Childfree, cosa rimarrà di loro dopo la morte?
“Cosa rimarrà delle persone che hanno scelto di non avere figli dopo la loro morte?”. Se lo chiede Marci Alboher nell’articolo pubblicato su The New York Times, del quale riportiamo alcuni passi per riflettere su un tema molto discusso nel mondo childfree.
“Il testamento si trovava sulla mia scrivania da sei mesi. E nonostante avessi avuto la possibilità di aggiornarlo, ero paralizzata. Io e mio marito non abbiamo figli, quindi le opzioni sembrano essere infinite”, scrive Marci Alboher
E’ facile per i genitori scrivere un testamento, si chiede. E lo è “perché hanno una spinta naturale: la necessità di nominare i tutori per i loro figli e provvedere finanziariamente a loro, dopo che se ne saranno andati”.
E invece chi non ha figli, cosa fa? Come si comporta? Ma soprattutto come verrà ricordato dopo la sua morte?
Citando il libro “Making an exit ” di Sarah Murray (scrittrice, childfree e viaggiatrice incallita che chiaramente esprime la sua volontà: che le sue ceneri vengano sparse nei sette luoghi che più hanno segnato la sua vita), Merci Alboher è alle prese con il pensare su cosa accadrà dopo di lei.
Inizia a riflettere e pensare. “Ho passato settimane a sfogliare libri di chi è non-genitore (è il termine che preferisco perché non porta con sé quel giudizio che ritrovo in parole come child-less o child-free) e di connettermi con molte di persone senza figli.
Ho inviato richieste a tante persone, gruppi legati al movimento Encore, l’organizzazione non governativa che coinvolge attivamente le persone di mezza età per il bene delle comunità nelle quali vivono e per il mondo (ndr della quale Marci Alboher è anche vice-presidente). E così nel giro di 24 ore, sono stata inondata da consigli di allenatori, scrittori, consulenti finanziari, avvocati, amici di amici e persino di parenti che raramente si erano aperti sull’argomento. Spulciando tra le risposte, ho visto schemi ed idee creative. Ho visto anche tanta preoccupazione su chi si sarebbe preso cura di me e mio marito, una volta diventati anziani. In questo senso posso dire di sentirmi fortunata perché ho un rapporto stretto con mio nipote ed altre persone più giovani che fanno parte del mio giro”, scrive.
E così come Gloria Steinem che per lunghi periodi ha ospitato nella sua casa persone più giovani, anche Merci Alboher vuole fare la stessa cosa, ricordando una persona a lei molto cara.
“I non-genitori proprio per il fatto di non esserlo mai stati, possono entrare nelle vite delle altre persone in altrettanti modi differenti, avere un’influenza nelle loro vite. I non-genitori sono una risorsa nazionale non sfruttata” racconta e continua la giornalista: “La mia amica Audrey, che morì alcuni anni fa, era un’insegnante di inglese e una poetessa che non si sposò mai, non ebbe mai figli, ma si fece strada nella vita di decine di giovani. Non era la mia insegnante, ma la nostra amicizia è iniziata quando ho sposato uno dei suoi ex studenti. Dopo il divorzio, Audrey è stata una delle poche persone con le quali io abbia continuato a parlare. Quando si è unita al mio club del libro, aveva 25 anni in più rispetto al resto delle persone che ne facevano parte. Ci dava la prospettiva di un’altra generazione durante le discussioni letterarie. Si trovava perfettamente a suo agio con noi, forse proprio per il fatto che era stata sempre circondata da persone molto più giovani di lei. Ho ricordi di Audrey dovunque: una sciarpa di seta dalla Thailandia, una busta rigonfia di messaggi scritti a mano e cartoline di musei.
L’anno scorso, mentre molti dei nostri colleghi stavano portando i loro figli al college, io e mio marito siamo andati in Colombia e in Giamaica per il matrimonio di due coppie molto più giovani di noi. Abbiamo interpretato il ruolo di Audrey, cioè quello dell’amico che sembrava abbastanza vecchio da sembrare il genitore, ma non lo era. Dopo il matrimonio colombiano, abbiamo ospitato una festa per gli sposi nel nostro appartamento.
Era il nostro regalo per loro, ma anche una scusa per passare più tempo con un gruppo di persone energiche”.
Pensando alla propria vita Merci Alboher è convinta delle scelte fatte.
Per lei come per le altre donne che cita nell’ articolo, dalle scrittrici Sarah Murray e Meghan Daum alla femminista e giornalista Gloria Steinem, ci sono altrettanti modi per lasciare un segno nella vita delle persone che si sono conosciute con il passare del tempo.
Si può lasciare un segno importante nelle vite degli altri anche senza essere necessariamente genitori, ma soprattutto si può fare la differenza nella nostra vita e in quella degli altri, impegnandosi in quello che più ci piace e ci rende vivi.