Io Lunàdiga, Tu Lunàdiga, Donna Lunàdiga
Pensare all’essere madre e al senso materno, in età fertile e non
Che sia per scelta o ragioni esterne, la riflessione di una donna sulla maternità – e la non-maternità, inevitabilmente – si evolve nel corso della sua vita.
Si può anche immaginare che il rapporto con sua madre, sia esso stesso la base da cui una donna parte pensando al suo futuro. La maternità, in fondo, è un modello che si eredita e tramanda, anche se non necessariamente porta alla nascita di una nuova vita.
Concettualmente, si può avere l’idea della maternità come qualcosa di estremamente altruista, ma allo stesso modo non essere madre può essere interpretato come egoismo sano ed emancipatorio. Eppure, finché la scelta sarà ancora aperta, fare le proprie considerazioni sulla maternità avrà sempre una nota di ingenuità. Come si può teorizzare ciò che ancora non si è vissuto e conosciuto, che sia una maternità o una non-maternità?
Ecco cos’hanno in comune le due protagoniste di oggi, Marisa Volpi Orlandini – importante storica dell’arte, critica d’arte e scrittrice – e Paola Riccucci, insegnante di yoga e meditazione. Due donne che hanno conosciuto la non-maternità, alla fine dell’età fertile. “La realtà è andata così”, “Pazienza!” e bilanci sulla vita: questo emerge dalle loro riflessioni. In primis, si comprende come essere Lunàdiga sia una combinazione di coincidenze e inclinazioni esistenziali. Non ci si è pensato abbastanza, non ci si è pensato in tempo, o ci si è pensato quando non si aveva la giusta persona al proprio fianco. Allora, quanto la vita è capace di influenzare la (non) maternità?
Alcuni pensano che diventare madre sia una tappa della realizzazione personale di una donna; eppure, quante donne rinunciano alle loro personali tappe della vita come conseguenza di variabili esterne? Mancate artiste, mancate viaggiatrici, mancate amanti. Forse giudicare ciò che la vita dà e toglie a qualcuno è una scorrettezza.
D’altro canto, le tre ostetriche – tra le testimoni del film Lunàdigas, ovvero delle donne senza figli – dedite alla tradizione di assistenza alla maternità, offrono un’altra prospettiva al riguardo. Avere un figlio, rispetto ad altre scelte della vita, ha una valenza superiore e preziosa per una donna. Il periodo fertile fa parte, per natura, dell’esistenza femminile, come ogni donna conosce – biologicamente parlando – tra sindromi premestruali, sbalzi ormonali e tante altre “esperienze” legate alla riproduzione.
In effetti, in un’ottica puramente scientifica, la realizzata maternità sembra quasi essere il lieto fine di una storia che parte dalla preadolescenza e accompagna la donna durante tutto il periodo fertile. È per questo che fare un figlio è associato, dalle stesse ostetriche, all’idea di completezza, ovvero di conclusione della storia. Dunque, dando per assodata questa visione, ciò che bisogna capire è se una Lunàdiga sente nel profondo la mancanza di questo finale.
Qui, si ritorna all’intensa testimonianza della critica Volpi Orlandini. Quadri, dettagli di home design, considerazioni intellettuali, ma non un filo di vuoto e incompletezza; tutt’al più, tra tutte le idee partorite, nel corso di una vita intera, si può avere una nostalgica curiosità verso ciò che non si è fatto. Eppure, è importante anche andare oltre gli appuntamenti della vita mancati, qualunque natura essi abbiano, senza aggravare di pesi maggiori la non-maternità.
La vita di una donna non ruota intorno all’opportunità riproduttiva: questo è l’unico postulato che dovrebbe restare saldo, tanto in età fertile quanto successivamente ad essa. Nonostante lo “slancio fertile”, come raccontato da Riccucci, sia una sensazione comune nell’universo femminile, è importante assecondarlo o no con consapevolezza.
La valutazione delle proprie scelte, in realtà, è ciò che veramente infonde la sensazione di completezza nell’individuo, a prescindere dalla realizzazione della procreazione. Il problema si pone, invece, quando una donna non mette in discussione l’istinto alla maternità, perché non lo considera nemmeno come una scelta; da ciò, poi, potrebbero scaturire pentimenti o delusioni quando non si è madri nel modo in cui ci si aspettava.
A questo punto della storia, quindi, arriva Lunàdigas per risvegliare la nostalgica curiosità su cosa si fa e non si fa nella vita. Così, anche le giovani donne in età fertile, probabilmente già future madri perfette nel loro immaginario, possono quantomeno riflettere su cosa significa davvero essere complete, che è ben diverso dall’aver colto tutte le opportunità (infinite!) della vita.
…e poi vissero felici e contente, col lieto fine che si sono scelte!
Lunàdigas? Parliamone!
di Nicole Rubano per Lunàdigas
Un appuntamento per pensare e per parlare: non perdete le testimonianze dell’Archivio Vivo di Lunàdigas di cui si è detto in questo articolo.
Marisa Volpi Orlandini e Paola Riccucci