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Elissa e Priscila, giovani donne ecuadoriane, riflettono sul tema della maternità e i vincoli che da esso derivano: da un lato, manifestano la scelta condivisa di non voler diventare madri sulla base di un forte senso di indipendenza personale e, dall’altro, esercitano la loro libertà in quanto donne svincolate da pressioni sociali diffuse, anche in relazione al tema dell’aborto.

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Ecco la trascrizione completa del video:

ELISSA: «Mi chiamo María Elissa Torres Carrasco e ho ventiquattro anni, sono di Cuenca.»
PRISCILA: «Mi chiamo Priscila Arias, ho ventotto anni e vengo da Machala, in Ecuador. Vediamo, amica. Se rimanessi incinta, terresti il figlio?»
ELISSA: «No. Non ho mai pensato alla maternità, né a essere madre. Prima, non legata a questa testimonianza, stavo pensando molto al perché. Ho una sorella più grande e giocavamo sempre a qualsiasi cosa e da bambina a mia sorella piaceva sempre giocare alla mamma e a me è sempre piaciuto giocare a fare la figlia, ma mai volevo io giocare a fare la mamma. O quando mi davano le bambole facevo finta che erano le mie sorelle, cugine, amiche. Non ho mai sentito il desiderio di essere madre. Credo tutte noi donne abbiamo motivi molto diversi per volere o no essere madri, ma io sento che il mio è qualcosa di molto profondo ed è stato così fin dall’infanzia, non voler sentire che c’è qualcosa o qualcuno che dipende da te. Non mi immagino con animali domestici, neanche un pesce rosso. Cioè, non vorrei avere niente che mi impedisca di partire, per esempio. Mi piace l’idea che se qualcuno mi chiama dicendo, non so, di andare in spiaggia o ovunque altro, posso dire di sì. Nessuno dipende da me, nessuno e… Voglio vivere la mia vita, forse alcune persone pensano che sia egoista, ma io non so cosa ci sia di egoista a dedicare la tua vita a te stessa, perché il mio corpo è la mia vita e non è che non voglia condividerla, ma mi piace pensare che il 100% del mio tempo e delle mie risorse, dei miei soldi, andranno solo a me. È questo che credo.»
PRISCILA: «Invece io, quando ero bambina, quando giocavamo ero sempre la mamma, forse perché ero la più grande di tutte le mie cugine. Mi piaceva giocare alla mamma, mi piaceva avere il bambino, ma ora cioè… ho sempre pensato che sarei stata madre perché mia mamma mi preparava, tipo “impara a fare questo in modo che quando ti sposi sai fare le cose, impara a cucinare, così quando ti sposi saprai cucinare per tuo marito”. Tutto quello che mi insegnavano era una base per essere moglie ed essere madre, così. Era come se fosse nella mia psiche. Ma poi, quando ho iniziato a vivere da sola, ho detto che non volevo sposarmi né avere figli, perché per me fare figli è come dare la tua vita a qualcun altro. Cioè, la tua vita non è più solo tua, è per quell’altra persona, perché quell’altra persona ha bisogno di te. E per di più è peggio per una donna perché è sempre come se toccasse alla donna, così come una madre non può abbandonare il figlio. È come se lasciando tuo figlio saresti una cattiva madre, ma l’uomo può invece abbandonarli. Invece per la donna non è così. Io in verità, no, non potrei, no, non vorrei avere figli perché anche io vorrei vivere per me e raccogliere cose per me. Mi piacciono le responsabilità che siano solo per me e per i miei amici e per i miei genitori. Ma non un figlio, penso di no. No, direi di no. Non lo voglio e basta. Ho deciso che non voglio avere figli. L’ho detto a mia mamma. Ora ho ventotto anni e tutta la mia famiglia mi dice: “Ora sposati, fai un figlio. Fai un figlio per la tua vecchiaia per non rimanere sola”. Ma siamo tutti soli, se hai o non hai un figlio rimarrai da sola, comunque morirai. E quindi, perché lo fai? Ma sento sempre questa pressione, di fare un figlio tanto per averlo, in modo che non rimanga sola. Non rimarrò sola, non ha senso, anche se insistono, non avrò figli. È che mi mettono sotto pressione così, tutto il tempo. È come se la pressione facesse parte di più della mia famiglia, sì, almeno da parte delle donne, le mie zie, mia madre… Mio padre non mi dice nulla, come se papà non volesse che io abbia né fidanzato, né marito, né niente. Mia mamma è sempre lì con la storia del figlio: “Fai un figlio, tra poco avrai trent’anni”. Pensano che io sia già vecchia, ma non mi considero vecchia.»
ELISSA: «L’aborto dovrebbe essere legale.»
PRISCILA: «Sì.»
ELISSA: «In tutta l’America Latina.»
PRISCILA: «In tutto il mondo.»
ELISSA: «È così importante… per le donne sentire… Cioè, incluso per coloro che vogliono essere madri, sapere che hanno la possibilità di non esserlo nel caso in cui accada. Cioè, per una donna che non vuole essere madre e rimane incinta, è molto potente sentire che devi farlo perché è illegale e perché c’è molta pressione sociale. E l’aborto esiste lo stesso, è sempre esistito e sempre esisterà. E ci stanno togliendo qualcosa di fondamentale, così come la libertà di poter decidere o meno. Per chi vuole essere madre è la cosa più importante, che nei loro paesi l’aborto sia legale perché stanno rivendicando la decisione di decidere sulla maternità consapevolmente, liberamente. Per queste donne vogliamo che non sia un dramma prendere la decisione e riuscirci. E anche che le persone non facciano pressioni per la tua decisione o ti giudichino o ti dicano che tanto cambierai idea perché sei giovane.»
PRISCILA: «O perché essendo donna un giorno dovrai essere madre.»
ELISSA: «O come ho sentito in Ecuador dove ci sono donne che vogliono chiudersi le tube ma non trovano un medico che lo faccia. Ho amici che hanno fatto la vasectomia, ma non donne che sono riuscite a farlo, almeno non prima di aver avuto due, tre figli.»
PRISCILA: «E peggio ancora, se non hai figli e dici: “voglio chiudere le tube”. Non te lo lasciano fare. Ti dicono: “Pensaci bene!” E non te lo fanno.»

Español:
ELISSA: «Yo me llamo María Elissa Torres Carrasco y tengo veinte y cuatro años, soy cuencana.»
PRISCILA: «Yo me llamo Priscila Arias, tengo veinte y ocho años y soy de Machala, ecuatoriana. Ya, a ver, amiga. ¿Si te quedaras embarazada tendrías a tu hijo?»
ELISSA: «No. Yo nunca he pensado en la maternidad, ni en ser madre. Antes, separada de este testimonio, estaba mucho pensando en por qué. Yo tengo una hermana mayor y siempre jugábamos a cualquier cosay a mi ñaña siempre le gustaba se jugar a la mamá y a mí siempre me gustaba jugar a ser la hija, pero jamás como que quería yo jugar a ser madre. “O cuando me daban muñecas yo jugaba, que eran mis hermanas, mis primas, mis amigas. Nunca sentí eso de querer ser madre. Y yo creo que muchas mujeres tenemos como razones muy diferentes para querer o no ser madres, pero yo sí siento que la mía es algo tan profundo que ha estado así desde la infancia, no querer sentir que hay algo o alguien que depende de ti. Yo tampoco me imagino con mascotas, ni quisiera un pez dorado. O sea, no quisiera tener nada que me impida irme de viaje. O sea, a mí me gusta mucho que cuando te llamen así como vamos a no sé, a la playa donde sea, y le puedo decir sí puedo. Nadie depende de mí nadie y… Quiero vivir mucho mi vida, tal vez algunas personas piensan que es egoísta, pero yo no sé qué tiene de egoísta que dedicar tu vida a ti, porque mi cuerpo es mi vida mía y no es que no quiera compartirla, sino que me encanta pensar que el 100% de mi tiempo de mis y de mis recursos, de mi dinero, se van a ir a mí y solo a mí. ¿Eso creería?»
PRISCILA: «Yo en cambio, cuando era niña sí jugaba a qué era. O sea, siempre yo era la mamá, creo que era porque yo era la mayor de todas con mis primas. Pero me gustaba jugar a la mamá me gustaba tener el bebé, pero ahora o sea, siempre pensé, así como que tengo que ser madre alguna vez porque mi mami me preparaba, así como que aprende a hacer esto para que cuando te cases sepas hacer cosas. Aprende a cocinar, pero cuando te cases le sepas cocinar a tu marido, todo lo que me enseñaban era una base para hacer algún día esposa y ser madre así. Era así como que estaba en mis psiquis. Pero después, cuando empecé a vivir ya sola, dije así como no quiero casarme ni tampoco quiero tener hijos, porque para mí hacer tener hijos es como darle tu vida a alguien más. O sea, ya tu vida no es solo tuya, es para esa otra persona porque esa otra persona te necesita. Y encima es peor para una que es mujer porque siempre es como que recae en la mujer, así como que la madre no puede abandonar al hijo. Es como que si abandonas a tu hijo eres mala madre, pero el hombre puede abandonar al hijo. En cambio, la mujer no así es. Yo así la verdad, no, no podría, no, no quisiera tener hijos porque también quisiera vivir para mí y cosechar cosas para mí. Me gusta las responsabilidades que sean solo para mí y para mis amigos y para mis padres. Pero no un hijo, creo que no, no, no me gustaría. Y no quiero así, ya decidí que no quiero tener hijos, le dije a mi mami, así ahorita ya tengo veinte y ocho años y toda mi familia es como que “Ya cásate, ya tengo un hijo”. Tengan un hijo para tu vejez para que no te queda sola. Y yo, todos estamos solos, si tengas o no tengas un hijo te vas a quedar sola, igual te vas a morir. Es así, para qué haces? Y ya siempre me están presionando, al menos que saque un hijo para que esté, para que no me quede sola. No me voy a quedar sola, no tiene sentido, por mas que me achaquen no voy a tener hijos. Es que siempre me presiona así todo el tiempo. Es como que la presión haz parte de más de mi familia, sí, al menos por parte de las mujeres, mis tías, mi mamá… Mi papi no me dice nada, es como que papá quiere que no tenga ni novio, ni esposo, ni nada. Pero mi mami siempre está así, que tenga hijo “Haz un hijo, ya vas a cumplir 30.” Piensan que ya estoy vieja, pero yo no me considero vieja.»
ELISSA: «El aborto debería ser legal.»
PRISCILA: «Sì.»
ELISSA: «En toda Latino America.»
PRISCILA: «En todo el mundo.»
ELISSA: «Es muy importante… para las mujeres sentir… O sea, inclusivo para las que quieren ser madres, saber que tienen la opción de no serlo por si acaso llega a ocurrir. O sea, una mujer que no quiere ser madre y se queda embarazada, es tan fuerte sentir que tienes que hacerlo porque es ilegal y porque hay mucha presión social. Y el aborto igual existe y siempre ha existido y siempre existirá. Y nos están quitando algo tan fundamental, así como la libertad de poder decidir o no. Para las que quieren ser madres es lo más importante, que en sus países el aborto sea legal porque están reivindicando su decisión de si yo quiero ejercer la maternidad conscientemente, libremente y para las que no queremos que no sea un drama tomar la decisión y lograr hacerlo. Y también que las personas no te presionen por tu decisión o te juzguen o te digan que ya vas a cambiar de opinión porque eres joven. O porque eres mujer y tienes que ser madre algún día. O lo que yo he escuchado en el Ecuador es que hay mujeres que se quieren ligar y los no encuentran un médico que les haga eso. Tengo amigos que han hecho la vasectomía, pero no mujeres que han logrado ligarse, al menos después de tener dos, tres hijos. Eso también…»
PRISCILA: «Y peor es que no tienes hijos y dices, no quiero tener hijos, lígueme. No te dejan. Te dicen: Piénselo bien! Yo no lo hace.»

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