Lia Careddu interpreta il monologo impossibile sulla vita di Rosa Luxemburg.
La raccolta scritta Monologhi impossibili, raduna le voci, le parole e le idee di tante donne (e uomini) reali e immaginarie, accomunate dalla scelta di non aver avuto figli.
Un bel gruppo di lunàdigas ante litteram.
I Monologhi impossibili, attraverso un viaggio nel Tempo, danno voce sia a reali personaggi storici vissuti in altre epoche quali eroine, dive del cinema, artiste, poetesse, mistiche, banditesse e altre, sia a figure del Mito e dei fumetti, e ancora alle donne e agli uomini della letteratura antica e moderna.
Donne (e uomini) forti e risolute, celebri e non solo, che siano state anche involontariamente un riferimento per la scelta di essere Lunàdigas.
Il titolo Monologhi impossibili si riferisce esplicitamente alla famosa serie radiofonica degli anni Settanta intitolata Le interviste impossibili e da quella prende spunto per far parlare, in forma scritta, donne di tutte le epoche. Frida Kahlo, Dora Maar, Vittoria Colonna, Jane Austen, Barbie, Marilyn Monroe, Dorothy Parker, Maria Callas, Camille Claudel, Rosa Luxemburg, Lucy Van Pelt, Dafne, Hélène Kuragina, Jean D’Arc, Coco Chanel, Francesca Alinovi e molte altre meravigliose donne lunàdigas, tali ancor prima che questa definizione fosse stata inventata.
Il libro Monologhi impossibili rappresenta il contributo che l’autore Carlo A. Borghi ha voluto offrire al progetto Lunàdigas – che lo comprende – per sottolineare quanto la scelta di non esser madri sia stata elaborata e ragionata in modo profondo da tutte le persone che l’hanno abbracciata.
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Ecco la trascrizione completa del video:
ROSA LUXEMBURG: «Essere una rosa. Essere che cosa?
Tutta una rosa. L’incognita X è nel cognome: Luxemburg.
Il suo nome di battaglia nella Lega Spartachista era Junius: nome maschio.
Donna e uomo. Nessun compagno gli ha dato un figlio.
Rosa Junius non ha versato latte di miele dalle sue mammelle. Non ha compiuto il nobile e mirabile gesto di cavare un seno dal corsetto e offrirlo al neonato. Atto mancato.
Corpo piccolo con la testa grande e occhi profondi.
Lev Trockij di lei dice: una rosa questa Rosa Luxemburg che non si è mai concessa una pausa. Ha lottato continuamente. Tante rose, una rosa di classe: proletaria con l’idea di una rivoluzione sempre a mezz’aria.
Un’altra rosa da aggiungere al roseto ardente di Gertrude Stein.
Una rosa gettata nel canale, dopo essere stata brutalizzata e uccisa.
Da allora, il canale è rimasto profumato di rosa e di lotta di classe.
E quel profumo lo trasmette al mare.»
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