“La mia scelta più bella”
La testimonianza di Ipazia, 41 anni:
Non c’è stato un momento preciso in cui me ne sono resa conto, di fatto dentro di me ho sempre saputo di non volere figli: fin da quando ero piccolissima non sono mai riuscita ad immaginare me stessa nelle vesti di madre e non ho mai preso in considerazione l’ipotesi di riprodurmi. La gravidanza, il parto e la maternità erano questioni che non mi riguardavano e non mi avrebbero mai riguardato, tutto qua!
Quanto alle motivazioni sono numerose e di tutti i tipi: da bambina era soprattutto il terrore del parto, poi crescendo, le ragioni si sono fatte più serie e consistenti a man mano che il mio carattere andava formandosi e mi rendevo conto di cosa comportava avere dei figli. Riassumo qui le principali:
– repulsione per i neonati e per tutto ciò che concerne la gravidanza e il parto (compreso l’allattamento);
– insofferenza nei confronti dei bambini;
-fastidio per la medicalizzazione;
– assenza d’ istinto materno e di desiderio di maternità;
– irrinunciabilità del riposo e della libertà (intesi in senso sia materiale che psicologico);
– pessimismo assoluto nei confronti del genere umano e del futuro dell’umanità;
La mia scelta è stata del tutto autonoma.
Qualche ispirazione familiare c’è stata, in quanto ho sempre visto i miei genitori come genitori “per sbaglio”, insomma dei childfree mancati che hanno messo su famiglia solo perché così bisognava fare, ma senza una reale convinzione e soprattutto vocazione. Ho sempre avuto l’impressione che mettessero al primo posto se stessi e che facessero qualcosa per me e mia sorella solo perché dovevano, insomma non avevano quello spirito di abnegazione che vedevo in tanti altri genitori. Mia madre in particolare è la classica donna che non è assolutamente portata per la maternità, non è mai stata particolarmente affettuosa e premurosa e tante volte lasciava trasparire fastidio ed insofferenza nei nostri confronti.
Sulla questione figli c’è stato un perfetto accordo fin da subito con il mio partner: siamo entrambi convintissimi e non c’è nemmeno mai stato bisogno di discutere sull’argomento, anzi non facciamo altro che compatire le coppie con figli per la vita grama che conducono. Per entrambi il tempo libero, il riposo e la tranquillità sono sacri, quindi va da sé che nella nostra vita non c’è spazio per mocciosi urlanti e soprattutto tutti e due pensiamo che la vita sia già abbastanza dura così com’è, di problemi ce ne sono sempre e comunque senza bisogno di metterne al mondo altri.
Piuttosto al lavoro…i privilegi concessi alle colleghe riprodotte sono sempre stati la mia spina nel fianco, una continua fonte di rabbia e risentimento. Io lavoro nel pubblico impiego e qui certi privilegi sono anche più evidenti che altrove: le madri usufruiscono di tutto ciò di cui possono usufruire e trovano tutti gli escamotage immaginabili per ottenere quanti più benefici possibili (alcune fanno due-tre figli uno dietro l’altro, assentandosi dal lavoro per anni, oppure diluiscono i permessi di allattamento in modo da usufruirne per un periodo più lungo possibile, oppure vanno a fare shopping nei giorni di malattia del figlio). Inutile precisare che il loro lavoro ricade sulle altre colleghe – tra cui la sottoscritta- anche quando tirano fuori la scusa della recita o della festina di fine anno a scuola, del ricevimento insegnanti o del controllo dal pediatra per arrivare quando vogliono ed andarsene quando vogliono. Non parliamo poi di altre agevolazioni ben più scandalose come gli assegni familiari o le detrazioni per figli a carico (pagate anche da noi!).
Una mia ex collega, che non riusciva ad aver figli in modo naturale, e che dopo aver attraversato una via crucis di visite, esami, cure ecc, ha adottato due figli, un giorno è venuta da me dicendomi: “La tua è stata la più bella scelta”.
Di recente mio padre mi ha detto che non finirà mai di ringraziarmi per non avergli scaricato dei nipoti.
Commenti negativi ne ho sentiti tanti, i soliti luoghi comuni triti e ritriti, ma quelli che più mi hanno sconvolto sono: “Ma non ti annoi?”, “Che senso ha la vita, se non hai dei figli?”, “Ma che razza di donna sei?”
Io di questo argomento ne parlo senza problemi esclusivamente con persone intelligenti, che sono disposte ad ascoltare e valutare senza preconcetti (dunque molto raramente), altrimenti preferisco astenermi da discussioni sterili. In generale, non provo nessun imbarazzo, però parlo della mia scelta apertamente solo se qualcuno mi fa domande esplicite. Quasi mai affronto l’argomento di mia iniziativa.