“Chi decide cosa deve fare una persona della propria vita?”
La testimonianza di Angela, 35 anni:
Grazie per questa opportunità. Credo sia giusto parlare il più possibile di noi childfree su cui purtroppo aleggiano troppi pregiudizi solo perché la società si aspetta che vengano seguite determinate tappe nella vita. Ma chi decide cosa deve fare un individuo?
E perché se si “esce dai binari” si viene percepiti come bizzarri, egoisti, tristi, superficiali o con problemi comportamentali? Domande che rimarranno senza risposta, ma già il fatto di poterle fare al di fuori di me, spero portino a una maggiore consapevolezza specie a chi figli ne vuole avere, ma forse non si è mai chiesto il perché o a chi risponde: “Perché così fanno tutti!”. Più in generale vorrei che la gente smettesse di considerarsi tale e tornasse a essere individuo, ad essere singolo con i suoi desideri e aspirazioni e iniziasse a chiedersi :”Cosa voglio davvero?” . In realtà è stata una presa di coscienza arrivata frammentata negli anni che, man mano che il tempo passava, si faceva strada nella mia mente, rafforzandosi sempre di più. A 20 anni ero ancora “dentro ai binari”: un lavoro che piaceva a mamma e papà e una convivenza che procedeva tutto sommato bene. Attendevo di provare quindi il famigerato istinto materno, ma tiravo un grosso sospiro di sollievo quando puntualmente arrivava il ciclo. Istinto o no, non ero decisamente pronta. Qualche anno più tardi, rivoluziono la mia vita. Prendere consapevolezza di non volere figli è andato di pari passo con la liberazione di altre catene che non mi facevano essere davvero me stessa: ho mollato il fidanzato meraviglioso che avevo, ho mollato il lavoro meraviglioso e indeterminato che avevo e ho brindato alla libertà.
E’ stato tutt’altro che un periodo facile, mi sono ritrovata con 5 euro in tasca, un paio di relazioni di letto e la sensazione di non sapere cosa diavolo stessi facendo, né in che direzione stessi andando. Ma di una cosa ero certa: non sarei tornata indietro per niente al mondo, anche se non avevo più la sicurezza di prima. Pazienza, me la sarei costruita. Di nuovo, dell’istinto materno neanche l’ombra. Ma finché hai 20 anni, nessuno se ne preoccupa. Dicevano “Sei giovane, cambierai idea!” oppure “Quando trovi quello giusto…”. E chi lo sa chi è quello “giusto”? Non lo so nemmeno ora, puoi mettere la mano sul fuoco in certe relazioni e dopo 3 anni diventare sconosciuti, chi lo garantisce?
In men che non si dica arrivo a 30 anni, le amiche man mano svaniscono, mi ritrovo sola nella pista da ballo, mentre loro restano a casa a mettere su famiglia e tra un’ecografia su whatsapp e un beta test, ti fanno l’occhiolino e sorridono maliziose “…E tu? Quando ne fai uno?” e ti spiazzano. “Chi, io? Farne..uno?!”, mentre pensi “Ma devo proprio?”
Mi sembra di tornare alle medie, quando un po’ alla volta tutte diventavamo “signorine” e c’era un po’ di pudore, ma tanta curiosità e ci si chiedeva sottovoce “Ma tu, ce le hai? Hai i parenti? Hai il profondo rosso?” senza mai chiamarle con il loro vero nome, quasi fosse tabù. Quando poi c’era più spudoratezza nel chiedere se si fosse pomiciato con il compagno di classe “E tu? hai fatto robe?”, mentre io ancora ingenuotta e timida mi limitavo a nutrire gli ormoni con le boyband, ma ero assolutamente terrorizzata al pensiero di mettere tutto questo in pratica. Ecco, a quel “Quando ne fai uno?” mi sentivo quella dodicenne. Mi uscì solo un mormorato “Perchè?”. Panico, smarrimento e poi fragorose risate, ma l’amica incalza “Come perchè? Non vuoi avere figli?” e pensi in un lampo a quello che hai adesso, a quello che sei adesso e cosa comporterebbe fare un figlio.
Una relazione stabile che è addirittura arrivata al record di 5 anni di durata, il lavoro dei sogni, il volontariato con l’associazione animalista, l’impegno con l’associazione politica, il corso online di naturopatia, i libri, le bevute con i pochi amici senza figli, le feste anni 80, l’acqua-gym, le passeggiate in collina, dormire quando voglio e quanto voglio, la donna sicura che sono diventata, i principi che mi sono costruita, quattro risparmi da parte in caso mi spacchi un dente o la macchina. Fare un figlio inevitabilmente comporterebbe dire addio a tutto questo, perché dovrei essere tanto stupida da farlo? Perché lo fanno “tutte”? Perché le mie amiche me lo dipingono come “La più grande gioia che tu possa mai provare in vita tua”? E se la gioia io la stessi provando già cosi, facendo esattamente quello che voglio? Perché non è che si può provare e poi in caso non ti piaccia si torna indietro, eh no, non funziona cosi. E io ho SEMPRE fatto così.
Penso a un essere umano che ha bisogno di me 24 ore su 24 ore e mi viene un attacco di panico. Non posso rinunciare alla me che ho faticosamente costruito finora e che non ho ancora finito di costruire, per creare un altro essere. Sarà la loro gioia, ci credo, ma non la mia. A me ispira solo desolazione e altre catene che non voglio mettere. Non voglio finire come loro. Se lavorano e hanno i nonni che si occupano dei figli, alla sera rientrano sfiniti e si sfiniscono ulteriormente per sgridarli, lavarli e metterli a letto. Si accasciano sul divano, guardano Maria De Filippi, giusto il tempo di condividere la buonanotte su Facebook e cercano di dormire un paio d’ore, tra un rigurgito e un incubo. Il giorno dopo uguale e il giorno dopo ancora, fino al weekend, che passano all’Ikea o a vedere Frozen, pizza surgelata per cena e a letto.
Non hanno più interessi, non hanno più argomenti se non pannolini, pediatri, asili. E il lunedì si ricomincia. E’ questa la grande gioia? E’ questo che mi perdo, mentre sono indecisa se prenotare le vacanze estive in Grecia o in Spagna? Ho 35 anni e no, non voglio avere figli e non voglio giustificarmi.
Io non vado in giro a chiedere alla gente “Perché non ti prendi un cane? Perché non fai parapendio? Perché non impari il russo?”. Si tratta solo di aspirazioni personali, per Dio, perché mai dovrebbero essere standard per tutti?
Non stiamo parlando di una moda, la “O Bag” va di moda, ma tra 6 mesi non lo sarà più. Qua si sta parlando di tutta una vita, la mia vita, non potete dirmi “I figli van fatti perché è così” (ottima motivazione) o “Che donna sei, se non fai figli, non sei completa” (e finora che persone eravate? a metà? o i figli li fate per riempire un vuoto?) oppure “E se poi te ne penti?” (esistono tanti orfani a cui voi egoisti non pensate perché volete un bambolotto col vostro Dna) o ancora “Non sai che ti perdi”. Oh, no, lo so eccome. Per quello non voglio avere figli.
Leggendoti mi sembrava di averla scritta io.
Buona vita e grazie di aver la lasciato la tua testimonianza , mi hai fatto tirare un grosso sospiro di sollievo .
Ciao Angela, io di anni ne ho 34, figli non ne voglio…ma ho ancora paura di cedere…di farmi incastrare con tutte queste promesse sull'”amore puro” che solo una mamma conosce… perché sono curiosa. Ma tu hai espresso bene quello che penso, non si può tornare indietro!se mi pento poi che faccio?!lo restituisco al mittente?? Grazie, il tuo pensiero ha espresso bene il mio e mi convince a tener duro.
parlare insieme ci permettere di mettere meglio a fuoco i nostri desideri. Grazie Consuelo!
Sembra la mia storia… hai espresso meravigliosamente ciò che sento io..l’equilibrio trovato a fatica dopo aver lasciato una vita di perfette catene e il terrore di metterne altre…mi sento meno sola, ti ringrazio!