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novità di febbraio
Dieci anni sono passati dalla prima uscita pubblica del web doc di Lunàdigas, quel primo spazio di lavoro e condivisione di testimonianze di donne senza figli confluite poi nel film del 2016, “Lunàdigas, ovvero delle donne senza figli”.
Dieci anni di lavoro intenso e continuo hanno costruito una trama fitta di fili, intrecci, legami: una rete di persone che si sono riunite attorno alle autrici, Nicoletta Nesler e Marilisa Piga e che, con impegno crescente ma anche con spontanea levità, hanno dato vita a un Movimento, che dalla (e con la!) voce delle donne senza figli si è allargato fino a raggiungere tuttә.
Ora Lunàdigas si impegna in un nuovo corso in parte già avviato, costruito sulla necessità di creare un osservatorio sui diritti riproduttivi in Italia e nel mondo, che comprenda anche testimonianze sulla genitorialità, sulla famiglia, sulle nuove forme d’amore e di relazione.
Un nuovo corso che abbiamo deciso di celebrare anche con una nuova veste grafica, con un sito del tutto rinnovato, a cui ci siamo dedicate in questi mesi con cura artigianale: uno spazio web ancora più agile, accessibile, sempre gratuito e sempre più militante, che vi sveleremo a brevissimo. Una nuova piccola rivoluzione per affermare con forza che ci siamo e che continueremo il nostro lavoro a latitudini sempre più lontane, per denunciare e scardinare luoghi comuni, false narrazioni e mitologie sul materno, sulla famiglia, sui ruoli sociali divisi in base al genere.
Un passo importante verso questa direzione lo abbiamo fatto con l’apertura del fondo internazionale e con il progetto “ANNOTU – Lingua sarda come lingua materna”, realizzato con il contributo della Presidenza del Consiglio regionale della Sardegna (Avviso 2024).
Annòtu è il primo archivio di testimonianze audiovisive sulla maternità e sulla paternità raccolte nelle varianti linguistiche della Sardegna: dopo la prima raccolta avvenuta nei primi mesi del 2024, una seconda campagna di raccolta di testimonianze, nelle varianti del tabarkino e del sassarese, ora arricchisce il progetto.
Le nuove interviste, dieci in tutto, si aggiungono alle 40 già presenti sul sito del progetto nato lo scorso anno come spin off dell’Archivio vivo di Lunàdigas.
Come si esprime il proprio vissuto e la propria storia identitaria quando si usa la lingua materna? Annòtu (in sardo archivio, annotazione) cerca di dare una risposta attraverso la raccolta, l’archiviazione e l’indicizzazione di testimonianze sui temi della paternità, della maternità e della famiglia.
A un anno dal suo esordio, reso possibile grazie al contributo del Bando Studi e Ricerche della Regione Sardegna, la piattaforma Annòtu propone le diverse testimonianze, ciascuna nelle varianti linguistiche dell’isola (algherese-catalano, campidanese, logudorese, ecc) in modo sempre più accessibile: i materiali audiovisivi prevedono l’inserimento dei sottotitoli per non udenti, e le testimonianze sono trascritte, tradotte in italiano e in inglese e archiviate.
Dopo una prima presentazione avvenuta a Cagliari, parleremo insieme di questo progetto specifico e di tutto l’Archivio Vivo il 28 febbraio alle 15.30 a Roma (via dei Piceni 9/a): venite a trovarci, sarà un’occasione anche per svelarvi dal vivo un’altra bellissima sorpresa!
Nel frattempo, le nuove testimonianze sono già consultabili, eccole qui!
Mario racconta come la sua infanzia, in una famiglia molto numerosa, abbia condizionato la sua esperienza di padre: alla nascita del suo terzogenito ha avuto timore di far rivivere ai figli la sofferenza che aveva provato lui stesso da bambino. Nella sua testimonianza, Mario esprime una posizione di apertura verso le donne che scelgono di non avere figli e rammenta che, per definirle, i genitori usavano l’espressione “piante secche”.
Fabio: “Babbo una volta, babbo per sempre”
Fabio racconta in lingua sassarese la sua esperienza: è padre di quattro figli, frutto di una scelta d’amore, che però non toglie fatiche e difficoltà. Nell’ultima parte della testimonianza, Fabio spiega l’espressione “mamma di caffè” con cui in sassarese si indicano le cattive madri.
Maria Daniela: “Mi piaccio lo stesso, anche senza figli”
Maria Daniela racconta in sassarese il dolore che ha condiviso insieme alla sorella: nessuna delle due ha potuto avere figli. Oggi la testimone ha processato il suo dolore e si sente grata per le persone amorevoli che la circondano.
Teresa: “Non mi lamento di non avere figli”
Teresa ripercorre in lingua sassarese la sua carriera lavorativa negli uffici comunali di Sassari. Seppur non sia stata una scelta cosciente, Teresa non ha avuto figli, così come diversi altri membri della sua famiglia. La sua priorità è stata l’indipendenza. Oggi Teresa guarda con preoccupazione alla mancanza di uno stato sociale che ponga al centro dell’attenzione l’infanzia.
Roberta: “Non esiste il momento giusto”
Roberta, madre di una bambina, racconta le difficoltà che ha vissuto nel decidere di fare un figlio: la precarietà del lavoro, il denaro, le pressioni della gente, la necessità di appoggiarsi alla famiglia d’origine, sono fattori che incidono nella scelta di diventare genitori.
Carla: “Mi immagino sposata e con una figlia”
Carla, dieci anni, racconta in lingua sassarese le sue ambizioni per il futuro: diventare ballerina o dottoressa, sposarsi e avere una figlia.
Marina V: “Non ho avuto un secondo figlio ma…”
Marina racconta in lingua tabarchina la sua vita di madre di una figlia e nonna di tre nipoti. Pur non avendo avuto un secondogenito, Marina ha sempre favorito la socialità della figlia. Oggi si gode la compagnia dei nipoti.
Adriana: “Mi sono dedicata alla famiglia tutta la vita”
Adriana racconta in lingua tabarchina la sua infanzia e il rapporto con la zia e con la madre, amorevole ma spesso assente. Differentemente da lei, Adriana ha smesso di lavorare presto, preferendo dedicare tutta la vita alla famiglia e ai figli.
Francesca: “Con la mia compagna abbiamo avuto il desiderio di un figlio”
Francesca racconta in lingua tabarchina l’esperienza che l’ha portata insieme alla compagna a iniziare un percorso in Spagna per avere un figlio. Ragioni familiari e lavorative non hanno tuttavia consentito loro di coronare il sogno.
Andrea: “Figli? Deve essere una scelta che coinvolge entrambi”
Andrea riflette in lingua tabarchina sul tema dei figli e della famiglia. Diversamente dalla generazione dei genitori, oggi avere figli non è argomento scontato ma frutto di una scelta in cui agiscono vari fattori, non solo l’eventuale pressione sociale. Con la compagna, condivide il progetto di allargare la famiglia.
Ada Ayse: “In Turchia, se non hai un figlio sei spinta ai margini”
Ada Ayse racconta la condizione delle donne che scelgono, come lei stessa, di non avere figli in Turchia: una donna che non ha figli è considerata infelice e emarginata. Per la società è come se non esistesse.
Testimonianza realizzata per il progetto Archivio delle donne del Mediterraneo con il contributo di Mediterranean women’s fund – Fonds pour le femmes en Méditerranée.
Paz e Jenny: “My body, my choice”
Paz e Jenny, trentaduenni ecuadoriane trapiantate in Germania, riflettono intorno al tema dei diritti riproduttivi, di fondamentale importanza nel processo di autodeterminazione dei corpi delle donne: il desiderio di maternità dal punto di vista eco-femminista tiene necessariamente conto del dispendio di risorse che comporta mettere al mondo un figlio, così scontrandosi con il concetto di sostenibilità ambientale. Nel corso del dialogo Paz e Jenny trattano alcune delle principali differenze tra Ecuador e Germania riguardo alla genitorialità consapevole.