestro taller en el Festival Feminista de Rosa Luxemburg sobre los movimientos eco-feministas y definir el eco-feminismo.»
PAZ: «Ahora nos preguntaron que tan fácil o difícil ser madre en Ecuador. Bueno… depende de dónde uno nace, uno no elige la familia y el lugar donde nace, pero… En si, es una decisión un poco forzada, por parte del Estado, porque no es legal el aborto en Ecuador. Depende de dónde uno nace, las posibilidades económico-sociales, la capacidad psicológica de…»
JENNY: «Personalmente por ejemplo yo no soy madre todavía pero tal vez estoy en edad que la sociedad espera que yo sea madre, y es algo que me cuestiono día a día si tengo que ser madre: unos días digo sí, otros no. Si al final decido no hacerlo, no soy una mujer sin hijos, sino soy una mujer que tiene ese amor que normalmente le darías a un niño o niña a todas los seres en mi entorno. Desde la prospectiva eco-feminista habría dos parámetros: por un lado un niño trae mucha, digamos, contaminación ambiental, en el sentido que un ser humano más en el planeta y el nuestro planeta ya ha llegado sus capacidades; por otro, un niño conecta a una mujer con su entorno. A través de un niño y el cuidado que representa, una mujer se conecta con su entorno puede tal vez recurrir a herramientas para luchar contra la contaminación ambiental. A través de este hijo o hija que tiene que alimentar se da cuenta de que su tierra, su maíz está contaminado, contienen pesticidas, por ejemplo. Entonces, un hijo puede activar su activismo por el entorno.»
PAZ: «Claro, pero también depende de la socialización de cómo cada persona ha crecido. Por eso como decía al principio depende mucho en qué posición está una persona, de qué lugar venga, de que ha vivido en general. Yo tampoco soy madre, por ejemplo, creo que quiero tener hijos porque… no sé, tal vez me gustaría… A veces me parece un poco egocéntrica en general, la idea de tener hijos, pero eh… No sé depende… hoy digo sí quiero tener hijos, pero puede ser que en cinco años diga que no, no quiero tener hijo… es una pregunta un poco difícil, a veces no se puede planear, a veces viene y te toca… En Alemania por ejemplo es legal el aborto hasta cierto tiempo, entonces…»
JENNY: «Pero al final es la decisión de cada una, es nuestro cuerpo y…»
PAZ: «My body, my choice.»
JENNY: «Tú traes al mundo una vida sin embargo eso viene con mucha responsabilidad y esto creo que es el miedo de algunas mujeres: como que viene con este amor de un hijo, y el cuidado, pero a veces son retos para ti, por lo que eres como mujer, a lo que significa o se reduce, ser mujer, no solo madre. Tú tienes muchas facetas como mujer y no se deben perderse.»
PAZ: «Las diferencias culturales entre Alemania y Ecuador, con el tema de la maternidad.»
JENNY: «Por ejemplo, en Ecuador a mí, hasta hace un tiempo, ahora ha cambiado un poco mi abuela me decía: ¿cuándo vas a tener hijos? Quiero tener nietecitos… Esperan que yo a los treinta y dos años, no lo parece pero tengo treinta y dos años, ya tenga hijos. Pero me conocen y saben… En Alemania nunca nadie me pregunta cuándo. La gente te da espacio para que tu decidas. En Ecuador, hay más presión, el esperar… y hablar de eso.»
PAZ: «Estas expectativas. En Ecuador, es un ambiente más conservador, muy influenciado por la Iglesia en general y se ve esa influencia en la sociedad. Aquí el concepto de ser madre es como de realizarte, de que existe algo bueno en tu vida. En cambio, aquí en Alemania, hay un sentido común mas emancipador de la mujer. La mujer se cuestiona un montón también a través de la crítica política, del capitalismo, por ejemplo, porque aquí en Alemania, o en el mundo, ser madre se considera en el aspecto reproductivo mientras el hombre es considerado en la parte productiva del sistema. Entonces, eso también te genera una cierta dependencia, por eso yo también me cuestiono si quiero ser madre, hasta qué punto dejaría que eso afecte mi vida personal y colectiva en la sociedad.»
JENNY: «A pesar que en Alemania la maternidad es de un año contra los tres meses en Ecuador, y el hombre tu pareja tiene seis meses!»
PAZ: «En Ecuador los hombres no tienen nada.»
JENNY: «A pesar de ello, la gente no decide completamente de ser madre, se van cuestionando, tiene que ser al final tu decisión personal, como la de casarse a cierta edad, así como tener hijos porque es un paso muy grande. Yo he luchado tanto para estar donde estoy. Siento que quiero realizar esto hoy, luego tal vez… La vida nos lo dirá.»

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